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Valeria morta a 27 anni per una meningite non diagnosticata: la perizia dà ragione ai genitori

Secondo chi indaga, sarebbero stati commessi due errori medici. Il primo è legato alla diagnosi errata di cefalea e alla somministrazione del Toradol, un potente antidolorifico che di fatto ha semplicemente ‘nascosto’ il dolore. Il secondo errore riguarda un medico che ha diagnosticato una lombo sciatalgia.
A cura di Enrico Tata
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Nessun medico è riuscito a diagnosticare la meningite e per questo Valeria Fioravanti, 27 anni, è morta lo scorso 10 gennaio. Stando a quanto riporta la Repubblica, la perizia commissionata per esaminare il caso ha riscontrato diversi errori medici e adesso i tre sanitari che visitarono la ragazza rischiano un processo con l'accusa di omicidio colposo.

Secondo chi indaga, sarebbero stati commessi due errori medici. Il primo è legato alla diagnosi errata di cefalea e alla somministrazione del Toradol, un potente antidolorifico che di fatto ha semplicemente ‘nascosto' il dolore. Il secondo errore riguarda un medico che ha diagnosticato una lombo sciatalgia per un mal di schiena di cui si lamentava la ragazza. E invece si trattava di meningite batterica.

Come abbiamo riportato, il calvario di Valeria è cominciato il giorno di Natale al Campus Biomedico di Roma, dove viene operata per un foruncolo infiammato. Dopo due giorni, la giovane va al pronto soccorso del Policlinico Casilino per un forte mal di testa che non rispondeva a trattamento con tachipirina. Il medico la dimette dopo averle fatto una iniezione di Toradol, un potente antidolorifico, e averle prescritto una visita specialistica presso un centro che si occupa di cefalee.

Valeria si reca infine al pronto soccorso dell'ospedale San Giovanni, dato che i dolori non accennavano a diminuire, ma i medici la dimettono con una diagnosi di lombo sciatalgia dovuta a una protrusione alla colonna e una terapia di antinfiammatori. Il 5 gennaio torna ancora al pronto soccorso e i medici finalmente intuiscono che potrebbe trattarsi di una meningite batterica. Ma ormai è troppo tardi. Viene ricoverata il 7 gennaio in terapia intensiva al Policlinico Gemelli, entra in coma e viene sedata. Il 10 marzo viene dichiarata morta e i genitori cominciano la loro battaglia legale per avere giustizia.

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