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Carla Bruni: “Col tumore ho avuto un assaggio della morte, solo la musica mi salva dall’ansia”

Carla Bruni si è raccontata in un’intervista, dopo il successo di quella a Belve su Rai2, parlando del rapporto con l’età, del legame con la sua famiglia e anche della diagnosi di tumore quattro anni fa. La malattia le ha insegnato a pensare all’oggi, ma l’unica cosa che la salva dall’ansia è la musica.
A cura di Ilaria Costabile
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Dopo essere stata tra le protagoniste di Belve con Francesca Fagnani, Carla Bruni ha rilasciato un'intervista a La Repubblica, in cui si apre parlando delle sue difficoltà nell'accettarsi, nonostante l'analisi, ma allo stesso tempo ha sottolineato quanto sia importante affidarsi al presente, l'unica cosa sui davvero si può avere il controllo. La musica, da un certo punto di vista, è stata salvifica: "È un rifugio, risolve l'ansia. Da compositrice e da melomane, mi fa stare bene" racconta, parlando della sua prossima partecipazione al Festival di Spoleto a luglio.

Carla Bruni e il rapporto con la sua immagine

Carla Bruni è sempre stata appassionata di musica, sin da ragazzina: "Ero infantile e solitaria, per me la solitudine non è una ferita, mi piace leggere, scrivere, suonare", era animata dalla speranza e dall'impeto della gioventù, adesso che ha 56 anni sente il peso dell'età: "Un po'. Mia mamma che ha 94 anni dice se solo "Se solo avessi 60 anni, puoi ballare di notte e fare l'amore di mattina. E in effetti ha ragione". L'intervista su Rai2 ha riscosso un grande successo, ma pur facendo la modella, Carla Bruni ha uno strano rapporto con la sua immagine in televisione, anche perché è la prima a giudicarsi aspramente:

Non mi aspettavo questa risposta così positiva. Francesca è bravissima, vitale, mi incuriosiva, sono andata per lei. Non vado in tv, ho paura e non mi piace riguardarmi.Non so se sia un problema di narcisismo, ma mi faccio schifo, mi giudico: “Che aria stupida, come ti sei vestita?”. Sono separata dalla mia immagine. Sono la prima a giudicarmi. Non mi permetto i chili in più. Credo che vengano ad ascoltarmi per la mia musica, ma anche un po’ per guardarmi. Non sono Nina Simone o Aretha Franklin. La mia voce non è tanto al di là del corpo. Anni di analisi non mi sono serviti a niente. 

Il ruolo da madre e sorella

Durante l'intervista a Belve, è emerso anche uno spaccato relativo al ritratto che sua sorella Valeria Bruni Tedeschi ha fatto di lei, in diversi suoi film, sul quale ha avuto anche da ridire. A La Repubblica, però, parla di un legame intenso:

Io e mia sorella non facciamo niente relegato al pubblico. Come attrice è meravigliosa, come regista ha uno stile unico. La questione è: a chi appartengono le storie? A tutti, anche se il suo talento lo vedo ancora di più, quando racconta cose estranee alla famiglia. Sa come la penso, e con le mie sorelle, anche Consuelo (figlia del padre naturale di Carla, Maurizio Remmert) parliamo sempre. C’è distanza geografica ma le nostre anime sono vicine.

Come ha raccontato lei stessa, sua madre ha permesso sia a lei che alle sue sorelle di vivere in maniera serena, ma soprattutto libera, quella stessa libertà che lei concede limitatamente ai suoi figli:

Sono ansiosa. Hanno meno libertà di me, ma rispetto i loro gusti. Giulia ama andare a cavallo. Spero nelle nuove generazioni, tanto dipende dall’educazione. Abbiamo quattro maschi, tre di mio marito, uno mio. Si comportano in modo esemplare. Mio figlio con le donne è un gentleman. Mio marito è un super super super maschio alfa, ma è l’uomo più rispettoso che conosca. Non lo avrei sposato se non fosse così.

Carla Bruni e la sorella Valeria Bruni Tedeschi
Carla Bruni e la sorella Valeria Bruni Tedeschi

Il tumore al seno quattro anni fa

Quattro anni fa la diagnosi di tumore al seno, raccontato anche in un post su Instagram. Un percorso difficile, che ha attraversato con fatica, ma che le ha insegnato a vivere in maniera diversa, più incentrata sull'oggi che sul passato o sul futuro, che in egual modo non possono essere controllati:

Prima ho avuto paura, terrore direi, quasi un assaggio della propria morte. Abbiamo assaggi terribili della morte altrui, ma la tua è diverso. Poi mi ha aperto l’anima, un mondo sconosciuto: essere nella gratitudine del momento e continuare. Aiuta pensare che “la vita è solo adesso”. L’ho capito con questa malattia, che non è finita — gli esami sono buoni, ma uno non sa. Faccio i controlli. La malattia insegna che non hai la libertà di scegliere, sei solo libero di scegliere come reagire. Un incidente, un lutto, la povertà, le malattie non sono una scelta, ma puoi decidere come affrontarli. Il cervello manda brutti pensieri, fa stare in allarme, ma io non sono solo il mio cervello. Se mi preoccupo di cosa succederà domani mi viene l’ansia. Ed è inutile. Non lo so, non posso farci niente e non vivo. Conta che succede ora, e ogni giorno è prezioso.

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