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Carlo Verdone sull’intelligenza artificiale: “Rischia di essere la morte del cinema d’autore”

Il regista interviene al Giffoni Film Festival e parla di un tema che è al centro dello sciopero di sceneggiatori, registi e attori in America, ovvero la lotta all’AI: “Sono d’accordo con loro, ha Se arriveremo al punto in cui riproporranno Verdone a 38 anni, comprando la mia immagine, sarà la morte del cinema d’autore”.
A cura di Andrea Parrella
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Il tema dell'intelligenza artificiale è senza ombra di dubbio tra quelli che dominano il dibattito pubblico degli ultimi mesi. Un argomento enorme che si infila praticamente in ogni ambito che abbia a che fare con la creatività, diventato una delle ragioni principali dello sciopero di sceneggiatori e attori che tiene fermo il mercato dell'audiovisivo in America da settimane.

Uno sciopero che non riguarda l'Italia, ma che inevitabilmente sollecita una riflessione anche alla nostra latitudine. A parlarne, nelle ultime ore, è stato Carlo Verdone, il regista che tornerà con la seconda stagione di Vita da Carlo dal 15 settembre su Paramount+. Verdone ha detto la sua sul tema intervenendo al Giffon Film Festival e dicendosi totalmente d'accordo con le istanze di colleghi e colleghe che stanno protestando negli Stati Uniti. Queste le sue parole riportate da TvBlog:

Sono d’accordo con loro. Se arriveremo al punto in cui riproporranno Verdone a 38 anni, comprando la mia immagine, sarà la morte del cinema d’autore. Aveva ragione Godard, quando disse ‘Addio al linguaggio’. Stiamo attenti agli algoritmi, che definiscono il finale della tua opera: il finale deve essere deciso dagli autori. Questo sciopero è sacrosanto, mette subito i paletti. Se interviene l’intelligenza artificiale, finisce l’arte.

Ma perché il cinema si oppone all'intelligenza artificiale e in che modo si crede che questa possa cambiare i connotati delle produzioni audiovisive? Una spiegazione l'ha fornita Lilly Wachowski, regista di Matrix, che nei giorni in cui l'associazione statunitense che riunisce i registi di tv e cinema (Directors Guild of America (Dga) era sul punto di sottoscrivere il contratto collettivo con gli studios di Hollywood, ha pubblicato una serie di tweet per spiegare perché avrebbe votato no all'accordo. Secondo il suo punto di vista, la clausola sull'Ai del contatto, che stabilisce che l'intelligenza artificiale generativa non può essere considerata al pari di una "persona" o svolgere mansioni normalmente riservate ai membri della Dga, non era sufficiente. Ecco quello che aveva scritto: "Dobbiamo cambiare la formulazione in modo da sottintendere che non utilizzeremo l'Ai in nessun reparto e in nessun programma a cui lavoriamo. Sono fermamente convinta che la battaglia che ci troviamo ad affrontare in questo momento nel nostro settore sia un microcosmo di una crisi molto più grande e fondamentale".

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