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Omicidio Marco Vannini

Omicidio Marco Vannini: attesa oggi la sentenza della Cassazione per la famiglia Ciontoli

Oggi, lunedì 3 maggio, la Cassazione emetterà la sentenza riguardo il caso dell’omicidio di Marco Vannini. Tre le possibilità: la Suprema Corte può decidere di confermare la sentenza per omicidio volontario, annullare la condanna e rinviare il caso alla Corte d’Appello ter, oppure assolvere i Ciontoli.
A cura di Natascia Grbic
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È attesa per oggi, lunedì 3 maggio, la sentenza della Cassazione bis sul caso dell'omicidio di Marco Vannini. Il giudice della Suprema Corte dovrà decidere se confermare o meno le sentenze della Corte d'Appello bis che hanno condannato tutta la famiglia per omicidio volontario. Antonio Ciontoli è stato condannato a 14 anni per omicidio volontario con dolo eventuale, mentre la moglie Maria e i figli Martina e Federico per concorso anomalo in omicidio volontario. Per la Corte, presieduta dal giudice Gianfranco Garofano, gli imputati hanno mostrato una "vera e propria crudeltà", oltre ad aver ‘depistato' le indagini tramite la "pulizia delle armi e del sangue, le menzogne ai soccorritori e gli accordi sulle versioni da dare". Tre le possibilità: la Cassazione può decidere di confermare la sentenza, annullare la condanna e rinviare il caso alla Corte d'Appello ter, oppure assolvere i Ciontoli.

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Martina e Federico fuori alla Cassazione

I due fratelli Martina e Federico Ciontoli non assisteranno alla lettura del dispositivo della Cassazione, ma resteranno fuori da palazzo di piazza Cavour. Il verdetto, ha spiegato il presidente, arriverà "prima che tramonti il sole". Federico e Martina non hanno risposto alle domande dei giornalisti: "Ho scritto a Marina ma per oggi vi chiedo di avere pazienza – spiega Federico – Marco è l'unica vittima". I genitori di Marco prima della sentenza: "L'unica dichiarazione che rilasciamo è che siamo fiduciosi" dichiara Marina Conte.

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Omicidio Marco Vannini: le indagini

Secondo quanto scritto dalla Corte d'Appello bis nella sentenza, le indagini sulla morte di Marco Vannini sono state talmente lacunose da rendere impossibile il ricostruire con precisione quanto accaduto la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. L'unico fatto certo di quelle ore è che hanno sparato a Marco Vannini e che il ragazzo è morto. Ma nessuno potrà effettivamente mai sapere cos'è accaduto all'interno delle mura della casa dei Ciontoli. Troppi i buchi che ormai non si possono più colmare: dal mancato sequestro della villa dei Ciontoli, luogo dove è stato commesso il delitto, al reperimento incompleto delle tracce del reato. Non sono stati nemmeno sequestrati i vestiti che indossava Marco prima di farsi la doccia. Questi sono stati rinvenuti, lavati e stirati, solo nel successivo mese di luglio 2015, a ormai due mesi di distanza dal delitto.

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"Martina in bagno al momento dello sparo"

"L'unico in grado di porre in crisi la costruzione di un omicidio per colpa era Marco Vannini ed ecco perché il suo decesso, in termini di mera convenienza personale, era da preferire alla sua sopravvivenza". Questa una della frasi che si leggono nella motivazione della sentenza emessa dai giudici della Corte d'Appello bis per omicidio volontario. L'unica preoccupazione di Antonio Ciontoli sarebbe stata quella di conservare il posto di lavoro e non essere licenziato. Non solo: secondo quanto scritto nelle motivazioni, Martina sarebbe stata in bagno al momento dello sparo e avrebbe assistito al ferimento del ragazzo. "Invece di intervenire per aiutare Marco aiuta il padre a depistare le indagini, contribuendo ad avvalorare la versione da lui fornita".

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La lettera di Martina Ciontoli alla Cassazione

Solo qualche giorno fa Martina Ciontoli ha scritto una lettera ai giudici della Cassazione dicendo che di quella notte "non avevo capito niente". "Da anni non riesco a parlarne. Con nessuno. Neanche con chi mi è più vicino. A volte non so comportarmi… a volte sono fuori di me. Come se il dolore sia troppo forte per essere spiegato, per essere capito… A volte mi sembra di non poter comprendere io stessa l’inferno che ho vissuto. E che vivo. Cosa provo nei confronti di mio padre. Cosa ho provato e provo per non aver potuto piangere la perdita di Marco insieme a Marina e Valerio che per me erano come una seconda famiglia…. Avrei dovuto chiamarli subito quando ho visto che Marco non si sentiva beneper questo mi odiano e non si fidano di me…ma io in quel momento pensavo a capire lui cosa avesse, mentre si lamentava, poi si riprendeva, poi si lamentava…mentre mio Padre diceva che si era solo spaventato e aveva un attacco di panico…provavo a tranquillizzarlo…gli stavo vicino… Marco era grave e aveva un proiettile in corpo…ma io non lo sapevo…non lo sapevo…e le mie azioni e i miei pensieri sono stati inutili per questo…".

L'intervista di Federico Ciontoli: "Pronto a pagare"

Anche Federico, fratello di Martina, ha deciso di prendere pubblicamente parola. Nelle ultime settimane ha aperto una pagina social e lasciato diverse dichiarazioni sulla sua versione di quanto avvenuto quella notte. In un'intervista a Fanpage.it si è dichiarato "pronto a pagare" ma smentisce di aver capito subito che il padre quella sera aveva sparato a Marco Vannini. "Non è giusto inventare una storia affinché paghi di più, non si può dire che c'è stato un clan. Io non sarei mai stato complice di mio padre nel far soffrire una persona, figuriamoci nel farla morire".

L'omicidio di Marco Vannini

Marco Vannini è morto nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. Si trovava a casa dei genitori della fidanzata Martina Ciontoli quando intorno alle 23 è stato colpito da un colpo di arma da fuoco dal padre Antonio, che dichiarerà di avergli sparato per sbaglio mentre lui era dentro la doccia. Nonostante le urla di dolore e le richieste disperate del ragazzo, i soccorsi non sono stati chiamati subito, e quando la famiglia si decide a chiedere aiuto al 118 dicono agli operatori che Marco si era ferito cadendo su un pettine. Una serie di bugie che hanno ritardato l'intervento del 118, segnando di fatto la fine di Marco, che altrimenti si sarebbe salvato. Marco viene trasportato in codice verde in ospedale, perdendo altro tempo. Solo al Pit di Ladispoli, Antonio Ciontoli confessa che il ragazzo è stato ferito da un colpo d'arma da fuoco. A quel punto viene chiamato un elisoccorso per il trasporto d'urgenza all'ospedale Gemelli di Roma, ma è troppo tardi. Marco muore alle 3.10 di notte.

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