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Riciclavano i milioni di camorra e ‘ndrangheta: 18 arresti, ci sono i figli di Nicoletti e Senese

Diciotto persone sono state arrestate, cinquantasette sono finite sul registro degli indagati: sono accusate di far parte di due organizzazioni criminali con base a Roma, dedite al riciclaggio dei soldi dei clan. Tra loro, i figli di Michele o’ Pazz e del cassiere della Banda della Magliana.
A cura di Natascia Grbic
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Diciotto persone arrestate, sessanta indagate e oltre 130 milioni di euro sequestrati: questo il risultato di una maxi operazione della Dia condotta su tutto il territorio nazionale contro la criminalità organizzata. Si tratta di soggetti di cui molti già noti alle forze dell'ordine, che farebbero parte di due operazioni criminali che operavano a Roma dedite ad attività di estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche di proventi illeciti. Tra gli arrestati ci sono, secondo quanto riportato da LaPresse, Antonio Nicoletti e Vincenzo Senese, rispettivamente figli del cassiere della Banda della Magliana, e del boss Michele Senese detto ‘O pazz'. Ma anche Daniele Muscariello, l'ex produttore cinematografico, che in momento si trova in carcere a scontare una condanna a nove anni per riciclaggio. Tra gli indagati figura invece il nome di Domitilla Strina, la figlia di Anna Bettozzi Di Cesare, conosciuta con il nome di ‘Lady Petrolio'.

Secondo quanto emerso dalle indagini, i membri delle organizzazioni puntavano a favorire i clan di camorra Mazzarella – D'Amico, il clan Senese e le cosche di ‘ndrangheta Mancuso e Mazzaferro. Le indagini, partite nel 2018, hanno fatto luce su una centrale di riciclaggio con base a Roma ma operativa in tutta Italia, che si avvaleva della forza intimidatoria del metodo mafioso. Centrale era il rapporto stretto e di assogetamento con mafia e ‘ndrangheta, e l'immediata disponibilità di un'arsenale di armi, sia da guerra, sia comuni. Oltre agli arresti, il giudice ha disposto il sequestro di tre società e di beni per 131 milioni di euro nei confronti di 57 indagati.

Le due organizzazioni criminali si occupavano di riciclare i soldi dei clan, proventi illeciti che camorristi e ‘ndranghetisti avevano bisogno di ‘ripulire' per poi poter utilizzare. Per questo, dato anche il legame di parentela, avevano legami con i vari gruppi mafiosi, che sapevano di potersi rivolgersi a Roma per ‘mettere al sicuro' il proprio denaro.

Chi sono gli arrestati nella maxi operazione antimafia

Su Vincenzo Senese, figlio di Michele ‘o pazz, il gip scrive nell'ordinanza di custodia cautelare che aveva stretto "un'alleanza con Salvatore D'Amico per gestire ed espandere le illecite attività nel territorio della capitale. Con il contributo del Macori mantiene il controllo degli interessi affaristico/criminali nel settore idrocarburi grazie al contributo di Piero Monti. Essendo figlio di Michele Senese funge anche da garanzia per gli investimenti delle ‘ndrine Morabito e Mancuso, e dal clan Rinaldi/Formicola nel commercio di idrocarburi attraverso la rete di imprese collegate al Monti. È presente agli incontri del vertice del sodalizio che si svolgono anche presso l'abitazione del Macori".

Ma c'è anche la figura del figlio di Enrico Nicoletti, Antonio, che "gode del potere criminale affermato dalle attività illecite del padre Enrico e si presenta come interlocutore per tutte le organizzazioni criminali con interessi sull'area metropolitana. In tal senso, coordina l'operato dei suoi sodali per la gestione complessiva delle attività di riciclaggio alimentate con illecite provviste del clan di appartenenza e con quelle messe a disposizione dal clan D'Amico/Mazzarella, intervenendo a tutela degli interessi del sodalizio, dirimendo tensioni tra le varie consorterie e riaffermando in tal modo il proprio prestigio criminale ed assicurando il pieno controllo dell'organizzazione".

Tra i ‘figli di' troviamo anche Domitilla Strina, la figlia di Anna Bettozzi Di Cesare, conosciuta con il nome di ‘Lady Petrolio', condannata a 7 anni e 6 mesi di carcere dopo essere stata fermata a bordo di una Rolls Royce con 300mila euro in contanti. Per il pubblico ministero la donna era a capo di un'associazione a delinquere, ma al processo era stata poi esclusa l'aggravante mafiosa.

Tra i nomi noti figura anche quello di Daniele Muscariello, per il gip "tra gli organizzatori della ‘politica' economico-criminale dell'associazione, in quanto recluta gli imprenditori da assoggettare al sistema di riciclaggio e mantiene costanti rapporti con esponenti del mondo istituzionale e appartenenti alle forze dell'ordine, come si è visto nella esposizione dei fatti oggetto delle imputazioni. Ha favorito l'ingresso nel sodalizio romano di Salvatore D'Amico, inteso o' pirata, esponente apicale del clan D'Amico/Mazzarella, così accrescendo la forza economica e militare della consorteria di appartenenza. Partecipa a numerosi incontri tra i vertici del sodalizio per affrontare le criticità emerse all'interno della centrale di riciclaggio dopo l'arresto del Salsiccia il 6.6.2018. Insieme al Salsiccia è responsabile di un arsenale di armi custodito nel territorio di Roma, messo a disposizione da Salvatore D'Amico, O Pirata, per garantire al sodalizio una efficace ed immediata azione di fuoco qualora necessaria. Pianifica con Salvatore Ventura un attentato nei confronti di Salvatore Pezzella e Stefano De Angelis, in quanto non avevano corrisposto al sodalizio i guadagni della attività di riciclaggio gestite sulla capitale con Alberto Coppola, evento non verificatosi per il decesso improvviso del Ventura il 28.09.2018. Si occupa con il Lombardi ed Antonio Nicoletti del mantenimento dei sodali detenuti".

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