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Sinodo, il messaggio finale: “La Chiesa non escluda nessuno”

“Facciamo appello ai governi di promuovere i diritti della famiglia per il bene comune”, dicono i padri sinodali nel messaggio finale del Sinodo. Nel testo anche una riflessione sul percorso pastorale dei divorziati e un pensiero alle vittime degli abusi.
A cura di Biagio Chiariello
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Aprirsi ad una riflessione sui sacramenti ai divorziati e non escludere nessuno. Sono due elementi chiave del messaggio finale del Sinodo, approvato in larga maggioranza nella mattina di sabato dai membri della congregazione generale, dopo alcuni ritocchi apportati in seguito alla discussione nella congregazione generale di venerdì. Lo ha reso noto il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. In realtà, lunedì scorso la relatio post disceptationem aveva suscitato la reazione di numerosi padri sinodali, preoccuparti dalle aperture nei confronti delle coppie di fatto, delle unioni omosessuali e sul tema della comunione ai risposati.

"Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell'accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciò grati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsi carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie". La Chiesa si apre ai "mutamenti della società". "Abbiamo riflettuto sull'accompagnamento pastorale e sull'accesso al sacramento dei divorziati risposati nella prima tappa del nostro cammino sinodale", ha detto il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente della commissione per il messaggio steso dai Padri sinodali. Ma "Ognuno porta le sue ragioni, le sue argomentazioni, tenendo conto che la casistica è molto complessa: non è così semplice come dicono queste due parole, pensate alla persona che è stata lasciata e poi si trova con due figli e per sopravvivere ha stabilito una nuova relazione".

Un pensiero anche "ai bambini e ragazzi vittime di abusi persino da parte di coloro che dovevano custodirli e farli crescere nella fiducia". Nel loro messaggio i padri sinodali hanno voluto accumunare le vittime degli abusi ai poveri e feriti di oggi. "Pensiamo pure – scrivono – alla folla delle famiglie povere, a quelle che s'aggrappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza, alle famiglie profughe che senza speranza migrano nei deserti, a quelle perseguitate semplicemente per la loro fede e per i loro valori spirituali e umani, a quelle colpite dalla brutalità delle guerre e delle oppressioni". "Pensiamo – scrivono i padri – anche alle donne che subiscono violenza e vengono sottoposte allo sfruttamento, alla tratta delle persone, e ai membri di tante famiglie umiliate e in difficoltà".

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