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Manutenzione case popolari: Raggi scarica la competenza sui municipi ma dal comune zero euro

Decentramento sì, ma solo di responsabilità. Roma Capitale ha trasferito la competenza della manutenzione delle case popolari ai municipi, ma non ha fornito nessun fondo aggiuntivo per realizzare gli interventi. Lavori di messa in sicurezza essenziali per chi abita nelle case del comune ricadono così su enti amministrativi già allo stremo e con le casse vuote.
A cura di Sarah Gainsforth
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Da gennaio di quest’anno il diserbo delle strade – la rimozione delle piante infestanti dai marciapiedi – non è più competenza di Ama, che lo ha gestito gestito come servizio extra-Tari al di fuori del ciclo dei rifiuti. Adesso il Comune ha deciso che il diserbo rientra nella gestione del verde pubblico: lo ha tolto ad Ama e lo ha affidato ai municipi. Il verde pubblico è infatti gestito in parte dal Dipartimento Ambiente e in parte dai municipi – anche se c’è ancora poca chiarezza sulla reale consistenza delle aree a loro carico. Il Comune ha indetto una gara per l'affidamento del servizio diserbo, suddiviso in 16 lotti – uno per la viabilità principale di competenza comunale, gli altri 15 relativi alla viabilità di competenza municipale.

Il problema è che lo ha fatto solo a marzo. «Con un bilancio approvato a febbraio e tre mesi per fare la gara, per il primo semestre non è stato fatto nulla» commenta l’assessore all’ambiente dell’Ottavo municipio, Michele Centorrino. Intanto i Municipi fanno da sé, senza un piano e praticamente senza fondi. Senza gli elenchi delle strade da diserbare c’è chi, come il Tredicesimo municipio, ricorre a sondaggi con i cittadini tramite i social per fare un elenco di proprità. Del resto i fondi non basteranno a coprire tutto il fabbisogno. Il Terzo municipio per esempio, con un territorio più esteso del Comune di Firenze e oltre 226mila chilometri di strade da pulire, ha ricevuto solo 120mila euro per tutto l’anno. «Una follia. Possiamo fare pochissimo» commenta il presidente del municipio Giovanni Caudo. Perché se le rogne sono scaricate sui municipi, a pagare è tutta la città. E il problema non riguarda solo il diserbo.

Con lo stesso meccanismo di un accordo quadro per 16 lotti – uno per municipio e uno di competenza del Comune –anche la manutenzione delle oltre 27mila case di edilizia pubblica residenziale del Comune adesso spetta ai municipi. «Ma c’è un problema di banche dati: se il Comune non ha trasferito i dati sugli immobili. Come si fa a pianificare gli interventi?» chiede Caudo. Dal 2005 al 2014 la gestione della manutenzione ordinaria degli immobili ERP è stata affidata alla società Romeo Gestioni; riacquisito l’archivio cartaceo di tutta la documentazione degli stabili, il Comune ha dovuto integrarlo con il sistema informativo del patrimonio. Ma molti dati, in assenza di un sistema informativo centrale, sono ancora frammentati in diverse banche dati. I dati sugli impianti termici, per esempio, sono separati da quelli sul patrimonio residenziale e scolastico, e sono affidati all’appaltatore incaricato della manutenzione. A gestire le richieste di intervento per gli alloggi, poi, è Risorse per Roma. Dunque l’attuale modello organizzativo prevede ben quattro enti diversi che gestiscono il patrimonio – l’assegnazione delle case, le richieste di intervento, la conduzione dell’appalto per la manutenzione, le banche dati. Senza queste ultime non si può parlare di trasferimento ma di frammentazione di competenze, con tutte le complicazioni che questo comporta e che a Roma di certo mancano.

Peraltro l’accordo per la manutenzione dell’ERP include interventi su impianti di fognatura, di illuminazione, e verde (ognuno con una propria banca dati), per un importo complessivo di 21 milioni di euro per tre anni. L’importo è stato calcolato sulla base degli interventi effettuati negli ultimi due anni – e non, quindi, sul reale fabbisogno di manutenzione. Di più, l’allocazione inziale non è per l’importo complessivo ma per soli 12 milioni di euro inziali, spalmati su tre anni: 4 milioni di euro l’anno, divisi per i municipi in base al numero degli alloggi. «Le ulteriori risorse – si legge nella relazione tecnica allegata all delibera n. 14  di gennaio 2021 – potranno essere reperite in fasi successive, man mano che verranno sviluppate le attività previste dagli affidamenti effettuati». Così il Terzo municipio avrà a disposizione 120mila euro l’anno per la manutenzione di 875 case; il Sesto municipio, quello con il più alto numero di alloggi, disporrà di 730mila euro l’anno per 6.600 case. Una goccia nell’oceano.

Infine, il capitolo forse più preoccupante di tutti, perché rischia di paralizzare e stravolgere la città: i permessi a costruire fino a 3.000 metri cubi anch’essi di competenza dei municipi dal 1 marzo. Questi, già sotto organico e con mezzi insufficienti, non hanno – di nuovo – accesso alle informazioni contenuti in archivi cartacei distaccati, come quello del condono, per ricostruire le irregolarità e la storia amministrativa, spesso complessa, per gestire le pratiche. Pratiche che peraltro sono presentate con diverse modalità – online e cartacee – che provocano notevoli difficoltà gestionali. Con il mancato rilascio dei permessi a costruire, che implica il “silenzio-assensoe il proliferare di potenziali contenziosi, i municipi potrebbero essere accusati di inadempienza. Per questo non ci stanno. Il Consiglio del Terzo municipio ha chiesto la sospensione della delega alla manutenzione dell’ERP e l’adeguata assegnazione di personale qualificato e mezzi necessari.

«Il paradosso è che su altre questioni su cui il municipio potrebbe decidere e andare avanti, siamo bloccati» sostiene l’assessore all’urbanistica del Terzo municipio Stefano Sampaolo. Per esempio su alcune vecchie convenzioni mai attuate: «come quella che prevede un bocciofilo a Talenti, un progetto vecchio, al posto del quale abbiamo deciso di realizzare una piscina pubblica». Sampaolo ha trovato i fondi da un’altra opera, costosa e inutile, che non si farà. «Ma per fare la piscina ci vuole una nuova variante, che dovrà passare in Consiglio Comunale». Insomma negli ambiti in cui i municipi potrebbero intervenire in tempi brevi, perché conoscono meglio le esigenze del territorio, hanno le mani legate.

Più che un decentramento di competenze quello messo in atto da Raggi alla vigilia delle elezioni è uno scaricabarile ai danni della città. Se l’assegnazione di competenze ai municipi è prevista dal Regolamento sul Decentramento Amministrativo, approvato in Consiglio Comunale nel 1999, le competenze devono essere adeguatamente finanziate anche con l’assegnazione di personale e mezzi. «In assenza dell’assegnazione di adeguate risorse il Consiglio Circoscrizionale (oggi i municipi), con apposita deliberazione, può rifiutare l’assegnazione di ulteriori competenze» si legge nel regolamento.

Senza risorse il decentramento di funzioni aggrava una situazione già drammatica per via dei «significativi tagli» ai municipi nell’ultimo Bilancio previsionale. Tagli che, come si legge in diversi ODG dell'Assemblea Capitolina, «rischiano di compromettere la garanzia dei servizi primari quali la manutenzione del verde pubblico e scolastico, i servizi sociali, la manutenzione ordinaria delle strade, gli interventi in anno per la demolizione di opere abusive e molti altri». Proprio per permettere ai municipi di erogare i servizi di prossimità, il Comune ha chiesto risorse al governo. Intanto però non riesce a spendere i fondi che ha – 800 milioni di euro per investimenti mai realizzati – e soffoca gli anelli più deboli della catena, i municipi, che non hanno il controllo dei fondi e delle informazioni necessarie per governare il territorio.

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