video suggerito
video suggerito

Valentina Locchi: “Sarabanda con me dava fastidio a Striscia. Vi svelo quanti soldi ho vinto e come li ho investiti”

Intervista a Valentina Locchi, concorrente non vedente di Sarabanda che nel 2002 fu al centro della scena per tre mesi: “I 324 mila euro vinti? Me ne entrarono in tasca 250 mila, per via di tasse e valutazione dei gettoni d’oro. Acquistammo immobili, che tuttora affittiamo”. Edizioni emozionanti, che definisce scomode per Striscia La Notizia: “Arrivammo al 20%, rosicchiavamo parecchi ascolti”.
A cura di Massimo Falcioni
1.031 CONDIVISIONI
Immagine

Tre mesi sotto i riflettori, tre mesi vissuti come una vera star. Un’immersione nella popolarità che per Valentina Locchi ebbe inizio l’8 febbraio 2002. Settantaquattro puntate da campionessa a Sarabanda e 324 mila euro vinti nell’appuntamento trasmesso alla vigilia di Pasqua. “Avevo scoperto il programma quattro anni prima grazie ad una mia amica di scuola”, rivela lei a Fanpage, “lo seguivo con mio nonno e mi resi conto che tutti i brani che proponevano riuscivo ad indovinarli prima di tutti gli altri. Automaticamente divenni una fan della trasmissione”.

Classe 1983 ed originaria di Perugia, Valentina è non vedente dalla nascita: “È uno di quei casi in cui in ogni situazione mi sarebbe andata male. Se non fossi stata cieca, mi sarei portata dietro un deficit intellettivo. Tra le due possibilità mi è capitata la cecità e forse è stato meglio così”.

Una condizione che comunque non l’ha penalizzata: “Sono stata fortunata. Alla scuola materna trovai una maestra che conosceva il Braille e il mio percorso scolastico fu senza ostacoli. Non ebbi problemi di discriminazione. Anzi, quel periodo è stato il più grande sogno di ogni bambino. Fu una meravigliosa esperienza, eravamo tutti amici e stavamo sempre assieme. Ho percepito grande solidarietà, dalle istituzioni alla scuola, passando per le famiglie. Senza contare che, suonando il pianoforte, sapevo catalizzare l’attenzione”.

Come nacque la passione per la musica?

In famiglia sono tutti musicomani. Inoltre, siccome non vedevo, ricevevo puntualmente giochi sonori, a partire dalle tastiere. Mi hanno raccontato che già a 2 anni suonavo ‘Vamos alla playa’ dei Righeira. A questo aggiungiamoci i tanti dischi ascoltati: jazz, musica classica, cantautori italiani e stranieri. Il mio primo ricordo è una canzone di Paolo Conte suonata all’esterno del negozio Ceccherini.

Cominciasti a suonare il piano da autodidatta.

Esatto, senza corsi. Come ti dicevo, suonavo le tastiere e a 6-7 anni mi comprarono un bellissimo pianoforte a muro che ancora possiedo. Fu l’evoluzione naturale. Contestualmente, la maestra di musica di mia sorella scoprì che possedevo l’orecchio assoluto. In effetti, se imparavo il brano dallo spartito perdevo velocità. Al contrario, ascoltandolo mi veniva tutto più facile. Avevo orecchio e memoria. Ancora oggi immagazzino canzoni e con le piattaforme l’offerta si è moltiplicata.

Immagine

Nel frattempo continuavi a studiare.

Mi diplomai e all’Università scelsi la facoltà di Lingue. Mi sono laureata in portoghese con una tesi sul fado, un altro mio grandissimo amore musicale sbocciato a 16 anni. Sentii Amalia Rodrigues e scoppiò immediatamente la passione.

Imparasti la lingua per conto tuo.

Sì, da sola. Facevo le superiori e non potevo aspettare l’Università, non resistevo. Pertanto, chiesi al professore di portoghese di girarmi un corso su cd. Conosco anche lo spagnolo, l’inglese a livello scolastico e il francese, che è una lingua di famiglia. Mia madre e mia zia emigrarono in Francia e, di conseguenza, lo abbiamo imparato. Da piccole ci recitavano le filastrocche in francese e sempre in francese parlavano quando non volevano farsi capire.

La tv, invece, quando entrò nella tua vita?

Il primo programma in assoluto che guardai fu ‘Scommettiamo che…?’. C’era un signore che affermava di riconoscere le canzoni dopo l’esecuzione di poche note. Io lo anticipai e sempre mio nonno si accorse lì che possedevo delle qualità particolari. Avrò avuto 7 anni, momento in cui approdai alle lezioni di piano di cui ti parlavo.

Utilizzi il verbo ‘guardare’ e non ‘ascoltare’.

Perché io la tv la guardo, anche se posso solamente ascoltarla. Se c’è il televisore acceso, per me è come se lo stessi vedendo. Lo so, è strano da capire, ma anche esteticamente non ho i tic del non vedente. Tante persone mi dicono che ho degli occhi espressivi, non ho il tipico sguardo perso dei ciechi.

Torniamo a “Sarabanda”. La richiesta di partecipazione arrivò alla fine del 2001.

Ero appena diventata maggiorenne e telefonai. Il pre-provino fu una cavolata: ti facevano ascoltare tre brani per cinque secondi e dovevi digitare sulla tastiera il numero della risposta corretta. Ovviamente le azzeccai tutte, ma mi dimenticai di informarli che ero non vedente. Quando lo appresero, dall’altro capo della cornetta percepimmo freddezza. Allora mia madre si incazzò. E’ sempre stata un tipo abbastanza vulcanico.

Evidentemente riuscì a convincerli.

Sì. Qualche giorno dopo mi recai a Sesto Fiorentino per il secondo step. Mi sottoposero 60 domande e ne presi 58. Sempre mia madre mi confidò che gli esaminatori erano stravolti. E pure lei, dato che non mi aveva mai conosciuto da quel punto di vista.

Settantacinque puntate complessive in onda. Immagino fosse stancante per una che doveva continuamente spostarsi dall’Umbria a Roma.

Lo era. Registravamo due-tre puntate al giorno, dal martedì al giovedì. Arrivavamo nella Capitale e alloggiavamo in un albergo pagato dalla produzione. Con un pulmino ci conducevano negli studi.

Saltasti parecchi giorni di scuola.

Purtroppo sì. Le lezioni perse le recuperavo nei giorni in cui non ero impegnata con ‘Sarabanda’. Fu una fase tanto intensa, quanto bella. In una puntata invitarono addirittura tutta la mia classe ad assistere al programma.

Tuo padre, Renato Locchi, era il sindaco di Perugia in carica.

Vero. Se ci fai caso, nessuno conosceva il mio cognome. Papi non lo pronunciò mai. Ero semplicemente Valentina. Probabilmente non volevano politicizzare l’evento. Mio padre è sempre stato nello schieramento avverso a quello di Berlusconi.

Credo volessero tutelarti e non renderti ancor di più un caso mediatico.

Beh, sì, non lo escludo. Ma a Perugia lo sapevano tutti e a mio padre non ha mai creato grane. L’unico aspetto curioso è che se prima io ero la figlia di Renato Locchi, da quell’istante fu lui a diventare il padre di Valentina (ride, ndr).

Vincesti 324 mila euro, con il tuo trionfo che venne svelato qualche giorno prima della messa in onda.

Colpa di mia madre, che non si trattenne! Lo spifferò a mezza Perugia e non avrebbe dovuto. Quella settimana non poté accompagnarmi a Roma e a supportarmi c’era mia zia. Quando chiamò a casa per comunicare che avevo vinto, mamma lo riferì a tutti, compresi i giornalisti.

Indovinasti “Amico è” di Baldan Bembo. Non un pezzo impossibile.

Hai ragione. Non era proibitivo, ma ebbi il dubbio sull’articolo iniziale: ‘L’amico è’ o ‘Amico è’. Fu il motivo per cui inizialmente passai. Il vero scoglio fu il quinto brano, ‘Stai su’ di Claudio Baglioni. Erano convinti che non l’avrei saputo, però proprio qualche giorno prima una mia amica mi aveva consegnato il cd dell’album ‘Viaggiatore sulla coda del tempo’ contenente quella canzone.

Un aiuto decisivo.

In quei tre mesi scoppiò una gara a chi mi prestava più dischi da ascoltare. Studiavo sia per la scuola che per ‘Sarabanda’.

Eppure qualcuno avanzò dei sospetti.

Sostenevano che avessi un suggeritore e che mi svelassero le soluzioni all’orecchio. Erano tutte malignità, come potevano solo pensarlo?

Di 324 mila euro, quanti te ne entrarono concretamente in tasca?

Circa 250 mila, per via delle tasse e della valutazione dei gettoni d’oro.

Come li investisti?

Acquistai subito un clavicembalo, mentre una parte la donai all’Istituto Serafico di Assisi per Sordomuti e Ciechi. Il rimanente mi ha aiutato a vivere bene e a togliermi degli sfizi. Mio padre era un ragioniere e mi consigliò di acquistare degli immobili che tuttora affittiamo. Di queste cose è sempre stato pratico.

Il 6 maggio 2002, giorno della tua uscita di scena, il programma totalizzò una media di 4,6 milioni, con picchi di 9 milioni e del 31% di share al momento del congedo.

Sarabanda faceva ascolti altissimi e in quei tre mesi cominciarono a guardarla persone che non l’avevano mai calcolata. Persino il premio Oscar Vittorio Storaro si appassionò. Una volta mi incontrò e mi disse: ‘Mi hai costretto a seguire la trasmissione’. Fu un orgoglio.

Inciampasti su Gianni Morandi.

In realtà sbagliai ‘Gimme Love’ di Alexia e andai allo spareggione. Ci arrivai stressata, anche per colpa di una pausa lunghissima tra un blocco e l’altro. Non ero concentratissima, ma confesso che quando ascoltai ‘Innamorato’ di Morandi non mi prenotai apposta. Nonostante la sapessi, tenni le mani sui pantaloni e non premetti il pulsante.

Immagine

Perché?

Dopo 75 puntate, era giusto che tornassi a fare le mie cose. Avevo perso l’entusiasmo per tutto quello che si era creato attorno a me e mi ero accorta di dare fastidio. La televisione era stata un’esperienza pazzesca, tuttavia era giusto tornare alla mia normalità. Avevo il desiderio di ricominciare a suonare e di rimettermi a studiare. L’anno dopo avrei avuto la Maturità.

“Mi ero accorta di dare fastidio”. A chi ti riferisci.

Rosicchiavamo parecchi ascolti a ‘Striscia la notizia’, che non gradiva il nostro exploit. ‘Sarabanda’ doveva essere un programmino, mentre con me era arrivato al 20%. Eravamo scomodi.

La ribalta non cessò nemmeno dopo l’eliminazione.

Se devo essere sincera, non si è mai spenta. Ancora adesso mi riconoscono e si ricordano di me. Furono mesi intensi, rilasciai mille interviste a tv e giornali e vennero persino a casa. Ma a me della fama non è mai importato. Volevo partecipare ad un gioco, stop. Tutto ciò che arrivò successivamente fu tutto di guadagnato. Sai la mia storia a chi somiglia?

A chi?

A quella di Lucio Corsi. Abbiamo molti punti in comune, come l’esserci innamorati entrambi della musica da piccoli, il fare le cose perché soddisfano prima di tutto noi stessi, il non pensare a quello che ci accadrà, l’essere curiosi e appassionati degli strumenti. Tra l’altro ho avuto il piacere di conoscerlo. È stato splendido.

Enrico Papi lo hai più sentito?

No. So che Sarabanda è tornata in onda e che sta andando bene, ma non ci tornerei come concorrente. Diventerebbe una ripetizione. Discorso diverso se organizzassero una sfida tra i ‘campioni. Con molti di loro ho mantenuto un buon rapporto.

Subito dopo il trionfo trovasti lavoro in un giornale locale.

Scrissi recensioni musicali sul Corriere dell’Umbria. Realizzai ventisette articoli, giudicando tutti album che selezionavo io. Mi lasciarono carta bianca.

Nel 2013 riapparisti a “Superbrain”, su Rai 1.

Fu Pietro Gorini, storico autore di ‘Sarabanda’, a contattarmi. Mi sottoposero alcuni frammenti di canzoni e dovetti riconoscere i brani. Fu divertente fare il computer umano e Paola Perego fu molto cortese e simpatica.

Cosa fai oggi?

Curo una web radio, ‘Pizzica e dintorni’. È un progetto che mi sono costruita da sola. Navigavo su internet alla ricerca di radio dedicate alla pizzica, ma quelle che c’erano non mi soddisfacevano. Pensai: ‘E se divulgassi tutto quello che ho?’. Ero in possesso di una bella collezione e avevo suonato con nomi grossi del settore. Quindi mi misi a studiare le questioni burocratiche e le norme sui diritti d’autore, facendomi mettere in piedi un sito da un amico. Al contempo suono in giro con un gruppo, faccio serate e mi esibisco al piano. La nostra specialità sono i classici della musica italiana.

La tecnologia ti permette di passare molte ore al computer e di leggere a tutti gli effetti.

Ho un computer del tutto normale, a cui si aggiunge una barra Braille. Non è altro che un display in cui le frasi sullo schermo escono scritte in Braille. Per quel che riguarda invece WhatsApp, ho sempre il voice over attivo. Rispetto a vent’anni fa è un altro mondo. Grazie all’intelligenza artificiale sono stati compiuti dei salti immani.

Vivi sola?

No, sono invalida al cento per cento. Ma sto bene, posso camminare e nuotare. Vivo con i miei e con un’assistente. Ho il privilegio di avere una famiglia larga e unita che mi supporta.

Cosa segui attualmente in tv?

La televisione è un essere strano, ne vedo poca e sempre sul web. Mi piacciono i programmi musicali, nient’altro. Sono una cultrice del Festival di Sanremo e mi imbatto qualche volta nella nuova Sarabanda, ma lo streaming di Mediaset è più complicato da aprire. Mi trovo meglio con RaiPlay, ci navigo meglio.

1.031 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views