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La storia di Giorgio Marincola, il partigiano nero: “È ora di affrontare la nostra storia coloniale”

La nuova stazione della metro C di Roma sarà intitolata a Giorgio Marincola e non si chiamerà più Amba Aradam, promontorio dell’Etiopia dove l’esercito italiano massacrò con bombe e armi chimiche 20.000 uomini e donne che si opponevano all’occupazione del loro paese. Fanpage ha intervistato Lorenzo Teodonio, autore insieme a Carlo Costa del libro Razza Partigiana, per scoprire chi era Giorgio Marincola e perché il passato coloniale dell’Italia è stato rimosso.
A cura di Natascia Grbic
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Perché è importante che il Comune di Roma abbia deciso di intitolare la fermata della metro C a Giorgio Marincola?

Portiamo avanti questa battaglia toponomastica da quando abbiamo trovato la storia di Giorgio 15 anni fa. La prima l'abbiamo vinta nel 2006 nel comune amministrato da Veltroni, che gli dedicò una strada a Cesano. Poi gli abbiamo fatto dedicare un'aula del laboratorio di scienze al liceo Albertelli, frequentato da Giorgio. Nella battaglia per l'intitolazione della metro, come collettivo Razza Partigiana abbiamo dato un contributo secondario, è stata l'Associazione Nazionale Comunità Italo Somala ad avere un ruolo maggiore. Credo che questa sia l'occasione per Roma e l'Italia di rivedere il tema sconosciuto del colonialismo italiano. Ed è l'opportunità per far conoscere di più la storia di un ragazzo italiano dalla pelle scura.

Chi era e cosa ha rappresentato per l'Italia Giorgio Marincola?

Giorgio è nato nel 1923 in Somalia da padre italiano di origine calabrese e da una donna somala. Nel 1937 c'è stata la prima legge di segregazione razziale che stabiliva che i figli delle coppie miste non potevano più essere riconosciuti come cittadini italiani. Lui e la sorella erano nati prima, quindi non sono rientrati nella legge. Ha studiato al liceo Albertelli, all'epoca Umberto I, proprio con Pio Albertelli. Sin dal liceo è entrato in contatto con le idee antifasciste. Ha finito la scuola nel 1941, nel 1943 da studente di medicina ha incontrato nuovamente Albertelli. Fa una prima Resistenza a Roma, e dopo il 4 giugno del 1944 saluta i suoi amici e va a combattere al nord. Ha vissuto due contesti diversi: da una parte la resistenza urbana e clandestina, e poi il contesto nordico. Il 30 aprile del 1945 viene liberato da un campo di concentramento a Bolzano, e invece di tornare a casa o andare in Svizzera è morto il 4 maggio nell'ultima strage nazista. La sua è anche una storia che riguarda quel tema mai abbastanza discusso degli italiani morti dopo il 25 aprile.

Come sei entrato in contatto con la sua storia?

Ho scoperto la storia di Marincola tramite Mario Fiorentini, partigiano romano, che me l'ha raccontata. Poi una signora, Claudia Cesaro, figlia del migliore amico di Giorgio, scrisse una lettera aggiungendo dettagli sulla sua vita. Lì ho iniziato a fare ricerche insieme a Carlo Costa, l'altro autore del libro. Ed è nato Razza Partigiana.

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L'intitolazione della fermata metro può essere vista come un primo passo per affrontare il rimosso coloniale?

Si, certo. Il semplice chiamare una fermata con quel nome potrebbe già costituire un elemento di curiosità e approfondimento. Poteva essere bello inserire nella stazione riferimenti alla storia di Giorgio. Lui tra l'altro andava a scuola lì vicino, e a Porta Maggiore ha salutato il suo migliore amico per partire a nord.

Cosa si può trovare sul sito Razza Partigiana?

Da sempre siamo fautori di un'idea di ricerca il più possibile libera, quindi l'idea è che dal sito le persone possano approfondire la storia di Giorgio, riscriverla, o prendere spunto per fare altre narrazioni. È molto usato anche dalle scuole. Al liceo Albertelli abbiamo fatto due anni di ricerca storiografica sistemando l'archivio dei registri di scuola di Giorgio dove abbiamo scoperto moltissime cose. Abbiamo potuto vedere ad esempio come Giorgio andava in filosofia con Albertelli. Sarebbe utile far lavorare i ragazzi con questi documenti. A Trento, una professoressa ha portato i suoi alunni nei luoghi dove era passato Giorgio. Ne è uscita una pubblicazione bellissima.

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