Ora è ufficiale: la donna trovata morta a Villa Pamphili era Anastasia Trofimova e non aveva neanche 30 anni

La donna trovata morta a Villa Pamphilj ha finalmente un nome. Si chiamava Anastasia Trofimova e aveva trenta anni. La procura conferma che si tratta della figlia della donna che ha contattato Chi l'ha visto? nelle scorse ore. "È mia figlia, si chiama Anastasia. Era andata a Malta per studiare", ha spiegato la donna. Era nata a Omsk, nella Federazione Russa, il 21 settembre del 1996. Ora non resta altro che comparare le impronte della vittima con quelle riportate sul passaporto per avere la certezza dell'identificazione.
Chi è la donna trovata morta a Villa Pamphili con la sua bambina
A rendere noti questi dettagli è stata la Procura di Roma, dopo un attento lavoro di collaborazione nel corso delle indagini anche con gli agenti dell'Fbi dell'ambasciata statunitense, già al lavoro per cercare di risalire alla vera identità dell'uomo arrestato in Grecia che si è presentato come Rexal Ford, compagno di Trofimova e padre della bimba, e con quelle maltesi, dove i due si erano conosciuti e dove è nata la loro bambina, il 14 giugno 2024. Sono stati sempre gli agenti dell'Fbi a verificare la sua identità, nonostante il passaporto utilizzato a Malta, a nome di Rexal Ford, sembra essere autentico.
La piccola, stando a queste informazioni, sarebbe morta a poco meno di un anno di età. La pratica di registrazione della piccola era stata avviata con il nominativo di Andromeda Ford, anche se successivamente sembra che fosse chiamata col nome di Lucia.

La mamma di Anastasia Trofimova: "Lui diceva di volere una famiglia con mia figlia"
A comunicare che si trattava di Anastasia Trofimova è stata la mamma, che ha allertato la trasmissione di Rai Tre. Avrebbe sentito sua figlia per l'ultima volta il 27 maggio scorso, in videochiamata. Tramite telefono aveva conosciuto anche il compagno. "Diceva di essere sceneggiatore e regista – ha ricordato la donna – E che voleva creare una famiglia con Anastasia". Il 2 giugno successivo, il giorno precedente all'ultimo avvistamento in cui era presente anche la donna, aveva inviato un'email alla mamma: diceva di avere problemi con il suo compagno, ma che stavano cercando di risolverli.
Prima di questa crisi, le aveva inoltrato foto dell'uomo con la bimba in braccio. Fra le altre immagini, ha consegnato anche quella del piede della figlia, dove è ben visibile uno dei tatuaggi riportati negli appelli della polizia.

La finta identità del presunto killer: dai tre nomi agli arresti
Come anticipato, la collaborazione dell'Fbi è stata necessaria per ricostruire l'identità dell'uomo fermato in Grecia con l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere, dopo la diffusione del mandato di arresto internazionale. Il passaporto sembra autentico, ma nelle pagine del documento il nome riportato è quello di Rexal Ford, che sarebbe un'identità fittizia. L'uomo, negli Stati Uniti, è registrato all'anagrafe come Francis Kaufmann. In Italia avrebbe utilizzato un altro nome per muoversi, lo pseudonimi di Matteo Capozzi.

Pagato dai genitori mensilmente con una sorta di paghetta da cinquemila dollari per restare lontano dagli Usa, prima di abbandonare il suo Paese è stato arrestato cinque volte per violenza domestica e aggressione e ha scontato 120 giorni di carcere. Ora si trova in Grecia, all'attenzione degli agenti: l'Italia ne chiederà l'estradizione.
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