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Ghali sul Referendum: “Io e mia madre diventati cittadini italiani ai miei 18 anni. Tante complicazioni”

Ghali con un post su Instagram ha invitato i fan a votare per il Sì al Referendum dell’8 e 9 giugno sulla cittadinanza. Il rapper italiano di origini tunisine ha raccontato la sua storia: “Io e mia madre siamo diventati cittadini italiani ai miei 18 anni. Questo ha complicato molte cose per entrambi”.
A cura di Gaia Martino
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Con un post su Instagram Ghali ha detto la sua sul Referendum dell'8 e 9 giugno su cittadinanza e lavoro. Il rapper italiano di origini tunisine ha invitato i suoi followers a ragionare sul Referendum, descrivendo la votazione come un evento da "non ignorare". I cittadini saranno chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza e proprio su quest'ultimo tema Ghali ha puntato i riflettori, raccontando la sua storia.

Le parole di Ghali sul Referendum

Su Instagram Ghali ha raccontato la sua storia per invitare i cittadini italiani a votare sì sulla scheda gialla, quella che riguarda la cittadinanza. "L'8 e il 9 giugno le italiane e gli italiani sono chiamati a votare. Questo referendum non è una cosa da ignorare. Si parla di diritti, di lavoro, di cittadinanza, e di cosa vuol dire davvero far parte di un Paese" ha scritto, prima di raccontare:

Io sono nato qui e ho sempre vissuto in Italia, ma ho ottenuto la cittadinanza solo a 18 anni. Anche mia madre è diventata cittadina italiana solo quando lo sono diventato io, e questo ha complicato molte cose per entrambi. C'è chi nasce qui, vive qui da anni, lavora, paga le tasse, cresce figli, parla italiano, si sente italiano a tutti gli effetti ma non è riconosciuto come cittadino e con un SI chiediamo che bastino 5 anni di vita qui, non 10, per essere parte di questo Paese.

"Questione di rispetto del tempo e di dignità"

Il rapper di origini tunisine ha così continuato, spiegando che "La cittadinanza non può essere solo un documento, è una questione di rispetto del tempo che abbiamo da viverci e di dignità". Poi ha concluso: "L'8 e il 9 giugno si vota, e se non lo fa almeno il 50% degli elettori, tutto questo non vale niente. Il referendum cade. Non basta essere d'accordo, serve esserci. Mentre aspettiamo che cessino le ingiustizie in altre parti del mondo, proviamo qui a costruire il cambiamento, insieme".

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