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Paolo Borsellino e le ultime ore con la moglie Agnese, Lorenza Indovina: “Storia d’amore commovente”

Un ritratto privato di Paolo Borsellino, a 30 anni dalla strage di via d’Amelio. Le ultime ore con la moglie Agnese Piraino Leto e i figli Lucia, Manfredi e Fiammetta e l’intervista di Fanpage.it all’attrice Lorenza Indovina, che ha interpretato la moglie del magistrato nel film Paolo Borsellino – I 57 giorni.
A cura di Daniela Seclì
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Agnese e Paolo Borsellino, l'attrice Lorenza Indovina
Agnese e Paolo Borsellino, l'attrice Lorenza Indovina

Il 19 luglio 1992, Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Agostino Catalano, Claudio Traina e Walter Eddie Cosina morivano nella strage di via d'Amelio. Un unico sopravvissuto, l'agente Antonino Vullo, che in quel momento stava parcheggiando una delle auto della scorta. A 30 anni dall'attentato, Rai1 commemora il magistrato, simbolo della lotta contro la mafia, con il film Paolo Borsellino – I 57 giorni, che racconta il lasso di tempo trascorso tra la strage di Capaci, in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro e la strage di via d'Amelio. Il film getta anche luce sulla vita privata del magistrato Paolo Borsellino, che era sposato con Agnese Piraino Leto (interpretata dall'attrice Lorenza Indovina) e aveva tre figli: Lucia, Manfredi e Fiammetta.

Chi era Agnese Piraino Leto, moglie di Paolo Borsellino e madre dei suoi figli

Paolo Borsellino con la moglie Agnese e i figli Lucia, Fiammetta e Manfredi
Paolo Borsellino con la moglie Agnese e i figli Lucia, Fiammetta e Manfredi

Agnese è nata a Palermo il 7 febbraio del 1942, figlia del magistrato Angelo Piraino Leto, che è stato Presidente della Corte d'appello di Palermo. Era il 23 dicembre 1968 quando sposò Paolo Borsellino. L'anno successivo, nel 1969, nacque la primogenita Lucia, nel 1971 nacque Manfredi, mentre nel 1973 nacque Fiammetta. Dopo la morte del magistrato, Agnese Borsellino non smise mai di lottare per sapere tutta la verità sulla strage, devolvendo la sua vita al tentativo di ottenere giustizia per suo marito.

Come Paolo Borsellino salvò la moglie Agnese Piraino Leto dall'attentato

In un'intervista rilasciata a La Stampa, nel 2009, Agnese Borsellino ripercorse il giorno della strage di Via d'Amelio. Quel 19 luglio, avrebbe voluto salire in auto con Paolo Borsellino, ma il magistrato glielo impedì e così le salvò la vita:

"Era una giornata normale, mio marito si sentiva molto stanco, voleva accontentare me e i miei figli e fare una passeggiata a Villa Grazia, al mare…. Alle 16.30, quando sono venuti gli altri sei uomini della scorta, è andato dalla sua mamma perché doveva accompagnarla dal medico. Ha baciato tutti, ha salutato tutti, come se stesse partendo. Lui aveva la borsa professionale, e da un pò di giorni non se ne distaccava mai. Allora mi è venuto un momento di rabbia, quando gli ho detto: "Vengo con te". E lui: "No, io ho fretta"; io: "Non devo chiudere nemmeno la casa, chiudo il cancello e vengo con te". Lui continuava a darmi le spalle e a camminare verso l’uscita del viale, allora ho detto: "Con questa borsa che porti sempre con te sembri Giovanni Falcone". Sono arrivata a dire queste ultime parole".

Agnese Borsellino è morta il 5 maggio del 2013 a 71 anni, dopo una lunga malattia.

Lucia, Fiammetta e Manfredi sono i tre figli di Borsellino e Agnese Piraino Leto

I figli di Paolo Borsellino si videro costretti ad affrontare la sua morte nella strage di Via d'Amelio, che erano poco più che adolescenti: Lucia aveva 23 anni, Manfredi 21 anni, mentre Fiammetta ne aveva 19. Oggi continuano a tenere viva la memoria dei loro genitori. Lucia Borsellino è stata assessore alla Sanità della regione Sicilia, Manfredi Borsellino è il capo del commissariato di Polizia a Mondello, mentre Fiammetta è la portavoce della famiglia Borsellino e nei giorni scorsi, ha fatto sapere:

"Diserteremo tutte le manifestazioni ufficiali per la strage di via D'Amelio fino a quando lo Stato non ci spiegherà cosa è accaduto davvero, non ci dirà la verità: nonostante tutte queste celebrazioni si è fatto un lavoro diametralmente opposto su questo barbaro eccidio".

La storia d'amore di Paolo e Agnese Borsellino, intervista a Lorenza Indovina

Fanpage.it ha intervistato Lorenza Indovina. L'attrice ha interpretato Agnese Piraino Leto nel film "Paolo Borsellino – I 57 giorni" con Luca Zingaretti. Con lei abbiamo ripercorso la vita privata del magistrato, riflettendo sull'eredità che, insieme alla moglie, ha lasciato alle future generazioni:

"Sono contenta che si ricordi Paolo Borsellino, spero che le manifestazioni però non siano solo di facciata, ma che ci sia ancora la volontà di arrivare alla verità. Credo che le energie vadano investite in quello perché lo dobbiamo a lui, alla moglie Agnese, ai figli Lucia, Manfredi e Fiammetta. E soprattutto a noi stessi".

Immagino sia stato impegnativo interpretare una donna della levatura di Agnese Borsellino.

Mi sono sentita lusingata e ho avvertito una responsabilità enorme. Sapevo che avrebbe visto la mia interpretazione e il racconto di quei giorni drammatici e intensi della sua vita. Mi piaceva molto la scelta di parlare della dimensione privata. Spesso vediamo questi personaggi come degli eroi. Dimentichiamo che sono esseri umani, con le proprie fragilità. Una volta morto Falcone, Borsellino sapeva che sarebbe toccato a lui. Viveva quei giorni, cercando di capire chi fossero gli attentatori di Falcone, perché forse era l'unico modo per salvarsi la vita.

Hai avuto modo di conoscere di persona Agnese Borsellino?

No, nel 2012 era già malata e mi hanno chiesto di evitare di incontrarla. Però ho saputo che lei e i figli avevano molto apprezzato il film. Credo che Agnese fosse una donna straordinaria, piena di entusiasmo. La sua vita è stata fatta di sacrifici, per seguire la missione, il credo del marito. Dopo la morte di Falcone si è spesa per mantenere vivo il suo ricordo.

È come se il loro legame, se possibile, si fosse addirittura rafforzato dopo la morte di Paolo Borsellino.

La loro è stata una storia d'amore incredibile, commovente. Ce ne sono poche così. Si sono conosciuti da giovani, avevano delle passioni e degli ideali comuni. Lo dimostra il fatto che lei lo abbia seguito, nonostante tutto. Certe scelte sono costate care. La figlia ad esempio, aveva problemi di anoressia, ma continuavano a combattere.

È vero che mentre giravi il film, un tassista ti ha detto: "Ma ancora parlate della mafia, parlate delle bellezze della Sicilia".

Sì. La televisione italiana ha raccontato per molti anni la Sicilia solo da quel punto di vista e in questo senso potevo anche comprendere il suo sfogo, ma non sono d'accordo con lui. I racconti di queste storie non sono mai abbastanza, sono fatti che non devono essere dimenticati.

Nell'anno della strage di via d'Amelio avevi 26 anni. 

A quei tempi non vivevo più in Sicilia, ma percepii subito la gravità della situazione. Avevano avuto la spavalderia di toccare gli intoccabili. Ero sconvolta, non potevo crederci. Dato che c'era stato il precedente con Falcone, pensavo che avrebbero fatto di tutto per proteggere Borsellino. Sapevano che sarebbe stato il prossimo e il fatto che abbiano permesso di farlo, vuol dire che c'era un'infiltrazione mafiosa nei sistemi di sicurezza.

Agnese Borsellino è morta nel 2013, quale ritieni che sia l'eredità lasciata alle nuove generazioni?

È stata una donna pazzesca, che credeva nei giovani. Era convinta che da lì partisse una rivoluzione culturale. Amava andare nelle scuole per raccontare la storia di Paolo Borsellino, sentiva che il futuro della Sicilia, il cambiamento culturale, intellettuale, politico fosse in mano ai ragazzi. Spero avvenga la rivoluzione che auspicava, che le teste si liberino intellettualmente dalle gabbie, altrimenti non si va da nessuna parte.

La lettera di Agnese al marito Paolo Borsellino

Agnese Piraino Leto scrisse un'intensa lettera a Paolo Borsellino vent'anni dopo la strage di via d'Amelio. La donna ricordò il marito come un uomo meraviglioso e un fedele servitore dello Stato, la cui eredità continuerà ad arricchire le generazioni che verranno:

"Sei stato un padre ed un marito meraviglioso, sei stato un fedele, sì un fedelissimo servitore dello Stato, un modello esemplare di cittadino italiano, resti per noi un grande uomo perché dinnanzi alla morte annunciata hai donato senza proteggerti ed essere protetto il bene più grande, “la vita”, sicuro di redimere con la tua morte chi aveva perduto la dignità di uomo e di scuotere le coscienze. Quanta gente hai convertito! Non dimentico: hai chiesto la comunione presso il palazzo di giustizia la vigilia del viaggio verso l’eternità, viaggio intrapreso con celestiale serenità, portando con te gli occhi intrisi di limpidezza, uno sguardo col sorriso da fanciullo che noi non dimenticheremo mai. Ai giovani dicevi: "Siete il nostro futuro, dovete utilizzare i talenti che possedete, non arrendetevi di fronte alle difficoltà". Sento ancora la tua voce con queste espressioni che trasmettono coraggio, gioia di vivere, ottimismo. Hai posseduto la volontà di dare sempre il meglio di te stesso. Con questi ricordi tutti ti diciamo: grazie Paolo".

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