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Alvaro Vitali dal successo alla depressione: “Lino Banfi non mi ha più cercato, ne provo dolore”

L’attore si racconta in un’intervista, dagli inizi con Federico Fellini al successo al cinema, fino a quando il telefono ha smesso di squillare.
A cura di Andrea Parrella
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Alvaro Vitali è stato un volto di riferimento della cinema italiano per un lungo periodo di tempo. Protagonista della cosiddetta commedia sexy all'italiana, a dispetto della fama incredibile raggiunta in un determinato momento storico, da tempo racconta di essere stato di fatto escluso, come ha ribadito in un'intervista rilasciata a Repubblica nelle scorse ore.

Dagli inizi "per caso" con Federico Fellini, che di fatto gli ha cambiato la vita, Alvaro Vitali ha ripercorso la sua intera parabola di carriera, arrivando a quel periodo in cui sostiene di aver salvato il cinema italiano: "Almeno la commedia all'italiana, che stava morendo negli anni Settanta”.

Poi, d'improvviso, dopo un flop il telefono ha smesso di squillare e Vitali racconta di essere andato in depressione: "Sì. Non me annava de fa' gnente. Non volevo più vedere nessuno. Non rispondevo più nemmeno al telefono […] Mi mancava l’aria. Un periodo terribile [..] Mi è stata vicina con pazienza mia moglie, Stefania Corona. Mi portava con sé alle sue serate, lei canta; era un modo per riportarmi nell’ambiente. E’ stata una ripresa lenta, faticosa”.

Non solo i produttori, anche molti compagni di viaggio del tempo sono spariti con il successo, ad esempio Lino Banfi: "No, Banfi non mi ha più cercato. E ne provo dolore. Abbiamo recitato insieme in non so quanti film. Per Capodanno mi ha fatto gli auguri Carlo Verdone. Dovevamo fare un film insieme, ma poco prima di firmare il contratto mi sono rotto il malleolo, e non se ne è fatto nulla”.

Ma Alvaro Vitali, che oggi racconta di vivere con la pensione da 1200 euro e i diritti di alcuni dei suoi film, continua a coltivare il sogno di tornare sul grande schermo: “Mi piacerebbe rifarli, ma non ci sono più gli attori di quel tempo, Renzo Montagnani, Mario Carotenuto, che è stato il mio maestro. Ho scritto due sceneggiature, ma non trovo un produttore che le finanzi. Il cinema l’ho salvato io”.

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