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Ultima Generazione, carbone vegetale nella fontana di piazza Navona: aperta un’inchiesta

Il reato ipotizzato dai pubblici ministeri di piazzale Clodio è quello di “deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”.
A cura di Natascia Grbic
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I pubblici ministeri di Roma hanno aperto un fascicolo d'indagine sull'ultimo blitz degli attivisti di Ultima Generazione. Gli ambientalisti hanno versato del carbone vegetale nella fontana dei Quattro Fiumi di piazza Navona a Roma, colorando l'acqua di nero. Il reato ipotizzato è quello di "deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici".

L'azione degli attivisti di Ultima Generazione è andata in scena nel primo pomeriggio del 6 maggio. Alcuni ragazzi sono entrati nella fontana agitando gli striscioni arancioni simbolo del loro movimento, con scritto ‘Non paghiamo il fossile'.

"Questo liquido è nero come il futuro che attende l’umanità e che si sta già manifestando con siccità e alluvioni sempre più frequenti", hanno dichiarato gli attivisti durante il blitz, durato circa dieci minuti.

Sul posto sono arrivati i carabinieri e gli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale che hanno provveduto a far uscire gli attivisti dalla fontana. L'informativa ai pubblici ministeri è stata inviata proprio dai vigili urbani, che hanno stilato una relazione su quanto accaduto.

"Nella Fontana dei Quattro Fiumi si trovano le statue che ritraggono i quattro fiumi principali della Terra, uno per ogni continente allora conosciuto: il Danubio, il Gange, il Nilo e il Rio de la Plata. Lungo i fiumi si sono sviluppate le prime civiltà, perché l’acqua è una risorsa fondamentale per la vita dell'uomo, rendendo fertili e coltivabili i terreni – hanno dichiarato in una nota gli attivisti – La crisi climatica, fatta di ondate di calore, lunghi periodi di siccità e fenomeni estremi, mette in pericolo questo equilibrio che ha reso e rende possibile la vita per tutti noi. Ne sono drammatica testimonianza la scarsità di acqua che sta compromettendo le colture lungo il Po, da un lato, e gli ultimi due eventi estremi che hanno investito Calabria ed Emilia Romagna, dall’altro".

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