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Naceur morto per il caldo mentre raccoglieva angurie a 1 centesimo: risarcite moglie e figlie

L’Inail ha riconosciuto un indennizzo economico alla famiglia di Messaoudi Naceur, il bracciante morto a causa del caldo mentre raccoglieva angurie nelle campagne di Viterbo.
A cura di Natascia Grbic
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Alla famiglia di Messaoudi Naceur è stato riconosciuto un indennizzo economico da parte dell'Inail. La moglie e le figlie del bracciante che il 19 luglio 2023 è stramazzato al suolo a causa del troppo caldo mentre raccoglieva angurie per un centesimo di euro al chilo, riceveranno un vitalizio che permetterà loro di andare avanti nonostante la morte del loro caro, avvenuta in condizioni di sfruttamento estremo nelle campagne di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo. Messaoudi Naceur era stato ridotto in condizioni di schiavitù dal proprio datore di lavoro, condannato a lavorare per pochissimi soldi al giorno, anche quando le condizioni meteo suggerivano di non stare sotto al sole. E proprio nella giornata più calda dell'anno, con il termometro arrivato fino a 38 gradi, lui è crollato.

I titolari dell'azienda, padre e figlio, sono accusati di omicidio colposo e capolarato: proprio il ‘padrone', così i braccianti chiamavano il datore di lavoro, ha lasciato Naceur agonizzante in ospedale, dicendo di non conoscerlo e negando lavorasse per lui. Dato che era in nero, non voleva problemi. E lo ha lasciato lì a morire da solo, cercando di scappare alle sue responsabilità. Che sono arrivate poi con l'arresto da parte dei carabinieri e un processo per omicidio ancora in corso.

"Come sempre succede, anche quando si spengono i riflettori, la Cgil di Civitavecchia Roma Nord Viterbo ha preso in carico la pratica, e dopo due anni di lavoro insieme al patronato Inca è riuscita a far ottenere alla famiglia un vitalizio – spiega a Fanpage.it Stefania Pomante, Segretaria generale della Cgil Alto Lazio – Quella di Messaoudi Naceur è stata una tragedia terribile, ovviamente non ci devono essere morti sul lavoro: ma al di là del fatto che ha scandalizzato tutti e indignato l'opinione pubblica sul momento, noi non abbiamo archiviato. La Cgil ha tenuto fermo e seguito la pratica fino al riconoscimento del vitalizio. Se non l'avessimo seguita passo passo, oggi non si avrebbe nemmeno la possibilità di restituire a quella famiglia la condizione di andare avanti e, seppur nel dolore, ricostruirsi un futuro. Noi le persone non le abbandoniamo".

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