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Roberta Tagliavini di Cash or Trash: “Non avevo soldi, dopo la separazione dormivo in una vasca da bagno. Ce l’ho fatta da sola”

Intervista a Roberta Tagliavini. A 83 anni è la mercante d’arte più amata d’Italia. Volto di trasmissioni di successo come Cash or Trash e la Mercante di Brera è un esempio di determinazione e coraggio. A Fanpage.it ha raccontato la sua storia: le umili origini, le nozze a 15 anni, il matrimonio che si è trasformato in una prigione, il divorzio, l’amore per il secondo marito Alberto e i figli Malena Mazza e Mattia Martinelli.
A cura di Daniela Seclì
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Intervista a Roberta Tagliavini, mercante di Cash or Trash: la sua storia e la sua vita a 83 anni
Intervista a Roberta Tagliavini, mercante di Cash or Trash: la sua storia e la sua vita a 83 anni

Roberta Tagliavini è la mercante d'arte più amata d'Italia. Volto di trasmissioni di successo come La Mercante di Brera e Cash or Trash – Chi offre di più oggi ha 83 anni, ne festeggerà 84 a novembre. La sua vita è un esempio di determinazione e coraggio. Anche nei momenti più dolorosi, quando sarebbe stato più facile arrendersi, ha dimostrato una straordinaria capacità di prendere il suo destino tra le mani e modellarlo come uno dei suoi preziosi oggetti d'arte. In un'intervista rilasciata a Fanpage.it ha ripercorso le tappe della sua avventurosa esistenza: le umili origini, le nozze a 15 anni, il matrimonio che si è trasformato in una prigione, il divorzio, l'amore per il secondo marito Alberto Martinelli e per i figli Malena Mazza e Mattia Martinelli. Con il brand Robertaebasta, gestisce i suoi cinque negozi di Milano e quello di Londra:

Il mio primo matrimonio era una prigione. Mi sono sposata a 15 anni perché speravo di avere finalmente una famiglia unita, ma ero l’ultima ruota del carro. Mi sono ribellata, sono uscita di casa senza una lira e per due mesi ho dormito in una vasca da bagno. Ripensare alle mie origini mi commuove. Non avevo niente, ma ero testarda e determinata. Non ho mai ceduto alla sfortuna. Oggi ho 83 anni e se mi trattassero come una rincog**onita e mi mettessero da parte potrebbe uccidermi. Amo comprare, dei soldi non me ne frega niente.

La sua storia merita di essere raccontata, perché non le è stato regalato niente. Se oggi ripensa alle sue origini cosa prova?

Ripensarci mi rende orgogliosa e mi commuove. Non avevo soldi, non avevo niente, ma ero testarda e determinata. Non ho mai ceduto alla sfortuna. Anzi, tutte le volte che succedeva qualcosa di spiacevole mi incaz*avo di più ed ero ancora più determinata. Ho sempre amato lavorare perché l'indipendenza è la cosa più importante.

Come ha maturato questa consapevolezza?

Quando avevo 12 anni desideravo una maglia di angora che avevo visto in un negozio. Nessuno me la poteva regalare, quindi ho capito subito che se volevo delle cose dovevo comprarmele, me le dovevo guadagnare. Ho sempre insegnato anche ai miei figli che non devono dipendere da nessuno. Io ce l'ho fatta da sola.

Nonostante i momenti in salita non le è mai capitato di piangersi addosso?

Mai. Io odio chi si piange addosso. È proprio una cosa che mi infastidisce fisicamente, perché penso che ognuno di noi debba trovare la forza prima in se stesso e poi negli altri. Non è importante quello che ci capita, ma come reagiamo, il nostro atteggiamento. Secondo me, questa è la base della vita.

Nel 1963 si è separata dal suo primo marito in una società che prevedeva che le donne sopportassero tutto pur di tenere unita la famiglia.

Sono stata una delle prime donne a separarsi in Italia. Si aspettavano che sopportassimo le sopraffazioni mentre io mi sono ribellata. Ero in una situazione grave, vivevo in casa con i suoceri. Ma quella era la realtà del 90% delle donne in tutta Italia all’epoca.

Non poteva contare sul sostegno della sua famiglia d'origine?

Ero sola, mia mamma era ricoverata perché si era ammalata di tifo. C’era stata un’epidemia. È stata sei mesi in ospedale, stava malissimo e non volevo caricarla dei miei problemi. Mio padre in casa è sempre stato il solito maschio italiano a cui non fregava niente della famiglia, pensava solo a se stesso. Non mi ha mai portato fuori, al cinema o a passeggiare. Quindi non avevo la famiglia che mi potesse proteggere o consigliare.

Si è sposata giovanissima.

Avevo 15 anni e mezzo. Forse c'era anche un'attrazione, ma mi sono sposata soprattutto per avere una famiglia unita, perché io non l'avevo mai avuta e quella mi sembrava la famiglia del Mulino Bianco. Quando sono entrata dentro ho scoperto che era una prigione, dove io ero l'ultima ruota del carro.

Quando ha capito che non poteva più restare?

In quella situazione di prigionia mi sono detta: "Ma tu vuoi vivere così tutta la vita?". La risposta per me era chiara: "No, anche se vado via senza una lira, senza niente, in mezzo alla strada, troverò il modo per vivere”. Quando ho lasciato Bologna e sono andata a Milano non c'era il divorzio, c'era l'obbligo della fedeltà, se avessero solo saputo che io ero con un uomo, sarei andata in galera. Mi avrebbero arrestato.

Roberta Tagliavini ha due figli: Mattia Martinelli e Malena Mazza

Roberta Tagliavini con i figli Mattia Martinelli e Malena Mazza
Roberta Tagliavini con i figli Mattia Martinelli e Malena Mazza

Quando ha lasciato Bologna e la casa del suo ex marito ha portato con sé la sua primogenita Malena?

All'inizio mia figlia è rimasta con il padre. Sono uscita di casa senza una lira, avrei dovuto costringere anche mia figlia a vivere come me. Per due mesi ho dormito in una vasca da bagno con un cuscino, perché non avevo i soldi per comprarmi il letto. È ovvio che non potevo tenere mia figlia in quelle condizioni, viveva con i miei suoceri e mio marito. Ha vissuto lì fino ai 12 anni.

Poi vi siete ricongiunte.

È venuta da me. Io andavo sempre a trovarla, ma non le avevo mai detto dove vivevo a Milano e cosa facevo. Lei, che è intraprendente come me, mi ha trovato.

Tra i tanti lavori che ha fatto prima di diventare mercante d’arte anche la direttrice commerciale di una fabbrica di trattori.

Sì, in una ditta di Bologna. Per me era un modo per uscire di casa quando vivevo con il mio ex marito. Non potevo andarmene prima della separazione perché era abbandono del tetto coniugale e allora lavoravo dalle 7:00 del mattino alle 10:00 di sera. In ditta sapevano che non avrebbero mai trovato un’altra come me. Inizialmente ero la segretaria del direttore. Poi hanno deciso di assumere un altro direttore e lo hanno fatto fare a me anche se ero molto giovane.

Credo che lei sia la dimostrazione che il carattere determina il nostro destino. 

Sono sempre riuscita a venire fuori dai problemi. Sa qual è la mia fortuna? Vedo le cose a 360° quindi sia la parte negativa che la parte positiva e riesco a scegliere. Lo faccio anche quando vedo un oggetto che intendo comprare, è come se la mia mente facesse un circolo intorno all'oggetto e finito di fare il circolo ha scelto.

Quando nasce Robertaebasta?

Nel 1980. Inizialmente c’era il mio nome affiancato a quello della mia socia.

Socia che a un certo punto si è sfilata dal progetto.

Sì, ho messo "e basta" per fare un dispettuccio a questa ragazza, quando mi ha detto di togliere il suo nome. L'ho fatto proprio per stronz*ggine. Lei pensava di danneggiarmi, di farmi un guaio tremendo e io ho messo “basta” per far capire che non era nessuno.

Ma perché è avvenuta questa frattura?

Ero andata a Parigi, al Louvre des antiquaires, e mi ero innamorata dello stile Liberty. Avevano queste lampade Gallé tutte colorate. Sono impazzita. Ero determinata: “Voglio vendere solo questo”. In Italia non c’era niente di simile. Lei amava il 700, 800 e voleva fare quello. Ha aperto un altro negozio e ha chiuso dopo un anno e mezzo.

Non l’ha più rivista?

No. Dio perdona, ma io no (ride, ndr).

Roberta Tagliavini e il lavoro di mercante: "Amo comprare"

Roberta Tagliavini nel suo negozio, è lei la Mercante di Brera
Roberta Tagliavini nel suo negozio, è lei la Mercante di Brera

Oggi lavora con suo figlio Mattia Martinelli, nato dal matrimonio – questa volta felice – con Alberto Martinelli.

E con mio nipote, figlio di mia figlia Malena, nata dal matrimonio infelice con il primo marito.

Lavorare con i membri della sua famiglia per lei è più croce o delizia?

È il massimo. Condividere i tuoi gusti e insegnare quello che sai a tuo figlio e a tuo nipote anziché a un estraneo è meraviglioso. Mio figlio è innamorato di quello che faccio, è più bravo di me. Mio nipote è ancora all’inizio. Lui è architetto, ha delle buone idee, però ci vorrà un altro annetto per capire che direzione prenderà. Mia figlia Malena, invece, ha sempre voluto fare la fotografa.

Suo figlio sostiene che lei non sia prodiga di complimenti con lui.

In realtà io sono per l’abbracciare e baciare, ma in quel contesto sono il capo.

Mattia ha dichiarato: "L'hobby di mia madre è comprare, siamo ai livelli di acquisto compulsivo, se non compra non è felice". Conferma?

Amo molto comprare, ma non compro come una pazza. Quando vedo una cosa che mi piace, che penso che si venda la devo avere. Ho sempre un motivo che mi viene dallo stomaco, è una cosa di pelle. Lui è più oculato: “Non dobbiamo comprare troppo per non essere esposti”. Io all'esposizione non ci ho mai pensato, forse perché a me dei soldi non me ne frega niente. Il nostro lavoro è come un gioco d'azzardo perché compri, ma non sai se vendi, se hai buttato i soldi o se li hai investiti bene. Non hai certezze. Lo puoi fare solo quando dici: "Non me ne frega niente dei soldi, faccio questo perché mi piace”.

Una delle ricerche che vengono fatte più spesso su Google sul suo conto è: “Roberta Tagliavini quanto guadagna”. Come se lo spiega?

Credo abbiano notato che a Cash or Trash quando vedo qualcosa che mi piace non la mollo. Non vedo perché dovrei farlo.

Roberta Tagliavini a Cash or Trash: cosa fa con gli oggetti acquistati nel programma di Paolo Conticini

Roberta Tagliavini con Paolo Conticini e il cast di Cash or Trash
Roberta Tagliavini con Paolo Conticini e il cast di Cash or Trash

Cosa ne fa degli oggetti acquistati nella trasmissione condotta da Paolo Conticini?

Ho creato un sito con la roba che prendo da Cash or trash e la vendo direttamente al pubblico. È giusto dare a tutti il gusto di comprare le cose che piacciono.

Le è mai capitato di pentirsi di un oggetto acquistato a Cash or trash?

Sì, certamente, è capitato però me ne sono liberata immediatamente. Risolvo subito, lo vendo, lo cedo, lo regalo o lo butto (ride, ndr).

Cosa apprezza maggiormente delle sue esperienze televisive?

La mia gioia più grande è che vengono da me dei bambini, hanno 13, 14, 15 anni. Mi dicono: ”Non sapevo cosa fare, adesso sogno di fare il mercante o il restauratore”. Attraverso i miei programmi scoprono delle professioni interessanti. Io insegno l’importanza di lavori artigianali che ormai non si vedono quasi più.

Ha avuto clienti prestigiosi come Gianni Versace, molto noti come l'attrice Cate Blanchett e controversi come Patrizia Reggiani.

Patrizia mi ha insegnato tanto. Quando l'ho conosciuta stava sposando Maurizio Gucci e io avevo appena aperto il negozio. Abitava sopra di me in Piazza San Babila. Veniva giù e chiacchieravamo. Era una donna ricca che girava il mondo, andava dappertutto con Maurizio, sapeva cosa andava di moda in America, in Francia, in giro per il mondo, mentre io ero una provincialotta arrivata da Bologna con tanta voglia di fare. Amava le cose più prestigiose, ne parlava con me e io le cercavo. Mi diceva: "Voglio questa lampada che costa 30 milioni", partivo, gliela trovavo e gliela portavo. Poi è andata come è andata.

Lei ha una collezione privata?

No, perché il mio piacere è comprare e vendere. Se a qualcuno piace una cosa che ho comprato mi riempie di gioia e di soddisfazione. Certo, può capitare che mi piaccia un oggetto e allora lo metto in casa, ma dopo 6 mesi, un anno, due anni lo vendo, così rende felici altre persone.

Quindi non c’è un oggetto a cui è particolarmente legata?

Ho un quadro che mi piace molto che non vorrei vendere, però dipende dall’offerta. Appartiene a un cantante francese molto famoso, comprai tutto quello che aveva nella sua villa a Parigi. È l’unica cosa che mi porto dietro da almeno 50 anni.

Roberta Tagliavini ha 83 anni: "Se mi mettessero da parte per la mia età mi ucciderebbe"

Roberta Tagliavini ha 83 anni
Roberta Tagliavini ha 83 anni

A novembre festeggerà 84 anni. Che bilancio traccia? È una donna serena?

Molto serena. Sto molto bene e sono felice della vita che ho fatto. Ho viaggiato in tutto il mondo con mio marito. Non posso dire che ho lavorato e basta. Sono contenta dei miei figli, dei miei nipoti, della trasmissione. Sa cos’è che fa contenta una persona della mia età?

Cosa?

Quando parlo e i giovani pendono dalle mie labbra, sa che soddisfazione mi dà? È quello che mi tiene in vita. Quando una persona diventa agé, non diciamo anziana, viene messa da parte, come se quello che dice non valesse più niente, come se fosse una rincog*ionita. Quello che pensa un giovane è ritenuto più importante di quello che pensa un vecchio. Se mi sentissi messa da parte, non considerata, è l'unica cosa che mi potrebbe uccidere in questo momento.

Ma non mi sembra che lei si lasci influenzare dall'età, ha una vita attivissima.

È vero, continuo a fare tante cose. Anche se non sono giovane, non me ne frega niente, io mi sento più giovane di tanti altri. All’età non ci penso proprio. La mattina vado in negozio, controllo tutto quello che succede, arredo gli appartamenti, poi ho il programma. Torno la sera stanca morta, vado a letto e mi spengo. Il giorno dopo ricomincio.

Una donna coraggiosa come lei teme qualcosa?

L'unico timore che ho è di avere dimenticato le chiavi di casa quando rientro la sera. Questa è la mia paura più grande. È capitato che le dimenticassi in giro. È la cosa che mi fa più terrore perché sono talmente stanca che andare a cercare un albergo o qualcuno che mi apra la porta mi sconvolge l’esistenza. È la mia paura ricorrente.

Un'ultima cosa, qual è la lezione più importante che la sua vita le ha insegnato?

Di non arrendersi mai, qualsiasi cosa accada. A volte si piange, si urla, si sta male, si hanno dei problemi grossi, medi, piccoli, di tutti i generi, lo capisco, però bisogna avere la forza di scuotere le spalle, rialzarsi e trovare il coraggio di buttarsi e di tentare strade mai provate prima.

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