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La strage di Ardea: uccisi due bimbi e un anziano

Strage di Ardea, i risultati dell’autopsia: i fratellini uccisi con un colpo ciascuno

Il fratellino più grande, 10 anni, è stato colpito al petto, quello più piccolo, cinque anni, alla gola. Per quanto riguarda la terza vittima della strage di Ardea, il pensionato Salvatore Raineri, l’autopsia ha confermato il decesso per un colpo di pistola alla testa. Nella giornata di domani, giovedì 17 maggio, verrà eseguita l’autopsia sul corpo dell’omicida, Andrea Pignani.
A cura di Enrico Tata
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I fratellini Daniel e David sono stati uccisi da un solo colpo di pistola ciascuno. Questi i primi risultati delle autopsie eseguite sui corpicini dei due bambini uccisi domenica mattina ad Ardea presso l'istituto di medicina legale di Tor Vergata. Il fratellino più grande, 10 anni, è stato colpito al petto, quello più piccolo, cinque anni, alla gola. Per quanto riguarda la terza vittima, il pensionato Salvatore Raineri, l'autopsia ha confermato il decesso per un colpo di pistola alla testa. Nella giornata di domani, giovedì 17 maggio, verrà eseguita l'autopsia sul corpo dell'omicida, Andrea Pignani, che, dopo aver sparato alle tre vittime, si è tolto la vita con la stessa pistola. La procura di Velletri, che sta indagando sulla vicenda, ha chiesto anche l'esame tossicologico sulla salma del killer. I carabinieri stanno compiendo accertamenti sul computer e sul cellulare di Pignani alla ricerca di dettagli utili alle indagini.

Proseguono le indagini: i punti ancora da chiarire

I punti oscuri che i carabinieri dovranno cercare di chiarire sono essenzialmente due: le condizioni psichiche di Pignani e la provenienza della pistola con cui ha sparato. Al contrario di quanto emerso nelle prime ore successive alla tragedia, Andrea Pignani non è mai stato sottoposto a TSO, trattamento sanitario obbligatorio. Sul suo conto è emersa soltanto una lite con la madre a maggio 2020 al termine della quale il ragazzo fu accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale dei Castelli per una consulenza psichiatrica. Fu dimesso il giorno dopo e fu affidato al padre con questa diagnosi: "Stato di agitazione – paziente urgente differibile che necessita di trattamento non immediato".

Per quanto riguarda l'arma del delitto, gli inquirenti stanno indagando la posizione della madre: la pistola, infatti, era di proprietà del marito e non è stata denunciata alla sua morte, avvenuta nei giorni scorsi. La donna rischierebbe un'accusa per detenzione abusiva di armi. Il papà del 34enne era una guardia giurata e quindi aveva un regolare porto d'armi, ma non sua moglie che, in quanto erede, avrebbe dovuto segnalare il possesso della Beretta modello 81 calibro 7,65 che è stata utilizzata da Pignani per uccidere tre persone. La signora sostiene di non averla mai più trovata dalla morte del marito.

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