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Claudio Lauretta: “Pozzetto non capiva perché lo imitassi, Celentano chiese un milione. Il nuovo Papa? So già come imitarlo”

Claudio Lauretta a Fanpage.it svela il dietro le quinte delle sue imitazioni: la querela milionaria di Celentano, lo stupore di Pozzetto e la tecnica per il nuovo Papa. “Sono un imitatore puro, cerco le sfumature senza caricature”.
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Da Trump a Pozzetto, da Gerry Scotti a Vittorio Sgarbi: Claudio Lauretta è uno dei volti più versatili della comicità italiana. Attualmente nel cast di "Audiscion" su Rai2, l'imitatore porta avanti la sua missione di entrare nei panni degli altri, una passione che coltiva fin da bambino. Con un approccio che privilegia l'osservazione attenta dei dettagli piuttosto che l'esagerazione caricaturale, Lauretta si è guadagnato la stima dei colleghi e persino dei personaggi che imita. Tra aneddoti, querele milionarie (Adriano Celentano chiese un milione di euro, ma vinse Lauretta) e consigli scambiati con altri imitatori, racconta a Fanpage.it come l'arte dell'imitazione continui a rinnovarsi, ciclicamente, nel panorama televisivo italiano. Legatissimo a sua moglie Michela e suo figlio Martino, 19 anni, che ha preso una strada parallela al papà: "Lui sta crescendo come attore. Serve chi fa il drammatico in famiglia". 

Claudio, un tuo vecchio cavallo di battaglia è "tornato di moda": il Trump che si trasforma in Pozzetto, protagonsita di "Audiscion", su Rai2. 

L'imitazione di Trump che si trasforma in Pozzetto è sempre stata molto gradita, ma era in voga nella scorsa legislatura di Trump. C'è stato il periodo Biden, e adesso è tornato prepotentemente di attualità e l'ho riproposto. Ora, a seconda dell'umore, potrebbe trasformarsi non solo in Pozzetto, ma anche in altri personaggi. Lo vedrete nelle puntate successive. Perché comunque è bello fare qualcosa che, diciamo, spiazzi un po' lo spettatore.

Il fatto di trasformare i personaggi, modularli un po' cose fossero tracce audio e tu fossi un DJ. Oppure, indossi le voci come se fossero degli abiti? Quale definizione preferisci?

L'imitatore puro è quello che oltre a indossare le voci riesce quasi a indossare anche la personalità del personaggio. Questo me lo porto dietro da tanti anni da quando faccio la radio. A Radio Deejay, tutti i giorni nel programma Ciao Belli faccio gli scherzi telefonici e quindi quando tu devi imitare personaggi come Cannavacciuolo, come Massimo Giletti, come anche Vittorio Sgarbi che è stato un altro dei miei cavalli di battaglia, quando tu entri bene nella personalità del personaggio, anche chi sta dall'altra parte del telefono e ha qualche dubbio, se ti fa qualche domanda scomoda, tu riesci comunque subito a fugare ogni dubbio, ecco. E quindi io mi ritengo un imitatore puro, ecco, che cerca di non fare le caricature, ecco. Ci sono tanti imitatori che, per far ridere, esaltano al 100% i difetti dei personaggi. Io vado a cogliere piccole sfumature che sono mie, ovviamente, di quel personaggio, ma cerco comunque di essere un imitatore puro.

Il Trump che parla come Pozzetto in "Audiscion".
Il Trump che parla come Pozzetto in "Audiscion".

Sulla differenza tra imitatore puro e comico, nel podcast di Diego Abatantuono, hai detto proprio questo: "Io nasco imitatore perché già a 9 anni non facevo altro che imitare quello che c'era intorno a me". 

Esatto. Infatti io porto uno spettacolo a teatro che si intitola Nei loro panni e lo dico all'inizio dello spettacolo, dico molti dicono "Ma si metta nei miei panni", invece io ho sempre amato mettermi nei panni degli altri. È uno spirito di osservazione che ho fin da quando ero bambino, molto acuto, quindi a volte quando mi presento con una persona molto maleducatamente volte chiedo il nome due volte, perché quando ci si presenta io la prima cosa che vado a guardare subito è come uno parla, come si muove, come tiene gli occhi, gli angoli della bocca. E quindi mi concentro molto di più sulla fisicità, non sul nome.

Ieri è stato eletto il nuovo Papa che in genere è uno dei personaggi più imitati nella storia degli imitatori, qualsiasi Papa da Giovanni Paolo a Papa Francesco, hai già avuto modo di osservarlo? Hai trovato qualche sfumatura interessante?

Non è molto complicato farlo devo essere sincero perché ha questo lieve accento americano e poi ho già notato, insomma, che ha qualche, qualche movenza un po' nervosa particolare. Ovviamente deve entrare prima nel cuore del cuore della gente.

Tu hai imitato anche Papa Francesco.

Papa Bergoglio l'ho imitato per tanto tempo anche nei miei spettacoli e aveva veramente un modo di parlare molto simpatico, che arrivava subito alla gente. Non ci voleva moltissimo a far capire che stavo facendo Papa Francesco.

Perché poi imitare non è solo riprendere la voce, ma è anche dargli un garbo, no? È dargli un carattere. 

Esattamente, ma soprattutto sono gli stessi personaggi che si rendono particolari agli occhi dello spettatore. Io ad esempio imito alcuni politici, mi vengono anche bene, però vedo che quando li faccio dal vivo non suscitano ilarità, mentre molti altri hanno una grossa personalità e quindi si va subito dritti al bersaglio, ecco. Personaggi come ad esempio Matteo Renzi che imito da qualche anno, hanno una forza tutta loro. Io riesco a stare in silenzio per quasi due minuti, fare solo le facce, cammino avanti e indietro sul palco, la gente ride e gradisce molto questa imitazione. Un altro è Gerry Scotti. L'altra sera a Striscia la Notizia hanno fatto vedere un servizio su Monica Setta che avrebbe querelato la sua imitatrice e lui ha detto: "Io c'ho il mio imitatore", poi ha giustamente aggiunto: "Che qualche volta denuncerò". 

Ecco, su Monica Setta. Tu, una volta, sei stato querelato da Adriano Celentano per un milione di euro ai tempi di Markette. 

Non aveva gradito la mia imitazione fatta in collegamento telefonico. Era il periodo in cui c'era RockPolitik e noi andavamo in onda alla stessa ora su La7. Tutti avevano creduto che fosse il vero Celentano.

Com'è finita? 

Alla fine abbiamo vinto noi. In Italia, c'è il diritto di satira, quindi chiunque può fare satira. L'importante è che non si faccia la diffamazione. Ma detto questo, le querele non servono a nulla, servono solo magari per mettere a tacere per qualche periodo il personaggio, ma poi solitamente, insomma, i processi danno ragione a chi fa comicità. Sono solo delle gran perdite di tempo e gran perdite di denaro e addirittura un congestionare alla magistratura che in questo momento proprio non ce ne sarebbe bisogno per cose così futili. Io direi a Monica Setta di lasciare perdere.

Ho letto che ci hai messo sei mesi per imitare Gerry Scotti. È stato uno dei personaggi più difficili? 

Sì, perché ha un tipo di voce che a me portava sempre sul Gabibbo, quando urla "Signori, record!". Piano piano sono riuscito a entrare proprio in empatia con il personaggio e magicamente mi è uscito. Ho iniziato a farlo in radio più che dal vivo. E poi lui stesso è venuto a Radio Deejay un giorno a fare un'intervista e ha voluto sapere in quale studio mi esibivo, lui venuto a cercarmi per farmi i complimenti. Nella sua carriera era un po' la ciliegina sulla torta il fatto che uno potesse imitarlo, perché vuol dire che quando un personaggio viene imitato, diciamo, in qualche modo, è una consacrazione. E lo stesso fu per Mauro Coruzzi. Lui diceva: "Ma chi è questo qua che mi imita?". Quando ha scoperto che ero io molto carinamente addirittura mi ha regalato una sua parrucca, sai quelle bionde platino che pesano 4 chili e ancora oggi uso in qualche spettacolo. Anche se in questo periodo lui si è un po' defilato dalla televisione per ragioni di salute e gli mando un grande abbraccio.

Sei considerato da Max Giusti il miglior imitatore italiano. Curiosamente Max Giusti è il tuo dirimpettaio in questo momento televisivo quando va in onda Audition c'è già GialappaShow.

Stimo tantissimo Max Giusti. Mi ha fortemente voluto in Safe Show, un programma della scorsa stagione su Rai2 e lui è uno di quelli che sa fare benissimo le caricature. Come Max Tortora, lui riesce a estrapolare la cattiveria dei personaggi e la cosa fa molto ridere, forse fa molta più presa di quella che faccio io con i miei personaggi.

Tra voi imitatori c'è più rivalità o più amicizia? Avete un gruppo WhatsApp con altri imitatori, per esempio? Vi sentite? Vi date consigli? 

Sì, devo essere sincero che con l'avvento dei social, con l'avvento di WhatsApp siamo tutti molto più vicini. Non arriviamo al punto di avere una chat, almeno io non sono in nessuna chat di imitatori, però mi sento tantissimo, ad esempio, con Leonardo Fiaschi, che è un altro imitatore molto più giovane di me che stimo molto. C'è Gennaro Calabrese che anche lui fa parte della nuova leva con Maurizio Di Girolamo che collabora con me a Ciao Belli. Ogni tanto ci diamo qualche consiglio. Leonardo Fiaschi mi disse: "Ma sai che tu potresti fare Giorgione orto e cucina che secondo me spacca". Allora io sono andato a comprarmi la parrucca e ho fatto tre reel che stanno andando molto bene. Lui, invece, sa fare benissimo Fiorello e proprio l'altra sera gli ho suggerito di farlo uscire. Ho grandissima stima anche per le imitatrici donne. Penso a Virginia Raffaele, Gabriella Germani, Emanuela Aureli.

Se dovessi scegliere un solo personaggio, uno solo del tuo repertorio da portare con te?

Renato Pozzetto perché è da quando praticamente avevo 7-8 anni che lo imito prima ovviamente con la voce da bambino. Mi piaceva vedere tutti i suoi film e ancora adesso lo stimo tantissimo è il personaggio che forse mi ha fatto più conoscere in giro per i miei spettacoli, lo uso un po' come cartina tornasole per capire che tipo di pubblico ho davanti.

E un altro?

Sono anche molto legato ad Antonio Di Pietro perché Antonio Ricci mi volle a Striscia la notizia nelle sue vesti, sono stato il primo a imitare Antonio Di Pietro, ecco. Poi ci sono alcuni personaggi proprio che ho fatto solo io, tipo Platinette, ad esempio anche Gianfranco Vissani, quando gli chef iniziarono ad andare di moda e adesso Gerry Scotti, ecco. Però, se devo sceglierne uno, il primo personaggio resta Renato Pozzetto.

Come l'ha presa la tua imitazione?

Non pensava che fosse possibile che la gente lo imitasse e mi diceva "Non capisco perché tu mi imiti, ma perché mi devi imitare?". E gli ho risposto: "E perché ogni volta che faccio uno spettacolo e faccio la tua voce il pubblico impazzisce". Poi è successo che lui ha gradito talmente tanto la sua imitazione che mi ha voluto in un programma suo con Cochi che era "Stiamo lavorando per noi", dove io facevo il figlio che lo chiamava in una parodia dell'Isola dei Famosi condotta da Simona Ventura. È una persona fantastica e sono sempre in contatto con Giacomo e Francesca, che sono i suoi figli.

Claudio Lauretta con Vittorio Sgarbi e Paolo Ruffini nella puntata finale di Colorado.
Claudio Lauretta con Vittorio Sgarbi e Paolo Ruffini nella puntata finale di Colorado.

Tra le imitazioni del tuo repertorio, quella di Vittorio Sgarbi. 

(Lauretta fa Sgarbi, ndr) Allora, io ti ringrazio, ti ringrazio veramente, vedo che sei un intenditore, quindi non sei una capra, una capra. Forse lui è uno dei personaggi che mi ha dato più soddisfazione.

Perché?

Prese l'imitazione benissimo. Venne a Colorado, nella puntata conclusiva, in amicizia. Venne appositamente per me a fare il duetto sul palco di Colorado. Era l'ultima puntata di un ciclo e lui proprio al mio fianco eravamo vestiti uguali, cioè un video che va molto su Facebook e ha dimostrato di essere veramente una cara persona. Gli auguro il meglio possibile.

C'è stato un tempo in cui gli imitatori hanno fatto fatica, credo più o meno negli anni 2000, c'è stato un tempo dove gli imitatori sembravano essere qualcosa di vecchio o legato comunque a un vecchio modo di fare la televisione.

La comicità è ciclica, ogni dieci anni cambia qualcosa. Negli anni '70 andavano di moda i personaggi, pensiamo a Non Stop. Poi c'è stato il periodo di Drive-In, dove c'erano le imitazioni nella forma delle caricature. Poi è arrivato Mai Dire Gol e nei 2000, io personalmente ho avuto un periodo di stanca perché con l'avvento di Zelig c'è stato anche l'arrivo del monologhista. E nel cabaret classico non c'è stato più spazio per le imitazioni. Poi ogni tanto c'è il periodo della magia, i maghi comici, ora siamo nel periodo degli stand-up comici, quelli un po' più aggressivi. Ma noi imitatori, non credo che stiamo andando male in questo momento.

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