video suggerito
video suggerito

Marina Graziani: “A Striscia arrivai in extremis. I reality ti rovinano, la tv di oggi ti ingaggia per sfruttarti”

La conduttrice si racconta a Fanpage.it: “Dopo Striscia rifiutai un programma sul calcio e scelsi Fuego. Appartengo ad un’altra tv e sono felice di aver vissuto l’epoca antecedente i reality. Ora lavoro a Qvc. La visibilità fine a se stessa non serve”.
A cura di Massimo Falcioni
11 CONDIVISIONI
Immagine

Non è fuori dai riflettori, ma alla tv ‘classica’ e generalista ha preferito quella più di nicchia di Qvc, non per questo meno impegnativa. “Grazie al cielo non mai sofferto dell’astinenza da video”, dichiara Marina Graziani a Fanpage.it. “Ho fatto scelte più defilate e ne sono felice. Peccato solo che manchino le occasioni per tante persone che hanno talento”.

Nata ad Imperia nel 1977, la Graziani è stata la prima velina a resistere sul bancone di “Striscia la notizia” per un triennio, affiancando sia Roberta Lanfranchi che Alessia Mancini, nel periodo in cui la prima era rimasta incinta. Dopo un’infanzia ed un’adolescenza trascorsa tra Grosseto e Milano, Marina si avvicinò prestissimo all’universo dei provini: “Non li amavo, quell’iter non mi ha mai conquistata. Cominciai a partecipare grazie a mia sorella più grande Rossella, che aveva preso parte a ‘Buona Domenica’ e lavorato con Milo Infante in una piccola emittente”.

La svolta arrivò alla vigilia della maturità: “Mi ero proposta sia per ‘Striscia’ che per ‘La ruota della fortuna’ – spiega – furono due colloqui ravvicinati ed in entrambi i casi finii nella rosa ristretta delle papabili. Mi ritrovai in corsa su due fronti. Se non fossi stata presa da Ricci, chissà cosa mi sarebbe successo”.

Immagine

La chiamata di “Striscia” le cambiò la vita.

Fu totalmente inaspettata, ma il periodo antecedente fu per me molto difficile e tumultuoso perché morì mio padre. Fu una botta forte, a cui ne seguì un’altra nel giorno dell’esordio: scomparve anche una zia a me molto cara. Mi avvertirono appena terminai la diretta.

Poco prima c’era stato il “Festivalbar”.

Sì, nel 1996, nell’estate del provino. Durante la trasmissione c’era uno spazio promozionale dedicato al Cornetto Algida. Ballavi su una pedana e scattava l’applausometro. Chi vinceva andava avanti nelle tappe e venni notata dapprima dal coreografo Saverio Ariemma e, successivamente, da Mavi Virgili, che era la produttrice di ‘Striscia’. Quelle performance furono pertanto il mio test inconsapevole. Devi sapere che il vhs che mi riguardava arrivò nelle mani di Ricci in extremis.

In che senso?

La velina mora l’avevano individuata da quattro mesi, mentre per la bionda non riuscivano a venirne a capo, tanto che lo stesso Antonio si era scocciato. Mi trovai nel posto giusto, ovvero il ‘Festivalbar’, al momento giusto.

Entrambi liguri. Magari influì pure questo fattore.

Non lo so, può darsi (ride, ndr). Secondo Ricci somigliavo a Julia Roberts per via di questa cesta di capelli e del mio sorriso. Me lo diceva sempre, simpaticamente.

Condivise l’avventura con ben due partner.

Feci il primo anno con Roberta. Quando scoprì di essere in dolce attesa, passò il testimone ad Alessia Mancini. Nell’ultima stagione, però, rientrò. Fu un ritorno imprevisto, che mi rese molto felice.

Legò maggiormente con la Lanfranchi?

Decisamente. Ancora oggi c’è un buon rapporto. Abitiamo lontane, abbiamo vite diverse, ma quando ci sentiamo è sempre un piacere. La stimo sia umanamente che professionalmente. Con la Mancini, al contrario, ho perso i contatti.

Era l’epoca in cui “Striscia” andava in diretta.

Sempre, tranne il sabato. In quel caso registravamo il venerdì. Poi c’erano le feste e anche in quelle circostanze confezionavamo diverse puntate a monte. C’era molta emozione. Io ero sensibile, quindi dovetti prendere le misure.

Immagine

Non aveva mai studiato danza. Come fu l’approccio con gli stacchetti?

Amavo ballare, ma ero praticamente una principiante, a differenza di Roberta. Arrivavo dalla pallavolo e dal judo e avevo iniziato da poco a fare corsa. Mi sciolsi pian piano e i risultati alla fine furono soddisfacenti. Realizzavamo stacchetti divertenti ed eravamo carine pure nei look. Era l’epoca delle Spice Girls e ci mostravamo con i codini e le treccine. Devo ammettere che veicolavamo un messaggio diverso: eravamo molto meno sexy delle veline che sarebbero arrivate dopo. Indossavamo i top e gli shorts, eppure l’approccio era lontano anni luce a quello di oggi.

In quel triennio si alternarono tantissimi volti alla conduzione.

Esatto. Oltre a Greggio e Iacchetti, ci furono Gerry Scotti, Claudio Lippi, Franco Oppini, Gene Gnocchi, Tullio Solenghi e persino Massimo Boldi e Paolo Villaggio.

Proprio Boldi e Villaggio furono quelli che funzionarono meno.

Hai ragione. A livello televisivo fu una coppia sfortunata. Soprattutto Villaggio cercò a più riprese di trovare la chiave giusta per entrare in quel tipo di conduzione che, ti assicuro, sembra semplice ma non lo è. Si confrontava spesso con gli addetti ai lavori, chiedeva consigli. Mi sembrò un comportamento molto bello. Inoltre, di lui ricordo i cioccolatini che puntualmente ci donava. Un signore.

Marina Graziani con Ezio Greggio, Enzo Iacchetti e Roberta Lanfranchi.
Marina Graziani con Ezio Greggio, Enzo Iacchetti e Roberta Lanfranchi.

Solenghi e Gnocchi, invece, si inventarono “Striscia la Berisha”.

Uno spettacolo. Mi facevo tante di quelle risate con Gene. La sua era una comicità sadica, c’era un bel gioco delle parti tra noi. Ci coinvolgeva e stuzzicava. Adesso non accade più, ma noi eravamo microfonate. E quell’aspetto creava l’immagine della velina parlante. Potevamo interagire.

Con la popolarità arrivarono anche i guadagni.

Facemmo tantissime pubblicità, fu un periodo fittissimo. A questo aggiungiamoci le serate in discoteca. Avevamo orari folli, spesso apparivamo in 2-3 posti diversi nella stessa sera. Ora non è più così, sono cambiati i tempi e si lavora più sui social che fisicamente nei locali. Senza tralasciare un altro dettaglio.

Quale?

Dopo il nostro periodo fissarono dei paletti. Come per ‘Miss Italia’, non potevi più far nulla all’esterno di ‘Striscia’, se non concordato e autorizzato. Per fortuna io potei battere il ferro finché caldo.

Erano tempi d’oro per la trasmissione, a differenza di quelli attuali. E’ sorpresa della mancata ripartenza a settembre?

Avevo intercettato delle voci di corridoio, ma ero convinta che ripartissero regolarmente. Mi dispiace molto. La verità è che i tempi cambiano, cambia la televisione, cambiano le alternative a disposizione e cambia chi la televisione la guarda. Certe cose avvengono in maniera fisiologica. In difesa di ‘Striscia’ va evidenziato che è l’unico programma in quella fascia ad essere durato per così tanti anni. Chissà, potrebbero ripartire con idee nuove, capaci di stupire di nuovo gli spettatori.

Terminata l’esperienza a “Striscia”, nel 1999 approdò a “Fuego”.

Accettai il ruolo di inviata. Fu una scelta di cuore, di pancia e di temi. Noi fui una stratega.

Cioè?

Mi avevano proposto una trasmissione di calcio e la rifiutai. Sentivo di non avere le competenze per esprimermi, non seguivo il pallone e non me la sentii di accettare. Per carità, mi sarei potuta preparare, ma non avevo dentro di me la passione. Invece ‘Fuego’ mi rappresentava appieno. Mi entusiasmava l’idea di andare in giro per il mondo e di intervistare tante celebrità. Era stimolante.

Nel 2001 fu la volta di “Wozzup”. Un progetto meno riuscito.

Daniele Bossari conduceva all’interno di una grande casa ed io ero in esterna. Era un contenitore pomeridiano dai costi nemmeno eccessivi. Mi dispiacque per la chiusura. Stava avviandosi l’era dei reality, probabilmente patimmo quello.

Sembra critica sull’argomento.

Appartengo ad un’altra televisione e sono felice di aver vissuto l’epoca antecedente a quel fenomeno. C’era Gianna Tani che ci provinava, riuscendo a lanciare dei nomi che avrebbero fatto strada. Aveva sguardo e garbo ed era capace di far emergere il tuo talento. Per me l’arrivo dei reality equivale all’anno zero. Tutto è partito nel 2000, tuttavia l’onda l’abbiamo subita più tardi. I primi esperimenti potevano risultare interessanti e affascinanti, ma adesso il concetto che passa è quello del mordi e fuggi: ‘Ti ingaggio, ti sfrutto per un tot di anni e ti scarico’. Il rischio è quello di rovinarti.

Non posso non ricordarglielo: lei ad un reality partecipò.

Ti riferisci a ‘Ritorno al presente’ e appunto per questo parlo con cognizione di causa. Volli capire di cosa si trattava e, ad essere sinceri, erano anni in cui non mi giungevano parecchie offerte. C’erano pochi spazi per me. Pensai fosse un prodotto nuovo; avremmo dovuto cambiare epoca storica ogni due settimane. Lo avevo immaginato in un certo modo.

Invece?

Invece eravamo rinchiusi negli studi della Tiburtina. Mi sentivo un topino da esperimento, non l’ho vissuta bene. A questo aggiungici le strategie di alcuni concorrenti. Nei più navigati si notavano nette trasformazioni appena si accendeva la telecamera. Allora ero giovane e con alcuni partecipanti c’era un gap generazionale elevato. Legai con pochissime persone, tra cui Vera Gemma.

Il programma si rivelò un flop e chiuse con sei settimane di anticipo.

Mi feci un mese là dentro e nell’aria respiravo negatività. Era strana la dinamica e c’era un clima sgradevole. Per fortuna il pubblico se lo è dimenticato.

Nel 2004 comparve nel cast di “Notti Europee”, nonostante la sua avversione al calcio.

Però ero inviata. Raccontavo il folclore e visitavo le città del Portogallo. Documentavo le reazioni della gente e come le persone vivevano l’Europeo di calcio. Purtroppo le cose cambiarono in corsa e le ultime puntate dovetti farle in studio. Avevo un contratto da onorare, ma in origine avevo accettato perché l’intento era quello di farmi viaggiare.

Compiuti i trent’anni decise di stravolgere la sua carriera.

Attorno al 2007 ci fu uno sgancio. Mi resi conto che dovevo cambiare la mia vita professionale. Se le alternative erano solo i reality o andare a sgolarmi come opinionista in qualche salotto tv, allora non ero interessata. Era un qualcosa che non mi apparteneva. Continuavo ad andare in video con le telepromozioni, ma dentro di me c’era inquietudine. Amavo e amo tuttora il lavoro che svolgo, ma ho sempre pensato che non fosse al cento per cento nel mio destino.

Optò quindi per il dietro le quinte.

Sono diventata una celebrity endorsement, lavoravo per alcuni brand di moda e ciclicamente davo loro visibilità attraverso personaggi che conoscevo. Ero una intermediaria, un punto di contatto tra i marchi e vip. Parliamo di un momento storico pre-social.

Contemporaneamente intraprese un cammino spirituale.

Il lato spirituale in me c’è da sempre, da quando morì papà. Ma negli ultimi anni ho compreso tante cose di me. Ho dovuto guarire molte parti. A causa di un lavoro che basava tutto sull’esposizione mediatica e sull’immagine mi ero dovuta mettere in discussione. Sono riuscita ad avvicinarmi a pratiche che aiutano a connetterti con la tua anima. Più lo fai e più capisci chi sei. Inoltre, mi informo, leggo libri, seguo corsi. Lavoro pel migliorare le mie percezioni, mi fido del mio sentire.

Poi c’è l’attività fisica.

Mi piace lo yoga, anche quello casalingo. Mi faccio le mie lezioni in autonomia. In aggiunta, mi piace correre. Lo sport ti aiuta a sentire il tuo corpo ed essendo io una molto emotiva, mi ha pure dato una mano a smaltire le negatività.

Il suo presente è a Qvc, canale dedicato interamente allo shopping.

Da sei anni lavoro in questa realtà (canale 32 del digitale terrestre, ndr), che va in diretta dalle 8 alle 23. Devo confessare che Qvc mi ha salvata, evidentemente ho dei buoni angeli che vegliano su di me. La collaborazione nacque per caso, grazie ad un mio collega che mi presentò ad una persona. Inizialmente entrai come guest, ossia come esperta di prodotto, e col passare del tempo venni confermata.

Marina Graziani durante una diretta a QVC.
Marina Graziani durante una diretta a QVC.

Perché afferma di essere stata salvata?

Durante la pandemia, senza Qvc, per me sarebbe stato un bagno di sangue. Paradossalmente, in quei mesi tragici fui impegnata addirittura più del solito, coprendo tantissime ore perché c’era chi aveva timore a recarsi in studio.

La tv tradizionale le manca?

Non ho mai ottenuto conduzioni in prima serata e non ho macinato così tante esperienze sul campo. Per i miei trascorsi mi hanno formato molto di più gli anni a Qvc che quelli a Mediaset. Ho coltivato padronanza e mestiere.

Ne ha risentito però la popolarità.

La visibilità fine a se stessa non serve, fidati. Anzi, ti senti anche un po’ usata. Ritengo di avere un approccio alla vita pulito e professionale. Qualora mi arrivassero di nuovo chance dalla televisione generalista, non ne sarei dispiaciuta. Diversificare è stimolante. Ma se le proposte sono sempre quelle che sappiamo, allora no.

Mi pare di capire che “quelle proposte” siano arrivate.

Mi chiesero un colloquio per il ‘Grande Fratello’ e ‘L’Isola’, però sono sempre stata riluttante. Discorso diverso sarebbe ‘Ballando’, che già punta sul talento. In tal senso, non sono stata mai contattata. Non sono stupita, dato che ormai sono fuori dai giri e non ho più l’agente da parecchi anni.

Considerato il suo carattere, “Pechino Express” le si cucirebbe addosso.

Rispetto al panorama generale, è un programma che mi piace, anche se non lo vedo da tempo. Non è un reality vero e proprio. E’ più che altro un gioco, ci sono delle gare, devi vincere delle sfide e, soprattutto, viaggi. Non è un prodotto che si nutre di persone ferme a discutere.

11 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views