Siria, i curdi scacciano l’Isis e si riprendono Kobane
La resistenza curda a Kobane ha portato i frutti sperati. Dopo quattro mesi di assedio e scontri sanguinosi con i miliziani jihadisti la città simbolo della resistenza all’Isis è libera. A dare la notizia è l'Osservatorio siriano per i diritti umani, che segnala sporadici combattimenti in due sobborghi, Kani Erban e Maqtalah, dove c'è una residua presenza degli uomini fedeli al Califfato. I combattenti curdi, guidati da Mahmoud Barkhadan, hanno conquistato il "90% di Kobane", precisa l'Osservatorio, mentre i miliziani jihadisti ancora asserragliati in città – tra i quali ci sarebbero molti minorenni – si trovano in due aree, nella periferia orientale. "La città è sotto il nostro totale controllo" ha confermato Sherwan Minbij Darweesh, uno dei responsabili media dell'Ypg, le Unità di protezione popolare, che ha raccontato che "sono decine" i cadaveri trovati per le strade dei quartieri e sotto le macerie, molti "sono di ragazzi che sembrano non aver compiuto i 18 anni". Da metà settembre a oggi, si stima vi siano stati oltre 1.600 morti negli scontri, mentre circa l'80% dei raid della Coalizione hanno riguardato proprio sull'area di Kobane.
Resta comunque complicata la situazione per i tanti profughi che hanno lasciato Kobane per sfuggire alle violenze dei combattenti dello Stato islamico.
Oggi la Turchia ha aperto vicino il più grande campo profughi, proprio nella città, finora allestito per accogliere i rifugiati siriani. Collocato lungo il confine a Suruc, è una tendopoli in grado di ospitare fino a 35mila persone. Include due ospedali da campo e un centro scolastico per 10mila alunni. Secondo la direzione disastri ed emergenze Afad circa 200mila profughi sono arrivati in Turchia a causa dei combattimenti di Kobane. La Turchia ha già aperto lungo il confine con la Siria 24 campi profughi che accolgono 265mila siriani. Secondo le autorità turche il paese ospita complessivamente 1,7 milioni di profughi della Siria