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Truffe alla Regione Lazio, maxi blitz antiriciclaggio: 4 persone arrestate, 11 indagate

L’operazione della Guardia di Finanza interessa non solo l’Italia, ma anche Svizzera, Germania Malta e Regno Unito. Sequestrate 16 società e oltre 500mila euro.
A cura di Natascia Grbic
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Blitz anti-riciclaggio questa mattina da parte della Guardia di Finanza di Catania in tre regioni, Sicilia, Lombardia e Lazio nell'ambito di un'inchiesta riguardante truffe alla Regione Lazio. Quattro persone sono state arrestate mentre altre undici risultano indagate per i reati di associazione a delinquere, truffa nei confronti dello Stato, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio. L'operazione ‘Moneyback' non interessa solo Italia, ma anche cinque Stati esteri, tra cui Germania, Malta, Svizzera e Regno Unito. Sedici società sono state sottoposte a sequestro preventivo, così come fondazioni con sede a Catania, Roma, Milano e Agrigento. Sequestrati anche oltre 500mila euro detenuti in Italia e all'estero.

Secondo le prime informazioni diffuse successivamente al blitz, sarebbero cinque le truffe alla Regione Lazio. Queste sarebbero state messe in atto per far ottenere alle società degli indagati, attive nel settore turistico, cinque linee di finanziamento a tasso agevolato per 250mila euro erogati grazie al Fondo rotativo per il piccolo credito istituito per sostenere le piccole e medie imprese del Lazio. Per ottenere questi finanziamenti però, sarebbero stati presentati – con la compiacenza di due commercialisti, uno di Catania e uno di Frosinone – bilanci e dichiarazioni false all'Agenzia delle Entrate per il periodo tra il 2014 e il 2018.

Le indagini ipotizzano non solo cinque truffe alla Regione Lazio, ma anche nei confronti di privati. Gli indagati avrebbero finto di essere rappresentanti di una fondazione mai esistita dello Stato Vaticano, e avrebbero prospettato alle persone truffate la possibilità di ottenere dei finanziamenti a fondo perduto. Queste persone però, chiedevano il pagamento di 260mila euro come contributo per le spese amministrative, che ovviamente venivano sottratti ai truffati, che non li vedevano più. "In tutti i casi – spiega la Guardia di Finanza – le somme provento delle truffe sono state oggetto di operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio. Gli importi, infatti, a cura degli stessi indagati o di altri soggetti a loro vicini, sono stati prima frazionati su diversi conti correnti, intestati a società o fondazioni, e successivamente trasferiti verso altri depositi, anche detenuti all'estero in istituti di credito tedeschi e maltesi".

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