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Militanti con scala e transenne alla sede di Casapound: giornalista aggredito verbalmente

Scala e transenne, militanti di Casapound lavorano sulla facciata della sede di via Napoleone III. Un giornalista che li ha filmati per documentare cosa stesse accadendo è stato aggredito verbalmente.
A cura di Alessia Rabbai
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I militanti di Casapound al lavoro sulla facciata della sede (Foto Twitter di Parsifal Reparato)
I militanti di Casapound al lavoro sulla facciata della sede (Foto Twitter di Parsifal Reparato)

Un giornalista ha raccontato di essere stato aggredito verbalmente da militanti di estrema destra, mentre stava filmando dei lavori in corso all'ingresso del palazzo che ospita la sede di Casapound. La denuncia in un post pubblicato su Twitter e Fanpage.it lo ha contattato telefonicamente: "Ero di passaggio in via Napoleone III quando mi sono accorto che c'era del movimento sotto alla sede di Casapound – spiega il collega – Ho visto un gruppo di persone che, con una scala e due transenne, erano in strada, impegnati in alcuni lavori alla facciata e la bandiera era issata alla finestra centrale. Non ho capito bene cosa stessero facendo, martellavano. Credo che stessero rimuovendo la parte rimasta dell'insegna già tolta, presumibilmente per sistemare la parete e poi ripristinarne una nuova". La sede di Casapound è infatti sotto sequestro da giugno di due anni fa, è stato ordinato lo sgombero del movimento di estrema destra dalla precedente giunta Raggi, ma di fatto si attende ancora che venga liberata.

Erano circa le ore 14.30 del pomeriggio di oggi, domenica 22 maggio, quando Parsifal Reparato, inviato de La Città Futura, si è fermato per filmare la scena e documentare cosa stesse accadendo. "Quando se ne sono accorti uno di loro mi si è avvicinato dicendomi perché stai riprendendo? Mi sono qualificato come giornalista, mi ha risposto stica*** e ha messo una mano sul mio telefono per abbassarlo". In quel momento transitava un'auto con agenti della Polizia di Stato in borghese impegnati nei quotidiani servizi di controllo sul territorio. I poliziotti sono intervenuti per evitare che la situazione degenerasse, si sono qualificati e hanno identificato il giornalista, chiedendogli di allontanarsi: "Mi hanno detto di lasciarli stare, perché i militanti evidentemente non volevano essere ripresi, impedendomi così di fare il mio lavoro – spiega – Siamo alle solite, che un giornalista se ne deve andare per non creare tensioni".

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