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Natasha Stefanenko: “Vittima di bullismo perché ero alta e magra. Fabrizio Frizzi amico premuroso, mi ha aiutata”

Natasha Stefanenko, in una lunga intervista, è tornata con la mente alla sua infanzia in Russia. Viveva in una “città senza nome” e veniva bullizzata dai suoi compagni. Poi, ha ricordato l’amicizia con Fabrizio Frizzi.
A cura di Daniela Seclì
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Natasha Stefanenko si è raccontata nel salottino di UnoMattina Weekly. In un'intervista rilasciata a Lorella Boccia è tornata con la mente alla sua infanzia in Russia e ad alcuni spiacevoli aneddoti del passato. Poi, ha ricordato Fabrizio Frizzi con il quale ha avuto modo di lavorare nel corso della sua carriera televisiva. La cinquantaseienne ha parlato anche del bullismo subito ai tempi della scuola: "Ero diversa, alta, magra e quando sei diversa ti bullizzano, ti fanno sentire un pò fuori dal branco, ti fanno sentire non accettata per l'aspetto fisico". Nella vita privata, è sposata con Luca Sabbioni:

Stiamo molto bene. Il segreto…vivere, parlare, il dialogo, noi donne costruiamo i castelli dentro la testa, se comunichi, magari risolvi questo fastidio, lui è più saggio di me, il mio orgoglio russo ogni tanto esce fuori dalle orecchie, lui è stato sempre più saggio sin dall'inizio, non provochiamo la gelosia, parliamo e ridiamo.

Il ricordo di Fabrizio Frizzi

Natasha Stefanenko ha ricordato Fabrizio Frizzi, con cui ha avuto modo di lavorare durante la sua carriera come ad esempio nel programma "Per tutta la vita…?". Al netto della collaborazione professionale, lo considerava un "grandissimo amico":

È grazie a lui che adesso sto chiacchierando con te, è stato un partner meraviglioso e un amico premuroso che mi ha aiutato molto anche nei consigli, mi ricordo ancora la sua risata.

Lo ha ricordato come un uomo "molto timido e perbene": "Quando si imbarazzava, sdrammatizzava con questa risata meravigliosa che ancora la sento… sarà sempre nel mio cuore".

Le sue origini in una città senza nome

Natasha Stefanenko è tornata con la mente alle sue origini. Da bambina viveva in Russia, in una città senza nome: "La città in cui sono nata in Russia non aveva neanche il nome, era solo un numero, mio papà era ingegnere nucleare e lì si preparava un arsenale nucleare sovietico". E ha proseguito nel suo racconto:

La città era solo un numero, adesso si può dire, c'è anche in Internet, prima non si poteva dire, il numero era 45 e la città era completamente circondata dal filo spinato, dalle barriere, c'erano pochissimi varchi, per me era normale, mi sembrava normale, sono nata lì, mi sembrava che il mondo funzionasse così, cioè che tutti avessero il pass per entrare e uscire dalla città.

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