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L’appello di Loretta Rossi Stuart: “Mio figlio Giacomo è bipolare, non può stare in carcere”

Il figlio di Loretta Rossi Stuart è detenuto nel carcere Regina Coeli da due settimane nonostante sia considerato non idoneo al regime carcerario per i suoi problemi psichici. Una condizione simile a molti altri detenuti perché i posti nelle Rems sono insufficienti: l’appello della mamma di Giacomo.
A cura di Simona Berterame
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Giacomo Seydou Sy, nipote del famoso attore Kim Rossi Stuart, e figlio dell'attrice e scrittrice Loretta Rossi Stuart, è tornato dietro le sbarre con l'accusa di tentata rapina e lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale. Da due settimanesi trova nel carcere di Regina Coeli anche se la vita in cella non è adatta a lui. Giacomo infatti ha una salute psichica molto fragile: è bipolare con tendenze autolesioniste. "Tutti i progressi ottenuti attraverso le cure di struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato rischiano di andare in fumo", sospira la madre che dal 18 luglio sta cercando in tutti i modi di tirare fuori dal carcere il figlio.

Il primo arresto e il ricovero in una Rems

Tutto è iniziato nel 2018 con un episodio simile; prima il furto in un negozio poi l'aggressione alla forze dell'ordine intervenute. Viene stabilito che Giacomo ha bisogno di cure ma le Rems sono tutte piene e il ragazzo resta provvisoriamente a Rebibbia. Lorella è costretta a rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e dopo mesi finalmente il figlio riesce ad iniziare un percorso all'interno di una struttura alternativa al carcere. A fine luglio Giacomo, che è ancora fragile e soggetto a deliri e psicosi, riesce ad allontanarsi dalla struttura e dopo aver fatto uso di sostanze stupefacenti tenta una rapina a bordo di un tram. Il ragazzo viene fermato (con l'aiuto anche del taser) e condotto prima in carcere, al Regina Coeli, e poi in ospedale per gravi atti di autolesionismo. Nonostante la sua condizione psicotica ben nota, nessuno ha pensato di riportarlo nel luogo di cura a cui era stato affidato.

L'appello della mamma di Giacomo Loretta Rossi Stuart

"La cura a base di litio che assumeva da due anni, potrà essere fornita, insieme a supporto psicologico, in un carcere sovraffollato e sotto organico, durante il mese di agosto?", si chiede Loretta mentre aspetta che arrivi al magistrato un parere di non compatibilità col carcere per il figlio. E mentre aspetta con ansia che Giacomo esca dal carcere per tornare in una Rems, Loretta ha deciso di lanciare una sorta di gruppo di ascolto dal nome "Movimento madri doppiamente disperate",  ideato per raccogliere storie simili a quelle del figlio. "L'unione fa la forza – esclama Loretta – e voglio continuare a dar voce a chi non ne ha, dimostrando che il caso di Giacomo è tutt’altro che isolato!". Le testimonianze possono essere inviate all'indirizzo movimento.mdd@gamil.com.

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