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Il regista iraniano Mohammad Rasoulof condannato a 5 anni di carcere, alla fustigazione e confisca dei beni

Il suo avvocato ha comunicato la condanna emessa dalla Repubblica Islamica. L’accusa è di “collusione contro la sicurezza nazionale”. Il suo film, Seed of the Sacred Fig, è nella selezione ufficiale del Festival di Cannes.
A cura di Daniela Seclì
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La Repubblica Islamica ha condannato il regista iraniano Mohammad Rasoulof a otto anni di carcere di cui cinque effettivi, alla fustigazione e alla confisca dei beni. A rendere nota la sentenza è stato il suo avvocato Babak Paknia in una serie di post pubblicati su X. Sotto accusa i film del regista e la sua critica al regime. Il suo film Seed of the Sacred Fig (Il seme del fico sacro) sarà proiettato al Festival di Cannes e risulta nella selezione ufficiale. Già nei mesi scorsi è stato precisato che il regista non sarebbe stato presente all'evento perché le autorità iraniane gli hanno impedito di lasciare il Paese.

Il regista Mohammad Rasoulof condannato a cinque anni di carcere

L'avvocato Babak Paknia, su X, ha fatto sapere che il suo assistito Mohammad Rasoulof è stato condannato a cinque anni di carcere per "collusione contro la sicurezza nazionale". La pena prevede anche "una multa, la confisca dei beni e frustate". Il calvario del regista ha avuto inizio diversi anni fa quando è stato accusato di propaganda contro il sistema e le sue opere sono state ritenute provocatorie. Nel 2017 gli è stato impedito di lasciare l'Iran. Nel 2022 è scattato l'arresto per avere criticato il regime. Nel 2020, Mohammad Rasoulof ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino per il film Il male non esiste, in cui si schierava contro la pena capitale.

L'arresto nel 2022 e la censura

I film di Mohammad Rasoulof non sarebbero mai stati proiettati in Iran perché censurati. Nel 2022, il regista si è schierato pubblicamente contro il regime, esprimendo il suo sostegno alle manifestazioni che hanno avuto luogo in Iran dopo il crollo di un edificio in cui sono morte più di 40 persone. In una lettera aperta firmata anche da altri colleghi aveva invitato la polizia a deporre le armi. Così, per lui erano scattate le manette. Era stato rilasciato alla fine dello scorso anno, in queste ore la notizia della condanna.

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