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Vita da juicer: “Mi pagano 2,50 euro per ogni monopattino ricaricato”

Vanno in giro con macchine e furgoni, prelevano da 10 a 25 monopattini, li ricaricano e li riportano nei punti di raccolta. Se l’85% delle consegne sono perfette l’app gli dà un upgrade, in caso contrario diminuisce il numero di monopattini che possono prendere. Diminuendo così il guadagno. Sono i juicer, nuovi lavoratori della gig economy, il cui guadagno è deciso da un algoritmo.
A cura di Redazione Roma
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Un furgone in affitto, una ventina di caricatori, una partita Iva e un buon dosaggio di corrente, poi alla bolletta ci si penserà. È tutto quel che serve per diventare un juicer, l’ultima nuova opportunità di impiego per i lavoratori della gig economy. Ogni mattina i juicer portano i monopattini nei luoghi di raccolta, recuperano quelli scarichi, li portano a caricare, a casa propria o in un magazzino affittato, e li rimettono in circolazione. Più monopattini raccogli, più guadagni, secondo una logica cara all’economia dei lavoretti. Mentre le altre tre compagnie operanti a Roma si servono di personale interno per il fabbisogno energetico dei propri veicoli, Lime ha inventato questa nuova figura professionale per la cura della propria flotta.

“Sono passato dalla padella alla brace, da fattorino di Deliveroo a juicer”, dice ridendo Roberto. Sono le 5.30 di mattina e sta caricando sul furgone affittato, 40 euro al giorno, i 25 monopattini recuperati il pomeriggio precedente. Fa questo lavoro da pochi giorni, da quando i monopattini sono tornati a sfrecciare per le vie di Roma, dopo lo stop provvisorio dell’estate passata. “I caricatori li avevo già, l’anno scorso ne davano dieci gratis. Ora costano 15 euro l’uno. Per l’elettricità è stato un problema, inizialmente mi ero allacciato al garage di casa, pensando fosse legato al mio contatore. Poi, dopo le proteste dei condomini, ho dovuto trovare un’altra soluzione, questo garage allacciato al contatore dell’attività di un conoscente”.

Roberto lavora insieme alla moglie, lei guida, lui carica e scarica, il più velocemente possibile. “I mezzi sono pesanti, sui 20 kg. Abbiamo anche un figlio di due anni, lo lasciamo a casa coi nonni ma alla lunga sarà un problema, adesso stiamo sperimentando per capire quanto possa essere conveniente questo lavoro”. Ogni monopattino vale dai 2,50 ai 3,50 euro. “Con il furgone riesco a prenderne 25, se li trovo. Devo sbrigarmi, può succedere anche che arrivo nel luogo dove l’app segnala dei veicoli scarichi e trovo un altro furgone che mi soffia il mezzo. Prima lo facevo con la macchina, li accatastavo uno sopra l’altro ma riuscivo a prenderne al massimo 10”.

Come per i lavoratori delle app di food delivery, anche per i juicer è un algoritmo a decidere avanzamenti, promozioni e declassamenti. “Prima l’app mi consentiva di prendere solo 10 veicoli. Se per alcuni giorni effettui almeno l’85% di consegne perfette, monopattini carichi almeno al 95% entro le 7 di mattina, l’app ti dà un upgrade e ti consente di raccoglierne 25. Se li trovo provo a prenderne il numero massimo, li porto in magazzino, li carico e alle 3 di pomeriggio inizio un altro giro. Se si scende sotto l’85% di consegne perfette, si torna a 10 monopattini”.

Benzina, affitti, elettricità, tutto a carico del lavoratore, a partita Iva. “Oggi un monopattino in media ha reso 2,62 euro, ne ho presi 20 stamani, ne prenderò 25 oggi pomeriggio. Comunque sono 6/7 ore di lavoro, in due turni da 3 ore e mezzo. Rispetto a Deliveroo, a parità di tempo, penso si guadagni meglio”. A fine giornata Roberto e la moglie fanno i conti: sono circa 118 euro, per il lavoro di due persone. Una cifra cui va sottratto l’affitto del furgone, il costo della benzina e dell’elettricità: gig economy al kilowatt ora.

Di Filippo Poltronieri

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