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Mazzette e appalti truccati per rifare le strade di Roma: in carcere il ‘re dell’asfalto’ Mirko Pellegrini

Mirko Pellegrini, già al centro di numerose inchieste giudiziarie legate a giri di corruzione per appalti pubblici, è stato arrestato e portato in carcere. Avrebbe pagato tangenti per truccare le gare pubbliche, aggiudicandosi appalti milionari per rifare (in modo scadente) le strade di Roma.
A cura di Natascia Grbic
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Mirko Pellegrini è stato arrestato. L'uomo, ritenuto il ‘dominus' nell'inchiesta sul presunto giro di corruzione per rifare le strade di Roma, questa mattina è stato fermato dagli agenti della Guardia di Finanza insieme al fratello Simone Pellegrini, a Flavio Verdone, Roberto Filipponi e Alessandro Di Pietrantonio. Le accuse nei loro confronti sono, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, frode nelle pubbliche forniture, corruzione, bancarotta fraudolenta, riciclaggio e autoriciclaggio.

Gli appalti truccati nel comune di Roma

Secondo la procura, Mirko Pellegrini sarebbe a capo di un sistema di corruzione per aggiudicarsi – tramite aziende e società con dei prestanome, ma a lui riconducibili – gare e appalti pubblici per rifare le strade di Roma, anche in vista del Giubileo. Le strade però, sarebbero state rifatte in modo raffazzonato, usando materiali scadenti e gonfiando i prezzi per intascare milioni. Secondo l'accusa, Pellegrini avrebbe pagato migliaia di euro funzionari pubblici del comune di Roma, in modo da sapere quando ci sarebbero stati dei controlli, ma soprattutto per concordare i punti in cui le verifiche si sarebbero dovute effettuare.

La gip: "Unica misura idonea il carcere"

Per la giudice per le indagini preliminari di Roma Flavia Costantini, "si ritiene che l'unica misura idonea e adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari sopra indicate, nonché proporzionata ai fatti sia quella della custodia cautelare in carcere", scrive in relazione agli arresti effettuati questa mattina. "La misura cautelare degli arresti domiciliari non appare, allo stato, applicabile, neanche con l'ausilio di mezzi elettronici di controllo, non essendo, allo stato, prevedibile che gli indagati rispettino le prescrizioni a loro imposte: l'attività svolta finora dagli stessi potrebbe proseguire dalla loro abitazione, mediante mezzi telematici e telefonici, non immediatamente e continuamente controllabili, che permetterebbero ovviamente anche di porre in essere facilmente un'attività di inquinamento probatorio".

Corrotti funzionari del Campidoglio

Mirko Pellegrini non è un nome nuovo alla procura. A novembre era stato oggetto di una perquisizione sempre in relazione a questa indagine, nella quale si era scoperto un giro di corruzione che interessava anche gli uffici del Campidoglio. Per l'accusa Pellegrini, a capo di numerose società intestate a prestanome, decideva le gare a cui partecipare, l'offerta da fare, e faceva in modo di ‘vincerle', pagando migliaia di euro a funzionari pubblici. Un dipendente di Roma Capitale avrebbe ricevuto in cambio orologi di lusso e denaro, mentre un dirigente di Astral una mazzetta da 10mila euro. Oltre a vincere le gare, Pellegrini avrebbe concordato anche le modalità e i punti di quelli che sarebbero dovuto essere ‘controlli a sorpresa', in modo da non avere problemi e continuare con i presunti raggiri.

L'accusa: "Tangenti anche a due agenti della Polizia Stradale"

Uno degli indagati, Roberto Filipponi, avrebbe corrotto due agenti della Polizia Stradale durante un controllo. L'episodio, emerso durante le indagini della Guardia di Finanza, sarebbe avvenuto la sera del 30 aprile 2024, sull'autostrada Roma – Fiumicino. L'autista di Filipponi sarebbe stato fermato per un controllo in prossimità dell'area di servizio della Magliana: trovate tutta una serie di irregolarità, i due agenti hanno chiamato Filipponi, informandolo che sarebbe incorso in delle sanzioni, tra cui la sospensione della patente dell'autista per quindici giorni, e il fermo amministrativo del mezzo per quasi due mesi.

"Le violazioni accertate dalla Polizia stradale non sono state sanzionate, in quanto gli operatori e Filipponi prendono specifici accordi al fine di evitare qualsivoglia sanzione amministrativa – scrive la gip -. Nel corso di una successiva chiamata un poliziotto dice a Filipponi che gli farebbe piacere conoscere il titolare de La Fenice e gli suggerisce, in occasione di successivi controlli, di riferire che loro sono amici di" due persone. Una delle due persone citate sarebbe risultata effettivamente dalle intercettazioni un'intermediaria. Il 6 maggio 2024, alle 11, gli agenti della Guardia di Finanza si sono appostati presso il bar ‘Il Caffettino' a via Grottazzolina 112: qui è avvenuto l'incontro tra Filipponi e due appartenenti alla Polizia di Stato, ai quali è stata consegnata una busta di colore giallo, con dentro "denaro o altre utilità".

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