video suggerito
video suggerito

Morta a 17 anni dopo un trapianto di midollo, chiesta la condanna per due medici del Bambino Gesù

Due anni e un anno e sei mesi di carcere è la richiesta avanzata dalla Procura nei confronti di due medici del Bambino Gesù di Roma a processo per la morte di una 17enne dopo un trapianto di midollo.
A cura di Alessia Rabbai
81 CONDIVISIONI
Immagine

La Procura della Repubblica di Roma ha chiesto la condanna per due medici dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù. I due dottori sono finiti a processo con il rito abbreviato e devono rispondere di omicidio colposo per la morte di una ragazza di diciassette anni, deceduta dopo un trapianto di midollo osseo.

Nei loro confronti la richiesta è rispettivamente di due anni e di un anno e sei mesi di carcere. I due professionisti, difesi dagli avvocati Gaetano Scalise e Felicia D’Amico, si sono occupati della fase post operatoria. Il padre della giovane si è costituito parte civile nel processo, assistito dall'avvocato Francesco Bianchi. La sentenza è attesa per lunedì 14 luglio.

Per la Porcura il fratello non considerato tra i donatori

La diciassettenne è morta il 3 novembre 2020, dopo mesi di agonia a seguito di un trapianto di midollo osseo. La giovane è stata sottoposta all'intervento a seguito di una caduta dal monopattino. Per la Procura a causare il decesso della ragazza sono stati varie cause, tra le quali negligenza da parte dei sanitari. Tra queste riconosce la responsabilità da parte dei medici non aver considerato il fratello fra i possibili donatori di midollo per effettuare il trapianto. Il processo nei confronti dei dottori è cominciato a marzo 2023.

La 17enne morta dopo un trapianto di midollo osseo

Secondo quanto ricostruito in sede d'indagine la diciassettenne è stata sottoposta a trapianto e ha sviluppato un'infezione batterica. La condotta dei medici, secondo la Procura, è stata "sotto alcuni aspetti approssimativa e non consona a un atto terapeutico così complesso come quello di midollo osseo". La paziente è rimasta in ospedale per cinquantatré giorni in un ambiente che l'ha di fatto esposta al rischio infezione.

Uno dei dottori, inoltre, avrebbe scelto un donatore di midollo non consanguineo facendo un trapianto che aveva già in partenza poche possibilità di successo. Per gli inquirenti e per i loro consulenti tecnici i medici avrebbero commesso "errori ripetuti" e l'infezione che ha portato alla morte della giovane si sarebbe potuta evitare agendo diversamente.

81 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views