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Operava al posto del padre, figlio del chirurgo a processo: a denunciarlo, il direttore della Asl

Lo specializzando, figlio dell’allora primario di Urologia dell’ospedale San Filippo Neri ora deceduto, non avrebbe potuto operare da solo. Cosa che avrebbe fatto in diversi interventi.
A cura di Natascia Grbic
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Un medico specializzando è finito a processo perché accusato di aver operato al posto del padre in almeno 52 interventi chirurgici eseguiti tra il 2017 e il 2018 nel reparto di urologia dell'ospedale di Roma San Filippo Neri. A riportare la notizia, Il Messaggero. A portare in Tribunale il 37enne insieme al padre, allora primario di Urologia ora deceduto, è stato l'allora direttore della Asl Roma 1. La denuncia è stata supportata dalle testimonianze del personale sanitario della struttura, che ha confermato la sola presenza dello specializzando in sala, non controllato dal medico strutturato di turno. Secondo l'accusa, sulle cartelle cliniche dei pazienti sarebbe stato infatti riportato solo il cognome del medico che ha eseguito l'intervento e non il nome, in modo da confondere la figura del padre con quella del figlio. L'accusa per il 37enne è di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici: se dovesse essere condannato, rischia una pena fino a sei anni di reclusione.

Nel capo d'imputazione si legge che il 37enne specializzando in Urologia e il padre primario, avrebbero "con più azioni esecutive di uno stesso disegno criminoso" e "in concorso tra loro, in quanto pubblici ufficiali nello svolgimento delle loro funzioni e abusando delle loro qualità, attestando falsamente e omettendo di specificare nelle cartelle cliniche degli interventi che gli stessi (interventi) erano effettuati non dal padre primario, ma dal figlio riportando solo il cognome nei citati atti pubblici, pur in presenza di un timbro riconducibile al primario". Il 37enne non avrebbe però potuto operare da solo perché specializzando. Sarà il processo a stabilire se abbia agito correttamente o meno.

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