Siria, le bombe uccidono altri bambini. Un generale: “Assad usa armi chimiche”

Giorno dopo giorno, dalla Siria, continuano ad arrivare tragici bollettini di guerra. Dopo il sanguinoso attacco al panificio nella provincia centrale di Hama la spirale di violenza non si è arrestata e continua a essere vivo anche il sospetto dell’utilizzo da parte di Assad delle armi chimiche. L’ultima accusa arriva dal maggior generale Abdulaziz Jassim al-Shalal, il capo della polizia militare siriana. Il generale, che ha disertato ed è passato con i ribelli (si tratta di uno degli abbandoni più importanti che seguono quelli della scorsa estate), ha accusato Bashar al Assad di aver usato le armi chimiche nell’attacco a Homs il giorno precedente al Natale. Gli oppositori, la vigilia di Natale, avevano già denunciato l’utilizzo di gas velenoso a Homs e gli Stati Uniti e la comunità internazionale avevano già "avvisato" Assad delle conseguenze di una tale decisione. Il regime in Siria, secondo il disertore, avrebbe deviato dalla sua missione fondamentale di proteggere la nazione trasformandosi in una banda che semina morte e, per questo motivo, lui ha deciso di abbandonare Assad.
Più di 45mila morti dall'inizio della guerra – Le accuse del capo della polizia sono state riportate dal Times che ha rilanciato un video del generale che parlava, spiegando le ragioni della sua decisione, dal confine con la Turchia. Intanto, oggi, secondo quanto hanno fatto sapere i comitati locali anti-regime, sono state uccise 84 persone. Un bilancio assolutamente parziale e che conta, al suo interno, 21 bambini. Particolarmente sanguinoso è stato un bombardamento avvenuto nella provincia di Raqqa, nel nord del Paese: sotto le bombe sono rimasti uccisi 17 minori. E come spesso è successo negli ultimi tempi, gli stessi attivisti hanno postato dei video sul web in cui si vedono i resti delle vittime. Ad oggi, l’Osservatorio siriano dei diritti umani ha aggiornato il bilancio delle vittime della guerra, sono morte oltre 45mila persone in 21 mesi di conflitto. Oltre 30mila di questi erano dei civili. Il numero dei soldati uccisi è di 11.217, i disertori del regime sono stati 1.511.