171 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

“Instagram l’ha uccisa”: la denuncia di un padre dopo che la figlia 14enne si è suicidata

Il racconto alla Bbc del padre di una ragazza morta suicida nel 2017 a 14 anni. L’uomo ha parlato di sua figlia come di una ragazza che “aveva tanto da offrire” e che secondo lui sarebbe morta anche per colpa dei post che su Instagram incoraggiano all’autolesionismo e al suicidio.
A cura di S. P.
171 CONDIVISIONI
Immagine

“Non ho dubbi che Instagram abbia contribuito a uccidere mia figlia”. A pronunciare queste parole è stato Ian Russell, il padre di Molly, una ragazza inglese che nel 2017 si è tolta la vita. Molly aveva quattordici anni quando si è suicidata. La sua famiglia crede che i social media, e in particolare Instagram, siano in parte responsabile di tale tragedia. Il padre di Molly, intervistato dalla Bbc, ha voluto parlare dell’impatto che Instagram ha avuto su sua figlia. Ian ha parlato di sua figlia – Molly era la più giovane di tre sorelle – come di una ragazza che aveva tanti progetti per il suo futuro e che era “entusiasta” anche il giorno prima di morire. Aveva fatto i compiti e anche preparato la borsa per andare a scuola il giorno dopo. Solo dopo la sua morte la famiglia ha scoperto che, tramite Instagram, Molly aveva interagito per persone depresse, che parlavano di autolesionismo e suicidio.

"Morta dopo aver visto post che incoraggiano all'autolesionismo" – “Alcuni contenuti erano scioccanti perché incoraggiavano all’autolesionismo, collegavano l’autolesionismo al suicidio, non ho dubbi che Instagram abbia contributo a uccidere mia figlia”, ha quindi denunciato l’uomo nel corso dell'intervista. “Aveva così tanto da offrire e ora non c’è più”, si è sfogato ancora parlando per la prima volta di quanto accaduto alla studentessa. Instagram si impegna a rimuovere contenuti che incoraggiano persone a compiere atti di autolesionismo, ma gli utenti riuscirebbero comunque a trovare post del genere. Dopo la morte della quattordicenne è nata una fondazione, “Molly Rose Foundation”, attraverso cui la sua famiglia vuole ricordare la ragazza e aiutare altri giovani: “Vogliamo aiutare a individuare coloro che soffrono di disagi mentali e indirizzarli verso quanti possono fornirgli l’aiuto di cui hanno bisogno”, si legge in una dichiarazione della famiglia di Molly.

171 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views