Morto il boss Carmine ‘Porchettone’ Ciarelli, annullati funerali pubblici: “Sia cerimonia privata”

Sarà una cerimonia privata il funerale di Carmine ‘Porchettone' Ciarelli, 59 anni, capo di uno dei clan criminali di origine rom più potenti del territorio di Latina. Per motivi di sicurezza e per evitare che la cerimonia si trasformi in una celebrazione mafiosa, la questura ha deciso di impedirla. Il boss è morto domenica 14 settembre all'ospedale Santa Scolastica di Cassino, dove era ricoverato. Le esequie erano fissate per martedì 16 alle ore 10.30 nella chiesa Gesù Divin Lavoratore nel quartiere di Pantanaccio, dove la famiglia aveva la sua base.
La funzione privata e il cordoglio sui social
La famiglia avrà diritto solo ad una funzione privata nel cimitero di Latina una volta che la salma verrà trasportata da Cassino. Nessun corteo o celebrazione pubblica, anche se sui social c'è già chi celebra il boss a capo di un clan noto per i numerosi arresti per estorsione, usura e spaccio di droga.
Il divieto della Questura si è reso necessario per evitare scene viste con le esequie di altri boss di famiglie criminali del Lazio, come quelle di Vittorio Casamonica, che hanno avuto luogo a Roma dieci anni fa. In quell'occasione il feretro è stato trasportato su un'antica carrozza trainata da cavalli neri e un elicottero è volato nel cielo sopra la chiesa del quartiere Don Bosco lanciando petali di rosa.
Carmine Ciarelli: chi era il boss
L'attività della famiglia Ciarelli, alleata di lungo corso con i Di Silvio, comprendeva anche lo spaccio di stupefacenti e traffico di armi, ma ‘Porchettone' si concentrava soprattutto sull'usura e l'estorsione di denaro. In quest'ultimo campo il 59enne, conosciuto anche con i soprannomi di "Maiale" e "Titti", aveva continuato a operare anche dal carcere utilizzando un profilo Facebook.
Nel gennaio 2010 è sopravvissuto ad un tentato omicidio. Un sicario gli ha scaricato sette colpi di pistola mentre faceva colazione in un bar di Pantanaccio, ma Ciarelli si è miracolosamente salvato. Da quell'episodio e dalla successiva uccisione di Massimiliano Moro, individuato come mandante dell'attentato, è scaturita la guerra criminale di Latina che si trascina ancora oggi
Carmine Ciarelli è morto mentre era ancora imputato in due processi: in uno per usura, nell'altro, nato dall'inchiesta "Purosangue" della Direzione distrettuale antimafia, era accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.