Ada Egidio di Cash or Trash: “Volevo fare il medico. Ho speso 1800 euro per la sedia di Carlo Verdone”

Quando era adolescente sognava di diventare un medico, poi un viaggio a Parigi le ha aperto gli occhi. Figlia di collezionisti, Ada Egidio è cresciuta circondata dall'arte fin da piccola e le è bastato poco per riscoprire una passione, che forse in fondo l'ha sempre accompagnata. Oggi fa parte del cast di Cash or Trash come mercante e gestisce a Roma una galleria d'arte e un negozio di antiquariato. A Fanpage.it ha raccontato la sua storia: dalla sua collezione personale di oggetti, come la "sedia di Carlo Verdone e la maglia di Toto' Schillaci" ai pregiudizi vissuti in quanto donna, fino alla vita privata gelosamente custodita.
Cash or Trash è arrivato per caso o sei stata tu a cercarlo?
È stato tutto molto casuale, una ragazza è venuta nella mia Galleria e si è innamorata del mio lavoro. Mi ha detto che una sua amica voleva intervistare una gallerista, così io ho accettato e solo alla fine ho scoperto essere un casting. Qualche giorno più tardi mi hanno poi chiamato per la puntata pilota.
E come è andata?
Sono andata nel panico quando ho incontrato i miei colleghi. Vedere Roberta Tagliavini inizialmente mi ha spaventata, perché nel nostro mondo è considerata una sorta di ‘mostro sacro'. Mi sono sentita catapultata in una realtà del tutto nuova e non nego di essermi chiesta ‘ma perché hanno chiamato me?".
In base a cosa decidi quanto offrire per un oggetto e per quali “combattere”?
Noi vediamo gli oggetti per la prima volta quando Paolo Conticini li scopre e li mostra al pubblico. Io sono un'onnivora, mi batto in quasi tutte le aste e i miei interessi vanno dal modernariato all'arte vintage, non c'è una categoria che preferisco. L'idea che mi faccio riguarda la vendibilità e punto una cifra in base a quanto so che potrei chiedere al cliente finale. Se poi c'è una storia dietro l'oggetto, allora lo vedo con occhi diversi, mi faccio prendere dall'emozione e combatto per la persona.
Che fine fanno poi gli oggetti che acquisti?
La maggior parte li vendo nel mio negozio, in fiera o online, mentre alcuni li conservo per me, nella collezione che ho a casa. Per esempio, ho tenuto la maglia di Totò Schillaci e mi sono fatta autografare una copertina da Sveva Casati Modignani.
Quale è la cifra più alta che hai speso per un oggetto?
Ho speso 1800 euro per una sedia di Carlo Verdone. Sono un'appassionata di cinema e per me è stato l'oggetto più emozionante.
Da casa l’impressione è che tu sia una delle mercanti più agguerrite. È così?
Sono molto agguerrita, anche se nascondo un lato tenero e Roberta (Tagliavini, ndr) mi prende giro. Lei è super agguerrita, ancora più di me, invece nella vita privata è una donna molto dolce e una cara amica. In asta non si fanno prigionieri, sono disposta a tutto per prendere un oggetto, anche a bluffare.
Cioè?
Demolisco l'oggetto dicendo quanto è brutto oppure non parlo e mi faccio vedere poco interessata. Mi studio i colleghi, provo a capire a quanto arriveranno le loro offerte. Non è per niente semplice, è quasi un gioco d'azzardo.

Perché, secondo te, Cash or Trash piace così tanto al pubblico?
È un programma leggero ma per niente superficiale, capace di unire le persone. Tutta la famiglia si riunisce in casa e ogni componente prova a valutare gli oggetti, per noi è una grande emozione. Penso anche che abbia contribuito a dare rispetto al nostro lavoro, sdoganando l'idea che questo mondo sia ‘vecchio'. Prima c'era poca comprensione e tanti pregiudizi.
Pregiudizi anche per il fatto di essere donna in questo settore?
Anche questo tipo di pregiudizio purtroppo c'è sempre. Noi donne dobbiamo sgomitare e lavorare il triplo per essere considerate brave. Adesso sicuramente ci sono stati dei passi avanti e c'è più rispetto delle donne nel nostro lavoro, forse anche grazie a Cash or Trash.
I tuoi genitori sono collezionisti, quanto ti ha influenzato nello scegliere la tua professione?
Mi hanno sempre lasciato libera, ma la loro passione e curiosità con il passare del tempo mi hanno totalmente rapita. Non mi sono mai sentita obbligata a fare questo lavoro, ma li ringrazierò a vita perché è il più bello dal mondo.
Lo hai sempre voluto fare o avevi un piano B?
Fino a metà del liceo volevo fare il medico, in particolare il chirurgo ortopedico. La medicina era la mia passione ma ho cambiato in corso d'opera. Mi sono iscritta a economia, finanza e legislazione d'impresa, volevo avere una mia azienda, poi i miei genitori mi hanno mandato a Parigi a studiare la lingua e lì ho iniziato a lavorare come gallerista. Quando sono tornata a casa, ho aperto il mio negozio.
Tua figlia ama l'arte quanto te?
Mia figlia è appassionata di arte e tanti oggetti li collezioniamo insieme. Non credo però che seguirà le mie orme, vuole fare l'avvocato e a me interessa solo che sia felice.
E tuo marito?
In realtà non sono sposata e con il padre di mia figlia non stiamo più insieme da diversi anni. Lui lavora nell'ambito del design, ci siamo conosciuti durante una fiera, eravamo due mondi opposti ma complementari. È una persona a cui voglio molto bene, ma non parlo mai della mia vita privata.
Perché?
La televisione non era una mia aspirazione, sono una persona molto riservata e preferisco mantenere la privacy su certi temi. Questa scelta è anche una forma di protezione nei confronti di mia figlia, che ha 16 anni e che non ha scelto di avere una vita sotto i riflettori. Nel mio negozio vengono tantissimi fan del programma e questo aspetto mi lusinga molto, perché ancora sono incredula all'idea che alcune persone mi riconoscano per strada. La prima cosa che mi dicono è "Lo sai che sei più giovane dal vivo?" (ride, ndr) e poi "Sai che sembri una di famiglia? Ceno tutte le sere con te".