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Reintegrata l’infermiera no vax della Asl Roma 6, il giudice: “Può lavorare in smart working”

Il giudice del lavoro di Velletri Giulio Cruciani ha ordinato alla Asl Roma 6 di reinserire una infermiera che si era rifiutata di vaccinarsi.
A cura di Enrico Tata
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Una decisione destinata a fare discutere: il giudice del lavoro di Velletri Giulio Cruciani ha ordinato alla Asl Roma 6 di reinserire una infermiera che si era rifiutata di vaccinarsi. Ebbene la sentenza pubblicata il 14 dicembre spiega che la dipendente no vax deve tornare a lavoro perché la Asl è una grande azienda e quindi può impiegare quest'ultima senza rischi per la salute pubblica assegnandola a mansioni diverse. Magari, per esempio, potrebbe lavorare in smart working. La Asl quindi dovrà trovare un lavoro adatto all'infermiera a patto che questo non crei problemi di salute pubblica. In pratica dovrà svolgere una mansione che non preveda il contatto con il pubblico o con i colleghi. Finché questo sarà possibile, la donna non potrà essere allontanata dal lavoro. Secondo il giudice, infatti, sospenderla dal lavoro rappresenterebbe "un’indebita compromissione dei diritti dei singoli", dato che in alcune strutture della Asl è possibile organizzare le mansioni dei dipendenti senza rischi specifici per la salute pubblica. Anzi, secondo il giudice, è proprio lo smart working "la modalità migliore per assicurare il fine voluto dal legislatore".

Il governo esclude esplicitamente la possibilità di cambio mansione

Come detto, è una sentenza destinata a fare discutere. Il governo ha imposto l'obbligo vaccinale "per gli esercenti professione sanitaria e per gli operatori di interesse sanitario che svolgono la propria prestazione: nelle strutture sanitarie, nelle strutture sociosanitarie, nelle strutture socioassistenziali, nelle farmacie e nelle parafarmacie e negli studi professionali". La vaccinazione, si legge, "è requisito essenziale per lo svolgimento della prestazione lavorativa e per l’esercizio della professione sanitaria. Può essere evitata solo in caso di accertato pericolo per la  salute dovuto a particolari condizioni cliniche documentate".  La mancata vaccinazione "comporta la sospensione dalle mansioni che implicano contatti interpersonali, con conseguenze in termini di retribuzione". Nell'ultimo decreto del 26 novembre è prevista l'estensione dell’obbligo vaccinale alla terza dose e inoltre si esclude esplicitamente la possibilità di essere adibiti a mansioni diverse.

D'Amato: "La ASL fa ricorso"

Sulla vicenda si è già espresso l'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato:"La Asl Roma 6 farà ricorso contro la sentenza del giudice del lavoro per il reintegro di una dipendente no-vax e chiederà la sospensione all'ordine professionale degli infermieri. La Asl ha applicato la legge e nel frattempo le misure sono state estese, non solo al personale sanitario, ma anche a quello amministrativo. Rispettiamo le sentenze e faremo ricorso."

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