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Poliziotta fa sesso con detenuto in carcere: “Buco nei pantaloni per non farsi scoprire”

I rapporti sessuali sarebbero stati consumati in vari ambienti del carcere come ad esempio nella cucina e nella lavanderia della prigione inglese ma anche nella stessa cella del detenuto. Per non farsi scoprire, la poliziotta quarantenne addirittura si sarebbe creata appositamente un buco nei pantaloni.
A cura di A. P.
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Per mesi avrebbe intrattenuto una relazione con un detenuto rinchiuso nel carcere di massima sicurezza in cui lei lavorava come agente di custodia, lasciandosi andare a continui rapporti sessuali con l’uomo all’interno delle mura del carcere. Per questo una poliziotta britannica, la 40enne Stephanie Smithwhite, è finita a sua volta in carcere dopo una condanna a due anni di reclusione emessa da un tribunale locale. Gli episodi contestati alla donna risalgono a due anni fa e sarebbero avvenuti della prigione di massima sicurezza di Frankland, vicino Durham, che ospita alcuni dei criminali più pericolosi del paese. Secondo l’accusa, la donna avrebbe intrapreso una relazione durata più di sei mesi con il 56enne Curtis ‘Cocky' Warren.

I rapporti sessuali sarebbero stati consumati in vari ambienti del carcere come ad esempio nella cucina e nella lavanderia della prigione ma anche nella stessa cella del detenuto. La coppia si sarebbe scambiata effusioni evidenti come baci e abbracci ma avrebbe consumato anche rapporti completi. Per non farsi scoprire la quarantenne addirittura si sarebbe creata appositamente un buco nei pantaloni. In Aula la poliziotta ha negato che il buco nei pantaloni dell'uniforme fosse per uno scopo sessuale, ma il giudice ha detto che era difficile immaginare per quale altro motivo poteva essere stato creato.

Secondo l’accusa, il detenuto si sarebbe servito di lei per portare in prigione droga e cellulari per comunicare con l’esterno ma anche per ottenere informazioni sulle telecamere di sicurezza. Il rapporto tra i due scoperto quando altri membri del personale del carcere hanno iniziato ad avere sospetti sula dona facendo scattare le indagini a carico della polizotta. Il giudice ha ammesso che non c'erano prove del fatto che aveva fornito a Warren merci illegali in carcere, ma l’ha condannata

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