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Bianca Balti un anno dopo la diagnosi di cancro: “Pensavo sarei morta in ospedale, oggi festeggio l’essere viva”

“Oggi festeggio l’essere viva”, ha scritto Bianca Balti a un anno dalla diagnosi di tumore alle ovaie al terzo stadio. Il 10 settembre 204 ha scoperto la malattia e pensava che non ne sarebbe guarita: “Credevo sarei morta in un letto di ospedale e che le mie figlie sarebbero rimaste senza madre”.
A cura di Elisabetta Murina
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Bianca Balti, il 10 settembre, ha festeggiato una ricorrenza importante della sua vita. "Oggi celebro l'essere viva", ha scritto la modella nella sua newsletter. Il 10 settembre 2024 ha ricevuto la diagnosi di tumore alle ovaie al terzo stadio, con la paura che non sarebbe riuscita a stare meglio. Viveva a Los Angeles ed era preoccupata per le sue figlie, Matilde e Mia, di 17 e 9 anni. In un lungo racconto, ha spiegato come ha vissuto questi mesi e cosa le hanno insegnato.

"Oggi festeggio l'essere viva", il racconto di Bianca Balti

"Oggi celebro l'essere viva e so che l'unica cosa che rende la vita degna di essere vissuta è l'amore", ha scritto Bianca Balti nella sua newsletter. Il 10 settembre 2024 le era stato diagnosticato un cancro alle ovaie al terzo stadio e pensava che non ne sarebbe guarita. "Credevo che sarei morta in un letto d'ospedale e che le mie figlie sarebbero cresciute senza madre", ha spiegato. A un anno di distanza, la modella ha voluto ripercorrere quanto vissuto. Nel corso dei mesi aveva scelto i social per aggiornare sulle sue condizioni di salute, dai piccoli traguardi raggiunti, come la fine della chemioterapia e la ricrescita dei capelli, alle notizie meno piacevoli.

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Il momento della diagnosi e il primo intervento

Bianca Balti ha poi ricordato il momento della diagnosi e la paura provata subito dopo la notizia, arrivata all'improvviso e che ha cambiato tutto: "Non avevo mai sperimentato la mortalità fino a quella notte, al pronto soccorso del Providence St. Joseph's Hospital di Burbank, quando un medico ha pronunciato le parole che mi hanno spezzato la vita in due". Subito dopo il primo intervento, durate 6 ore, si è svegliata con "un dolore che non credevo possibile". In ospedale non c'era quasi nessuno, ma non si è mai sentita sola: "I medici dormono, sono luoghi solitari. Le liste dei farmaci contano più della pietà. La mia amica Micol, che avrebbe dovuto essere a casa con la sua bambina, era seduta al mio fianco. Questo è quello che chiamano il lato positivo: la bellezza che brilla di più nell'oscurità". 

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