L'amica geniale 4

L’Amica Geniale 4, Irene Maiorino: “Ero ribelle come Lila da piccola, a essere così radicali si rischia la solitudine”

Da lunedì 11 novembre va in onda su Rai1 L’Amica Geniale 4 – Storia della bambina perduta, capitolo finale della tetralogia di Elena Ferrante. Fanpage.it ha raggiunto Irene Maiorino per scoprire come sarà la sua Lila: “Si muoverà per sottrazione. Ma più si sottrae, più è presente. Mi ha ricordato chi sono, quanto possa essere radicale e sia difficile difendere un carattere del genere, perché ti porta a una grande solitudine. E stare da soli non è facile”.
A cura di Eleonora D'Amore
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Da lunedì 11 novembre va in onda su Rai1 L'Amica Geniale 4 – Storia della bambina perduta. La tetralogia di Elena Ferrante si conclude con l'ultimo capitolo, che vedrà in scena Alba Rohrwacher (Elena Greco), Irene Maiorino (Raffaella Cerullo) e Fabrizio Gifuni (Nino Sarratore). Margherita Mazzucco, Gaia Girace e Francesco Serpico passano il testimone a tre grandi attori, che avranno il compito di guidare il pubblico nella scoperta di questa quarta stagione.

Fanpage.it ha raggiunto Irene Maiorino per scoprire come sarà la sua Lenù, quella che nel finale di stagione porterà davvero a compimento: "Lei scompare perché non riesce a sopravvivere a un dolore, però scomparendo rimane viva. Vorrebbe essere dimenticata, perché è un personaggio che procede per sottrazione, eppure più si sottrae più è presente".

Nel finale della terza stagione vediamo gli occhi di Lila che dalle veneziane guardano Michele Solara in strada e per un inganno ottico, a un certo punto, si sono visti i tuoi occhi. Quando sei stata scelta per questo ruolo, cosa hai provato e com'è successo?

Innanzitutto mi è preso un colpo, la volta che ho visto la scena, perché sapevo di non essere io ma mi rivedevo totalmente in lei. C'è un senso di identificazione sì, non a caso l'identità è comunque un tema che fa parte de L’Amica Geniale. Un riconoscersi anche attraverso il disconoscersi, quindi lo staccarsi, però il cercarsi, è tutta una grandissima dualità, che è la vera difficoltà, però è anche la forza e la bellezza di questo romanzo, di questa storia e di questi personaggi che sono poi così diversi ma in qualche modo complementari.

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Un’identificazione che è dapprima fisica e poi evolve in un tuo lavoro sul personaggio. Hai detto che nel finale di stagione si vedrà la tua vera Lila. Quale sarà?

Sono legata alla storia come lettrice e mi emoziona ancora di più come attrice aver interpretato la fine, se di fine si può parlare di Lila, perché poi non sappiamo che fine fa, lei scompare perché non riesce a sopravvivere a un dolore, però scomparendo rimane viva. Vorrebbe essere dimenticata, perché è un personaggio che procede per sottrazione, eppure più si sottrae più è presente.

Che lavoro hai portato a termine sul personaggio?

Il mio processo di identificazione è stato innanzitutto un processo con la Lila del libro. La sua vita l'ho interiorizzata, anche perché ho portato con me il personaggio e l'ho condito della mia vita. "Trotterellava la sua ombra vicino a me", per citare il libro Donne che corrono coi lupi. Lo dico con grande rispetto per il lavoro precedente fatto da Gaia (Girace, ndr), andando a recuperare una fisicità che da qualche parte chiaramente avevo, per poi, alla fine, arrivare ad abbandonarla.

E cosa è successo quando l'hai abbandonata?

Nel finale, nella parte più tragica, c'è la mia Lila segreta, che è stata con me in tutti questi anni.

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Il lavoro sul personaggio arrivava anche dalla tua vita. Hai raccontato di avere un filo che vi unisce perché anche tu avevi un'amica d'infanzia, che a tuo modo reputavi geniale…

Sì, è lei che mi ha regalato il primo libro di Elena Ferrante.

Ecco, appunto. Com'è questo ritorno tra realtà e finzione, questo ponte privato tra te e Lila?

Non ne sono ancora uscita, dopo tanti anni di studio. Prima da lettrice, poi da attrice che fa i provini e infine da attrice che interpreta. È un viaggio che forse non finirà mai, dal quale a un certo punto dovrò pur distaccarmi. Al di là di quello che qualcuno ha potuto riconoscere di Lila in me, come la mia amica di infanzia, o che io ho visto nella Lila piccola, che ha delle caratteristiche molto più simili rispetto alla mia dimensione adulta, tra tutte lo spirito di ribellione, alla fine preferisco vedere ciò che lei mi ha donato.

Cosa?

Studiare Lila mi ha permesso di ritrovarmi a livello identitario, cioè di ricordarmi chi sono, quanto forte posso essere, anche il mio essere radicale nella vita, perché io sono così. È difficile difendere un carattere del genere perché ti porta a una grande solitudine e stare da soli non è facile.

Chi è l'amica geniale tra Lila e Lenù?

Ho sempre pensato che fosse Lila, perché per me la genialità di cui si parla è intuitiva, legata al senso, all’istinto. Non è un personaggio che ha quell’intelligenza perché ha studiato, anzi le stono state sottratte tutta una serie di possibilità, anche l’emancipazione, tutta una serie di temi di cui lei è portatrice con delle azioni che Elena Ferrante le affida, non con le parole. La lotta di classe, la lotta al genere, la ribellione ai diktat del matrimonio, è pazzesca. Detto questo c’è un momento in cui è Lila a dire a Elena: “Tu sei la mia amica geniale” e questo perché sono una la calamita dell’altra.

Qui l'intervista ad Alba Rohrwacher, Elena Greco de L'Amica Geniale 4 (e voce narrante della serie)

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