
“Molestata durante la tac. Operatore mi ha detto: ‘se levi il reggiseno ci fai felici'”: la denuncia di Marzia

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"Avevo un'emicrania fortissima che non mi passava con nulla. Alle 14 sono andata al pronto soccorso: mi hanno fatto una terapia endovenosa, ma alle 21 la situazione non era ancora migliorata. Hanno quindi disposto una tac d'urgenza al cranio temendo il peggio, ossia che potessi avere un'emorragia cerebrale. Sono entrata in quella sala terrorizzata, in preda a dolori fortissimi, in condizioni di vulnerabilità estrema: è inaccettabile sentire una frase del genere, sono venuta qui perché sto male, non è possibile sentirsi dire ‘se vuoi levarti il reggiseno ci fai felici tutti'". Marzia Sardo ha 23 anni ed è la ragazza che, tramite un video andato virale sui social, ha raccontato quanto avvenuto durante un esame al Policlinico Umberto I di Roma. Raggiunta al telefono da Fanpage.it, ha dichiarato che lunedì contatterà l'Ufficio relazioni con il pubblico (Urp) per denunciare l'accaduto. "Non ho intenzione di limitarmi solo al video sui social – spiega -. Al momento dei fatti l'Urp era chiuso, quindi lunedì lo contatterò e mi metterò a disposizione". Il Policlinico Umberto I ha annunciato di aver aperto un'indagine interna.
I fatti risalgono alla sera del 21 agosto. "Da una settimana avevo un'emicrania fortissima che non passava con nulla – ci racconta -. Quindi ho deciso di andare al pronto soccorso. Dalle 14 alle 21, nonostante mi avessero dato dei farmaci molto forti, stavo ancora molto male. Temendo un'emorragia cerebrale mi hanno quindi mandato d'urgenza alle 21 in radiologia per sottopormi a una tac alla testa". Sardo arriva nella sala molto provata, in preda ai dolori. "Non ci stavo quasi capendo nulla tanto mi faceva male. In sala c'era un operatore sanitario, che mi ha accolto insieme ad altri suoi colleghi. Mi ha spiegato dove mettere le mie cose e detto di levare la mascherina a causa del ferretto. Ho chiesto se dovessi togliere anche il reggiseno dato che pure quello ha il ferretto, e mi ha risposto che, trattandosi di tac al cranio, non c'era bisogno. Si è poi girato verso i suoi colleghi, si è messo a ridere e ha aggiunto: ‘certo, se poi te lo vuoi levare ci fai solo contenti".
"In quel momento non ho avuto la forza di reagire, ero sotto shock. Tutto mi aspettavo nelle mie condizioni tranne quello che è successo. Fisicamente era come se non fossi presente. Ripeto: ero lì perché dovevo eseguire una tac per sospetta lesione cerebrale, ero scossa e terrorizzata. In quanto donna mi interfaccio con queste cose ogni giorno, e non ho mai avuto problemi nel rispondere e pretendere rispetto. Ma lì ero in una condizione di estrema vulnerabilità, non mi reggevo in piedi, ero da sola, con la paura di avere un'emorragia al cervello, sdraiata su un lettino con gli occhi chiusi e la testa in una macchina. Ho avuto paura lì da sola, cosa che non mi era mai capitata prima. Non ho mai avuto problemi ad avere a che fare con i medici, sono stata visitata spesso da ginecologi uomini: per me un operatore sanitario è un operatore sanitario. Ricevere questo trattamento però mi ha sconvolta".
Marzia ha spiegato di aver dovuto disattivare i commenti al video a causa dell'enorme ondata d'odio che si è riversata su di lei. "Per la prima volta ho vissuto sulla mia pelle il victim blaming. Questo è il prezzo che si paga per denunciare. Lunedì andrò all'Urp e mi occuperò di agire legalmente, è ovvio che non mi limiterò al video, ma era la cosa più immediata che potessi fare. Vivendo queste cose ogni giorno quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, e per me è stato necessario raccontare tutto e far vedere le condizioni in cui ero: non per avere compassione, ma per mostrare la gravità della situazione, le condizioni in cui ero ricoverata in ospedale e il modo in cui quella frase mi ha ridotto. Era giusto che la gente vedesse le cose com'erano. Tanto l'ondata d'odio l'avrei ricevuta anche il giorno dopo a mente lucida.".
Il Policlinico Umberto I ha fatto sapere che è stata avviata un'indagine interna all'ospedale per capire cosa sia accaduto e se vi siano stati dei comportamenti oggetto di interventi disciplinari. "In queste ore sta circolando un video che coinvolgerebbe in maniera negativa un nostro operatore sanitario – dichiara l'ospedale in una nota -. In merito a ciò, come da prassi, il Policlinico Umberto I ha avviato un'attività istruttoria interna al fine di valutare se ci sono stati dei comportamenti oggetto di interventi disciplinari. Un approfondimento, questo, necessario anche per tutelare i nostri operatori. La difesa della salute pubblica e il rispetto dei pazienti sono le priorità del nostro quotidiano, sulle quali non è possibile fare eccezione alcuna".
"A chi si è trovata o si troverà nella mia situazione – conclude Marzia -, rivolgetevi a chi di competenza e denunciate. So che può essere una banalità, ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire farlo e ho capito perché le donne non denunciano. Non ti confronti solo con la violenza vissuta in quel momento, ma anche con la violenza mediatica successiva. Ma finché non supereremo tutto questo le cose non cambieranno mai. Dobbiamo sradicarle alla base. Non bisogna fermarsi quando ci dicono ‘sei esagerata', ‘era una battuta', ‘sei pazza'. Non era una battuta, lo sarebbe stata se avessimo riso tutti. L'unione fa la forza: se non ci ascoltano da una parte, andiamo a buttare tutto all'aria da un'altra".