Sonia Bruganelli e lo shopping compulsivo: “Compravo quello che non potevo comprare, come la salute di mia figlia”

Sonia Bruganelli è un personaggio sfaccettato, di quelli che a seconda del punto di vista può apparire diversa da come si era mostrata un minuto prima, questo perché molto del suo carattere e del suo vissuto, in realtà, non è mai venuto fuori. Ha deciso perciò di raccontarlo in un libro, nel quale attraverso le parole di altri scrittori che l'hanno segnata, accompagna pezzi di vita e considerazioni sul suo vissuto, che spesse volte l'ha messa di fronte alla sofferenza, insegnandole qualcosa di nuovo.
Lo shopping compulsivo: "Compri quello che non puoi comprare"
Ed è tra le pagine del suo Solo quello che rimane, che Sonia Bruganelli mostra un lato di sé diverso da quello che ha manifestato in TV, soprattutto in questi anni in cui è stata più protagonista. Lo racconta in un'intervista al settimanale Chi, dove sottolinea come spesso sia stata lei a cercare le critiche più forti e feroci, per dimostrare a sé stessa di poter essere abbastanza forte, un gesto che lei paragona con le dovute differenze a quello che accade agli adolescenti quando si feriscono: "Ti ferisci fisicamente, lo fai per non sentire un dolore interno". Bruganelli non è arrivata a procurarsi ferite, ma ha vissuto un periodo in un cui l'accumulo e l'acquisto compulsivo erano diventati spia di un malessere più profondo, ha definito il suo guardaroba una clinica: "L'andare a comprarti l'ultima borsa, l'ultimo paio di scarpe, ti danno l'impressione di potere scegliere. Compri quello che non puoi comprare, come la salute dei tuoi cari, la salute di un figlio".

Il dolore per la figlia Silvia
La figlia è Silvia, nata con una cardiopatia, a seguito della quale ha dovuto fare un intervento appena nata. Una complicanza post-operatoria ha causato un'ipossia cerebrale che ha provocato danni neurologici permanenti. In quel periodo Bruganelli è stata per la prima volta attaccata sui social, dove contestavano il fatto che da quando era nata la bambina, non l'aveva mai presa in braccio: "Ho sentito, visto e vissuto di tutto, è stato l'inferno" racconta. Al medico che avrebbe operato la bambina, Sonia avrebbe chiesto di non insistere se non fosse riuscito a risolvere il problema "rimettila insieme come prima e restituiscimela, la voglio viva" e ammette:
Il fulcro del libro è proprio questo, accettare che la mia prima figlia si chiama Maria Silvia Bonolis. È nata il 23 dicembre del 2002. Tutto il resto, tutto quello che ci ha devastato, ora non c'è più. Lentamente ho capito che mia figlia la stavo ammalando io. Guardandola ogni giorno con gli occhi del dolore per quello che lei non faceva, senza rendermi conto che lei non sapeva neanche che fosse possibile farlo.