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Scrivono “fuoco ai migranti”: condannati a leggere libri e stare mesi senza Facebook

Tolleranza zero dall’Ufficio esecuzioni penali esterne nei confronti di quattro italiani tra i 34 e i 56 anni che si erano lasciati andare a frasi e commenti beceri sul tema dei richiedenti asilo (“gente sporca, laviamoli con la benzina e diamogli fuoco”). Dovranno anche scrivere considerazioni sul problema dell’immigrazione.
A cura di Biagio Chiariello
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Sei mesi senza Facebook e obbligati a leggere libri e partecipare a incontri sul tema dell’emigrazione. Questa la "condanna" disposta dall'Ufficio esecuzioni penali esterne di Venezia nei confronti di 4 cittadini italiani, di età compresa tra 34 e 56 anni, residenti nella zona di Portogruaro (Venezia), che avevano pubblicato commenti feroci sui social, contro i migranti e i richiedenti asilo. Le affermazioni, riferisce ‘Il Messaggero Veneto’, erano state ospitate nel luglio dello scorso anno sul blog ’Sei di Portogruaro se’.

“Bisogna aiutarli, ne ospitiamo uno in ogni casa e li laviamo con la benzina e poi li asciughiamo col lanciafiamme e tutto è risolto”, oppure “gente sporca, devono morire, se trovo uno di loro gli verso dell’acido di batterie così capiscono che non li vogliamo”, e per finire con “diamo fuoco al palazzo con loro dentro”.

Un campionario di bestialità e violenza costo loro l'assoluta astensione da Facebook. Ma non solo: nei sei mesi di condanna, i quattro dovranno leggere libri o guardare film sulle tematiche dell'immigrazione, meditando e poi scrivendo alcune brevi temi sull'argomento. Saltuariamente saranno convocati nell'ufficio delle esecuzioni penali per dei controlli in merito. Infine pagheranno 200 euro a titolo di risarcimento del danno e svolgeranno lavori di pubblica utilità per quattro ore la settimana.

La loro condannata è legata alla violazione della legge Mancino. A ciò si aggiunga l’aggravante della discriminazione razziale. Il processo rimarrà sospeso per sei mesi. Il 14 maggio 2019 i giudici convocheranno in aula gli imputati per valutarne il ravvedimento. Se dimostreranno di aver seguito le prescrizioni dell’Uepe, la loro vicenda giudiziaria si potrà dire conclusa.

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