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Tamara Ianni a Belve: “Denunciai gli Spada quando mi ordinarono di prostituirmi”

Tamara Ianni racconta a Belve l’episodio che l’ha convinta a denunciare il clan Spada: “Un giorno mi hanno messo la pistola in bocca, pagavamo 500 euro a settimana, ma non gli bastavano più. Mi hanno chiesto di prostituirmi per loro. Preferirei morire piuttosto che fare una cosa del genere”.
A cura di Enrico Tata
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Tamara Ianni a Belve Crime
Tamara Ianni a Belve Crime

Tamara Ianni e suo marito vivono sotto protezione da quando hanno deciso di denunciare gli Spada di Ostia. È anche grazie alle loro deposizioni che 32 membri del clan sono finiti sotto processo. "Eravamo disperati, gli avevamo già dato due case. Quando hanno cercato di toccare mio figlio non ce l'ho più fatta", ha raccontato Ianni, ospite della prima puntata di Belve Crime, la trasmissione di Rai Due condotta da Francesca Fagnani.

Da quando ha deciso di denunciare, i suoi parenti hanno tagliato i ponti con lei: "Hanno deciso di restare a Roma e a Ostia, è stata una decisione loro. Non hanno appoggiato la mia scelta. Ho letto tramite i giornali che non volevano avere più a che fare con me. Ho provato a chiamare, ma mi hanno bloccata. Mi hanno disconosciuto, credo per paura. Questo mi fa stare male. Ho due fratelli, gli auguro la vita più felice del mondo, ma io non ricordo più la loro voce. Vorrei le scuse dai nostri famigliari, ma loro non accettano, non vogliono. Neanche sanno di avere una nipotina nata quattro anni fa. Stanno perdendo tanto amore da dare a questi nipoti".

Lo zio del marito di Ianni era uno dei boss di Ostia, Giovanni Galleoni, detto Baficchio, capo del clan dei Baficchi che controllava la zona di via Forni. È stato ucciso nel 2011 dagli Spada. "I Baficchi stavano su via Forni e gli Spada a piazza Gasparri. Finché era vivo lo zio di mio marito c'era rispetto, che è saltato quando l'hanno ucciso".

In un garage occupato da Baficchio c'era una vera e propria stanza delle torture: "Quel garage era dell'Ater e lui se n'era appropriato. Lì c'era la stanza delle torture, una stanza di gommapiuma. Mio marito mi ha raccontato di queste persone che venivano portate nel garage…. A Massimo Massimiani, detto Lelli, Baficchio ha sparato all'orecchio. Al fratello di Lelli, Sandrino, un giocatore di calcio promettente, gli ha spezzato un ginocchio".

Quando Baficchio viene ucciso, gli Spada diventano i padroni di Ostia e anche Lelli prende potere. E Tamara Ianni diventa un bersaglio: "Le minacce e le torture iniziano perché avevamo occupato due case, io e mia suocera. Nel 2012 nacque anche mio figlio e mio marito ha deciso di chiamarlo Giovanni per omaggio allo zio. Lì è cominciato il putiferio, ci volevano punire. Quel nome, Giovanni, secondo loro, gli Spada, doveva restare sotto terra. A mio marito gli hanno tagliato i tendini di una mano, venivano sotto casa con le pistole, ci buttavano giù la porta, era una situazione invivibile. Prendevamo le botte ogni giorno, io e mio marito. Hanno preso mia suocera, l'hanno lanciata da una rampa di scale".

Qual è l'episodio che ha convinto Tamara a denunciare, ha chiesto Francesca Fagnani. "Un giorno mi hanno messo la pistola in bocca, pagavamo 500 euro a settimana, ma non gli bastavano più. Mi hanno chiesto di prostituirmi per loro. Preferirei morire piuttosto che fare una cosa del genere. Quel giorno sono andato da mio marito e lui mi diede uno schiaffo e disse: ‘Non dire queste cose, mi vuoi fare litigare con quelli'".

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