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Serena Autieri e lo scudetto del Napoli: “Chiederò a mio marito il permesso di fare uno strip-tease”

Napoli mette da parte ogni forma di scaramanzia e si tinge d’azzurro. Tutto è pronto per festeggiare lo scudetto del Napoli di Luciano Spalletti. Serena Autieri ne ha parlato in un’intervista rilasciata a Oggi.it.
A cura di Daniela Seclì
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Il Napoli di Luciano Spalletti, al netto di qualche comprensibile e occassionale inciampo, sta mettendo a segno una stagione straordinaria. La città è già pronta a festeggiare lo scudetto. Serena Autieri, napoletana e tifosa degli azzurri, ne ha parlato in un'intervista rilasciata a Oggi.it:

Ai Quartieri c’è sempre una grande energia, la generosità è uno stile di vita. Però questa felicità senza timori di fregature non l’avevo mai vista. Il calcio a Napoli è ossigeno, la gente pensa: “Finalmente ci stann rann chell che c’ammeritamm”. Anzi, come dicono in Gomorra: “Ci ripigliamm tutt chell ch’è ‘o nuost”

A Napoli si mette da parte la scaramanzia, già si festeggia lo scudetto

Stavolta il popolo napoletano sembra aver messo da parte ogni forma di scaramanzia. E si vive nell'attesa dell'ufficialità della vittoria dello scudetto. Serena Autieri ha ammesso: "Non me lo spiego questo sprezzo per la scaramanzia. Infatti io resto scaramantica, ora mi compro un cornetto. Sono così anche nella vita: quando sono in parola un film o una fiction, non lo dico a nessuno finché non firmo". E ha continuato:

La gioia per questo scudetto che stiamo covando da mesi la tengo per me, la custodisco dentro, me la godo di più. Ma capisco questa festa che va avanti da due settimane, abbiamo gli arretrati da smaltire. È bello che ogni scalinata sia bianca e azzurra, ogni balcone sia addobbato: è un presepe fuori stagione.

Serena Autieri svela come festeggerà lo scudetto degli azzurri

Nonostante tenti di mantenere un briciolo di scaramanzia, Serena Autieri ha già annunciato a suo marito e alla figlia, di essere pronta a festeggiare insieme al popolo napoletano: "L’ho già detto a mio marito Enrico e a mia figlia Giulia: sappiate che io devo stare a Napoli qualche giorno prima, e devo andare in giro avvolta nella bandiera, ai Quartieri, nel cuore di tutto, a piedi. Voglio mischiarmi alla città. Come quando vincemmo con Maradona l’ultima volta: avevo 14 anni, passai tutta la notte a fare i caroselli con papà, ma i ricordi si sono stinti". Quanto alla possibilità di fare una sfilata in costume come fece Sabrina Ferilli per la Roma, spiega:

Dovrei chiedere a mio marito il permesso di fare un piccolo strip-tease. Di sicuro mi piacerebbe cantare al San Paolo, pardon al Maradona: aprirei con ‘O sordato ‘nnammurat e chiuderei con Un giorno all’improvviso mi innamorai di te. Il canto è anche una preghiera, abbiamo pregato tanto perché la squadra arrivasse dov’è. Sarebbe un modo per ringraziare i giocatori, Spalletti, la città, De Laurentiis, che ha fatto un lavoro straordinario. Con il presidente ci sentiamo, abbiamo lavorato insieme, è una persona che adoro e stimo, prepareremo qualcosa.

L'idolo dell'attrice è Osimhen, ma dopo Maradona

Quando le è stato chiesto chi sia il suo idolo, tra i calciatori del Napoli, Serena Autieri non ha avuto dubbi: "Adoro Osimhen, mi metterò la sua mascherina, sembra un supereroe, è come Robin Hood: ha tolto ai soliti ricchi, per dare a noi che siamo milionari di umanità, ma miserelli nel palmarès. Però Maradona non lo supera nessuno: è il padre di tutto, è nell’albero genealogico della città". Poi ha detto la sua anche sull'attaccante Khvicha Kvaratskhelia e sull'allenatore Luciano Spalletti:

Kvaratskhelia è un artista, poi ha questa andatura sghemba che mi fa impazzire, questa faccia da scugnizzo che sembra sbozzata a San Gregorio Armeno: ho detto ad Alessandro Siani che dovrebbe scritturarlo per un film. Luciano Spalletti è quello che serviva alla squadra e alla città: un uomo rigoroso, che sa quello che vuole, pieno di grinta. Ma anche lui è napoletano dentro, basta sentire le sue interviste. È come un Luciano De Crescenzo serioso: a Napoli se non sei un po’ filosofo non puoi sopravvivere. Non vorrei dimenticare Lobotka: io ho studiato architettura all’Università, lui è il nostro geometra e il nostro urbanista.

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