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Riaprono le scuole in periferia: “L’isolamento prolungato può portare all’abbandono scolastico”

“Durante l’emergenza abbiamo tenuto un filo rosso con le famiglie, in particolare con quelle in difficoltà economica: il rischio dell’abbandono c’è”, racconta Silvia Romagnoli, preside dell’Istituto Palombini, dislocato in nove plessi tra Rebibbia e Ponte Mammolo. E intanto proseguono i lavori per rendere sicura la scuola per studenti e personale scolastico.
A cura di Natascia Grbic
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"Stiamo contando le ore, cominciamo lunedì e fremiamo per iniziare. Siamo tutti pieni di ottimismo, anche se molto affaticati perché non abbiamo smesso mai di lavorare. Cerchiamo però di di trasformare questa emergenza in opportunità". Così Silvia Romagnoli, preside dell'Istituto Palombini, dislocato in nove plessi tra Rebibbia e Ponte Mammolo. Le aule e gli spazi dell'istituto sono un continuo work in progress, con operai attivi tutto il giorno per consentire il ritorno alla normalità previsto per lunedì 14. Durante il lockdown, non è stato semplice raggiungere tutti gli studenti per le lezioni online. "Rebibbia è un quartiere eterogeneo – continua la preside – Abbiamo un'utenza con forti necessità economiche e abbiamo cercato di raggiungere tutti, ma abbiamo avuto difficoltà con alcuni ragazzi che avevano difficoltà a connettersi". Non tutti, infatti, hanno gli strumenti per usufruire della didattica online. C'è chi non ha il wi-fi a casa, chi ha una connessione scadente con il cellulare, chi non ha computer e tablet, chi ha fratelli e nessun device a disposizione.

In periferia la situazione è complicata. Perché il lungo distanziamento potrebbe portare all'abbandono scolastico da parte dei ragazzi: un rischio concreto, di cui non si è ancora parlato abbastanza. "Con i genitori tengo un filo rosso e abbiamo cercato di mantenere un rapporto a cadenza regolare con videoconferenze. Li abbiamo tranquillizzati, abbiamo fatto in modo che le aule siano accoglienti. Al momento ci mancano i monoposto, ma stiamo provando a mettere in piedi una didattica organizzata per incoraggiare tutti alla presenza". E se molti studenti torneranno tra i banchi, c'è chi è ancora bloccato nel paese d'origine, lontano dall'Italia. Per loro, non c'è ancora una soluzione, anche se diversi istituti si stanno organizzando per permettere a tutti di seguire le lezioni. "Qualche famiglia è ancora bloccata – conclude la preside – Alcune tornate e anche se noi non lo abbiamo richiesto hanno mostrati risultato del test. Finora le cose hanno funzionato grazie al lavoro di squadra. Per i casi di prolungata assenza ci stiamo attrezzando affinché in ogni aula – ma non da lunedì – ci sia una didattica sincrona a distanza".

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