Muore a 66 anni mentre lavorava in cantiere, Di Cola (Cgil): “Non doveva trovarsi lì, colpa di pensioni non dignitose”

Era andato in pensione due anni, ma forse i soldi non bastavano e così Ezio Cretaro è tornato a lavorare in cantiere per un po' di extra. Lunedì 17 novembre a Ceccano è caduto da un'impalcatura ed è morto a 66 anni. Era coetaneo di Octav Stroici, deceduto dopo essere rimasto intrappolato undici ore a seguito del crollo della Torre dei Conti a Roma lo scorso 3 novembre.
"Ezio Cretaro non doveva trovarsi in cantiere – attacca a Fanpage.it Natale Di Cola, segretario generale della Cgil Roma e Lazio -, così come troppi over 60 che continuano a svolgere attività lavorative gravose e pericolose perché non riescono ad andare in pensione o perché quella pensione non è sufficiente a garantire una vita dignitosa, anche a causa della perdita del potere d’acquisto causato dall’inflazione e dalla pressione fiscale. Questo in un Paese normale sarebbe inaccettabile, non ci si può rassegnare all’idea che, dopo una vita di fatica, le pensioni siano povere".
Di Cola: "Per legge si può lavorare dopo la pensione, ma devono aumentare i limiti"
Non è ancora chiaro se la posizione di Cretaro sul cantiere di Ceccano fosse fuori dalla legalità o meno. L'uomo era iscritto al Sindacato Pensionati Italiani della Cgil. "In Italia, per leggi che chiediamo vengano cambiate, si può continuare a svolgere attività lavorativa dopo la pensione con i contratti di collaborazione – continua Di Cola -. Ci sono pochissimi limiti ma che dovrebbero aumentare sensibilmente, a partire dall’esclusione di alcune tipologie di attività".
Fra queste anche l'edilizia, un settore che "ha vissuto una forte espansione e c’è stato un importante ingresso di lavoratori nel settore". Non manca la manodopera, quindi, ma le difficoltà risiedono, secondo il segretario della Cgil Roma e Lazio, "nell’aver strutturato un sistema pensionistico incompatibile sia con un mondo del lavoro aggravato sempre più dalla precarietà e dai bassi salari, che con quei settori dove la vita lavorativa è frammentata. Serve una riforma che tenga conto sia di questi aspetti, che della necessario riduzione dell’età pensionabile e che dia maggior riconoscimento a chi svolge attività lavorative gravose e intense".
Un morto sul lavoro su quattro è over 60
Le conseguenze di precarietà e pensioni povere si pagano con la salute o con la vita. "Nel Lazio – sottolinea Di Cola – da gennaio a settembre 2025 sono stati denunciati 3.639 infortuni sul lavoro che hanno visto un over 60 coinvolto, il 10% in più dello scorso anno. Nel 2024 un infortunio mortale su 4 ha coinvolto un over 60, ma diventano ben il 43% se consideriamo anche chi ha almeno 55 anni. Dati che non solo confermano ma che, purtroppo, testimoniano un incremento".
"La biologia umana – conclude il segretario della Cgil – non può essere oggetto di dibattito, la questione è perché ci si ostina a non ridurre l’età pensionabile e continuare ad esporre le persone anziane a questi rischi. Anche il Governo Meloni, con questa legge di bilancio, sta aumentando l’età pensionabile. È una delle tante ragioni per cui il prossimo 12 dicembre la Cgil ha indetto lo sciopero generale".