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Il Comune di Roma sfratta gli storici di Roma: Istituto salvato dopo le proteste

Il Comune di Roma ha invitato “bonariamente” l’Istituto storico italiano per il Medioevo a “rilasciare i locali, liberi da persone e cose, entro 90 giorni dal ricevimento della presente”, pena la “riacquisizione forzosa”. Secondo il Campidoglio, l’Istituto sarebbe in debito di 25mila euro, ma gli storici respingono le accuse: “Non è mai esistito”.
A cura di Natascia Grbic
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Il Comune di Roma ha deciso di sfrattare dai locali di piazza dell'Orologio l'Istituto storico italiano per il Medioevo, uno dei luoghi cardine della cultura non solo italiana, ma mondiale. Nella lettera inviata, il Campidoglio dichiara di essere creditore di quasi 25mila euro nei confronti dell'Istituto, e invita gli storici a "rilasciare bonariamente i locali, liberi da persone e cose, entro 90 giorni dal ricevimento della presente". Se non lo faranno, viene minacciata la "riacquisizione forzosa del bene". L'Istituto storico italiano per il Medioevo respinge al mittente le accuse, e nega di aver contratto debiti con l'amministrazione capitolina. "Sorprende che lo stesso Comune abbia restaurato nel 2006 grandi spazi al secondo piano e al terzo piano dello stesso complesso borrominiano destinati al Capitolino e tuttora del tutto inutilizzati – scrivono gli storici in una lettera – Sfuggono le motivazioni di questa richiesta che priverebbe Roma di un’istituzione riconosciuta nel mondo e con un’intensa attività culturale ed editoriale. Ci opporremo in tutti i modi possibili alla richiesta e chiediamo la più ampia solidarietà". In molti, saputa questa notizia, hanno chiesto di poter donare del denaro all'Istituto. Che però ha prontamente risposto: "Teniamo a precisare che la raccolta fondi non è necessaria in quanto il debito imputato non sussiste. Vi terremo informati sui prossimi passi e sviluppi. Grazie".

La lettera di Alessandro Barbero

In difesa dell'Istituto di piazza dell'Orologio è intervenuto anche lo storico Alessandro Barbero. Quest'ultimo, in una lettera pubblicata su La Stampa, accusa senza mezzi termini Virginia Raggi di voler "distruggere" con una lettera protocollata "uno dei cuori pulsanti di quel corpo oggi un po' scarnificato dai tagli ma ancora ben vivo, che è la ricerca storica italiana". Un luogo, l'Istituto storico italiano per il Medioevo, "d'incontro, di discussione, di studio. È la casa editrice che stampa e mette a disposizione degli studiosi di tutto il mondo le fonti della nostra storia nazionale. È uno di quegli innumerevoli luoghi di cui è fatta una società: quei luoghi in cui gli individui smettono di essere isolati, e che possono essere conosciuti, in ciascun caso, da pochi, ma tutti insieme pompano il sangue nelle vene dell'intero paese". Barbero definisce quella del Comune di Roma "la stessa forza cieca che in tutta Italia da decenni chiude ospedali, tribunali, stazioni, obbedendo a illusori imperativi di razionalizzazione e di risparmio. La stessa che a Torino ha fatto sparire un luogo magico come i padiglioni dei bouquinistes in corso Siccardi, sicuramente appellandosi anche allora a chissà quali inoppugnabili ragioni di regolamento e di bilancio se non a calcoli sbagliati che portano il Comune di Roma a pretendere dall'Istituto 25mila euro di affitti arretrati che secondo il professor Miglio non sono dovuti affatto".

Raggi blocca lo sfratto dell'Istituto

In seguito alle numerose proteste, il Comune di Roma ha deciso di ritirare la notifica di sfratto all'Istituto, che potrà rimanere al suo posto. A inoltrare la lettera sarebbe stato il dipartimento Patrimonio, ma la sindaca Virginia Raggi ne sarebbe stata all'oscuro.

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