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Jolanda De Rienzo: “Mi dissero che non avrei più lavorato, persi 8 kg in una settimana. La comunicazione mi ha salvato”

La giornalista sportiva si racconta a Fanpage.it da Manchester dove ha seguito il Napoli in Champions League: “Il video su YouTube fece impazzire l’Italia. Oggi non mi sento vittima ma esempio di resistenza. Sogno un podcast tutto mio per raccontare storie di calcio e di vita”.
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Il telefono squilla a Manchester, giovedì pomeriggio, e dall'altro capo della linea arriva la voce di Jolanda De Rienzo immersa in un viavai di voci che ci arrivano, sembra di vedere la festa di colori tutto intorno: una marea di tifosi napoletani in festa per il ritorno in Champions League.

È una Jolanda inedita quella che emerge da questa conversazione a Fanpage.it. Lontana dalle luci dei riflettori, con la spontaneità di chi ha imparato a non prendersi troppo sul serio ma a prendere serissimamente la propria professione. Undici anni dopo l'umiliazione pubblica subita da Valter De Maggio in diretta televisiva, la giornalista ha trasformato il dolore in resistenza, le minacce di una possibile carriera stroncata da atteggiamenti maschilisti in una vera e propria rinascita digitale.

"Non mi sento una vittima, mi sento una persona forte", dice l'opinionista di ControCalcio. È una frase che racchiude un percorso fatto di cadute e risalite, di schiena dritta e voglia di non mollare mai, anche quando tutto sembrava perduto. Anche quando il mondo ti dice che non lavorerai mai più: "Il percorso può essere più lungo e tortuoso, ma alla fine ti dà soddisfazioni incredibili".

Jolanda De Rienzo a Dimaro, durante gli allenamenti del Napoli.
Jolanda De Rienzo a Dimaro, durante gli allenamenti del Napoli.

Jolanda, sei a Manchester per raccontare il Napoli. Quest'intervista uscirà a risultato acquisito, ma che aria si respira per il ritorno in Champions League?

Tornare in Europa ha sempre un sapore diverso. Sarà che il Napoli è arrivato da allievo e non da maestro, come dice lo stesso Conte, ma studiare quello che è il calcio europeo e soprattutto vivere le emozioni della Champions sarebbe una cosa di cui il popolo napoletano aveva una grandissima fame. Io sono a Piccadilly dove c'è una grandissima affluenza di tifosi napoletani e veramente non vedono l'ora di scendere in campo.

La storia del giorno è quella di Kevin De Bruyne che torna da ex.

Sono una grande appassionata di tattica e nel seguire il ritiro del Napoli avevo notato come Conte avesse cambiato tutta la sua ideologia di gioco in base alla fantasia di Kevin De Bruyne. L'ho definita così: la capacità di De Bruyne di leggere la partita in tutte le fasi difensive ed offensive è incredibile.

In che senso Conte ha rivoluzionato tutto per lui?

De Bruyne rimane alto nella fase difensiva per rifiatare – perché nel calcio devi conservare le energie se hai superato i trenta – e nella fase d'attacco dà una mano ai compagni nella costruzione di gioco. Conte ha deciso di sfruttare questa sua capacità creativa che è pura maestria.

Interessante la comunicazione di Conte: "Io e il Napoli siamo alla pari in Champions, siamo arrivato al massimo ai quarti". È diverso dal solito Conte "salvatore della patria"…

Credo che l'umiltà di Conte sia ovvia e necessaria. Ti stai confrontando con un club di caratura internazionale importante, Manchester è la città del calcio. Questa Champions è insidiosa per il nuovo format e diventa un ulteriore campionato lungo, quindi va affrontato con la giusta umiltà. È come quando sei una società in crescita: passi dalla C alla B alla A, i primi anni lotti per la salvezza, poi per l'Europa, poi per lo scudetto. Conte sa che anche se ha la base di una squadra che ha vinto lo scudetto, deve affrontare più competizioni e soprattutto la competizione più importante. Deve adattarsi anche con il linguaggio comunicativo al campo che sta per calpestare.

Delle altre italiane, chi ti ha colpito di più?

L'Inter dalle due facce. La Juventus ragiona sull'onda dell'entusiasmo dopo il derby d'Italia, è stata pazzesca nonostante tanti errori. Ha tantissima varietà in attacco, la capacità di andare in gol come Yildiz da fuori area.

E l'Inter invece?

L'Inter è una squadra con un potenziale enorme, deve solo smettere di scendere in campo come tante prime ballerine. Il corpo di ballo deve fare la stessa coreografia perché il pubblico la recepisca bene. Se vogliono fare tutte le prime ballerine di fila, non si va da nessuna parte.

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Jolanda, fai il Fantacalcio?

Sì, sono appassionata da morire.

Chi hai preso quest'anno?

Naturalmente McTominay, che per me è una garanzia. Lo so che gioca a centrocampo, ma è un attaccante aggiunto. Poteva arrivare qualsiasi cifra, non me lo sarei fatto scappare. Sono arrivata vicino ai 100 crediti, folle per un centrocampista. Sono molto moderata anche nella scelta degli attaccanti. Ho preso Vlahovic, credevo molto nella sua fame e nella sua rabbia e sembra che è una scelta che mi sta dando ragione.

Cos'altro ti ha convinto di McTominay?

Mi entusiasma, è un giocatore che mi diverte. Mi piace il suo approccio, anche il fatto di meravigliarsi. Mi è rimasto negli occhi quando è sceso in campo al Maradona e ha detto "Non ho mai visto nulla di simile". Lui si meraviglia ancora di ogni cosa e ha evoluzioni costanti come persona e giocatore.

Undici anni fa hai vissuto quella brutta esperienza in diretta televisiva con De Maggio, era il 2014. La percezione delle donne in questo mondo è molto cambiata da quel giorno. 

Secondo me è cambiato il mondo della comunicazione. Io parto sempre dal presupposto di non fare differenza uomo-donna quando mi interfaccio con colleghi. Leggo la passione, la competenza, non vedo se davanti ho un uomo o una donna. Questo aiuterebbe molto nell'ascoltare l'altro parlare di calcio. Poi sono sempre andata avanti a schiena dritta e ne vado fiera. Il percorso può essere più lungo e tortuoso, ma alla fine ti dà soddisfazioni incredibili. La mia forza è sempre stato il pubblico. Mi rendo conto di avere una valanga di affetto che mi sostiene. Senza quello non so dove sarei oggi.

Quell'episodio quanto ti ha segnato?

Non l'ho mai raccontato, ma ho perso praticamente 8 kg in una settimana perché non uscivo di casa, mi sentivo mortificata. Mio padre fa l'attore, ero su un palco di teatro, quindi essere cacciata da un teatro con tutto il pubblico davanti è stato terribile. Poi, le ripercussioni dalla produzione e dallo stesso De Maggio mi hanno veramente distrutta.

Nel 2014, Valter De Maggio invita Jolanda De Rienzo a uscire dal palco durante la diretta di Goal Show.
Nel 2014, Valter De Maggio invita Jolanda De Rienzo a uscire dal palco durante la diretta di Goal Show.

Che tipo di pressioni hai subito?

Mi avevano detto che non avrei mai più lavorato, una serie di minacce che mi hanno spezzato le gambe.

Come sei riuscita a risollevarti?

Un utente che non conosco – e ancora oggi ringrazio senza sapere chi sia – ha messo il video della mia cacciata su YouTube e tutta l'opinione pubblica d'Italia è impazzita. Non potevo prendere un taxi a Milano o Roma che le persone mi dicevano "Brava, siamo con te".

Questo ti ha cambiato la vita?

Mi ha ridato vita e la forza di lottare contro l'ingiustizia. Penso che se quell'episodio non fosse diventato pubblico, non so cosa avrei fatto perché ero più giovane e debole di oggi. Mi viene sempre in mente quando sento di ragazzi che non ce l'hanno fatta. È un click nella mente dove ti senti perso e ti serve qualcuno che ti aiuti. Ce la fai o con persone che non conosci – come quando il video è diventato virale – o con chi ti sta vicino. L'importante è sempre raccontare, parlare.

Oggi ci sarebbero più tutele?

All'epoca tante leggi non c'erano, quindi giustizia non l'ho potuta vedere. Oggi se quell'episodio fosse successo ci sarebbe stato un iter diverso: mobbing sul lavoro, giuste definizioni giuridiche che all'epoca non esistevano. Oggi non mi sento una vittima, mi sento una persona forte. Anche le persone forti possono avere debolezze che le fanno perdere. La cosa più importante è raccontare quando si superano gli ostacoli.

I social hanno cambiato tutto per i giornalisti?

Sono cambiati i canali comunicativi. La cosa più importante è non snaturare mai se stessi. Oggi c'è Twitch, Instagram, TikTok, YouTube, oltre la televisione.

Come si fa a non "snaturarsi"?

Non è che se sei giornalista puoi andare su Twitch e dire parolacce come altri utenti. Devi conservare il tuo modo di comunicare, magari con sfumature diverse, e utilizzare nel modo migliore tutti i canali che hai a disposizione.

Quindi tutti i social vanno bene?

Per me viva tutto il mondo della comunicazione, lo utilizzo tutto perché sono curiosissima. Non ci distinguiamo in uomini, donne, youtuber, giornalisti. Comunichiamo tutti conservando quello che siamo nel modo giusto. Il discorso è che il percorso è lungo e difficile.

Per il futuro, c'è un format che ti piacerebbe provare?

Sono appassionata di podcast, in tutte le versioni. Per quanto ami il calcio, sono anche appassionata di storie delle persone. Mi piacerebbe raccontare le storie che ho incrociato nei miei percorsi di vita.

Che tipo di storie?

Ognuno ha esperienze positive e negative. Sarei felice di raccontare storie che ho incrociato nelle mie esperienze: mamme incontrate al Santobono quando ci sono stata 10 giorni con mio figlio che mi hanno raccontato cose pazzesche, ma anche storie di calcio e di vita. Il podcast è il mezzo di comunicazione del futuro.

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