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L'omicidio di Willy Monteiro Duarte a Colleferro

Omicidio Willy, legale Belleggia: “I Bianchi lo considerano un infame, carcere è condanna a morte”

Francesco Belleggia è l’unico tra gli imputati ad aver ottenuto i domiciliari. Odiato dai fratelli Marco e Gabriele Bianchi, è considerato un ‘infame’ per aver parlato sulla notte dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte.
A cura di Natascia Grbic
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"Su Francesco, il mio assistito, grava la maledizione dell’infamia, spedirlo in carcere a questo punto vorrebbe dire condannarlo a morte". Sono queste le parole con cui Vito Perugini, il difensore di Francesco Belleggia, ha parlato a Il Corriere della Sera riguardo la posizione del suo assistito. Belleggia, condannato in primo grado a ventitré anni di reclusione per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte.

Francesco Belleggia è l'unico tra i quattro imputati ad aver ottenuto gli arresti domiciliari. "Non sarà portato in carcere dopo la sentenza di primo grado – aveva specificato a Fanpage.it Perugini – Per ottenere un aggravio della misura cautelare bisogna che ci sia il pericolo di fuga o di inquinamento delle prove, e non è ovviamente così nel caso di Belleggia. Rimarrà ai domiciliari".

I fratelli Marco e Gabriele Bianchi hanno definito Francesco Belleggia un ‘infame'. E lo accusano di essere stato lui a infliggere il colpo mortale a Willy Monteiro Duarte. "L’ha spezzata chiglio figlio de puttana de Belleggia la vena n’canna (in gola, ndr)", aveva detto Marco Bianchi al fratello che lo era andato a trovare in carcere. "Francesco Belleggia gli ha dato un calcio al collo mentre Willy era a terra, senza pietà – aveva detto invece Gabriele Bianchi – Da infame. Il fatto che Belleggia sia ai domiciliari mi provoca una grande rabbia. Io lo so per certo che non aveva intenzione di uccidere Willy ma lui deve dire la verità. Io per dormire devo prendere tranquillanti e ringrazio gli psicologici del carcere".

Subito dopo l'omicidio di Willy Monteiro Duarte, Francesco Belleggia ha parlato con i carabinieri, raccontando la sua versione dei fatti di quella sera. Una versione che ha soddisfatto gli investigatori, giudicandolo attendibile. Non sussistendo per loro il pericolo di fuga e di inquinamento delle prove, gli hanno concesso gli arresti domiciliari, ai quali si trova tutt'ora. Se però la condanna dovesse essere confermata fino al terzo grado di giudizio, rischia di essere trasferito in carcere.

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