In migliaia al corteo per gli animali dei rifugi: “Chiediamo protocolli diversi dagli allevamenti”
Migliaia di persone hanno sfilato nel corteo nazionale ‘Giù le mani dai Santuari' per le strade di Roma, da Piazzale Ostiense fino a porta San Giovanni. Una marea di ‘Cuori Liberi' uniti sotto agli stessi slogan e cori tra famiglie con bambini, attivisti e associazioni provenienti da tutta Italia per chiedere al Ministero della Salute protocolli specifici per gli animali dei rifugi in caso di emergenza sanitaria.
La manifestazione nasce dopo l'abbattimento dei nove maiali nel rifugio Progetto Cuori Liberi a Sairano, in provincia di Pavia, lo scorso 20 settembre, dove si sono registrati contagi di peste suina africana. In quel frangente sono stati abbattuti esemplari che non erano destinati al consumo umano, come appunto sono quelli che vivono liberi all'interno dei rifugi, salvati da situazioni di sfruttamento.
"I rifugi degli animali liberi al contrario degli allevamenti, offrono cura e riparo ad animali salvati da un destino di macellazione e sfruttamento – spiega Sara d'Angelo, portavoce della Rete dei Santuari che ha promosso la manifestazione – Questa specificità è riconosciuta da un decreto ministeriale del marzo scorso, ma oltre al riconoscimento esigiamo fatti e leggi che tutelino noi e gli animali ospiti".
E rispetto alle risposte da parte delle istituzioni spiega: "C'è stata una parziale apertura da parte del ministero e in particolare del direttore generale della sanità animale Pierdavide Lecchini che, insieme ai tecnici lunedì presenterà a Bruxelles le nostre richieste per cambiare i regolamenti e per elaborare protocolli diversi per gli animali ospiti dei rifugi".
Lunedì 20 novembre gli attivisti continueranno la protesta con un presidio e un flash mob in piazza Castellani alle ore 9. "Il Ministro ad oggi non ha ancora accettato di ricevere una nostra delegazione: dicono di non avere strumenti per intervenire ma in verità basterebbe un'ordinanza del Commissario straordinario per la peste suina o una nota del Ministro a impedire che quello che è avvenuto a Sairano possa accadere di nuovo" spiega la presidente della Rete.
"Continueremo a lottare, chiederemo di essere ricevuti dal Ministro, dal Commissario straordinario per la peste suina: arriveremo fino al Presidente della Repubblica e perfino a Bruxelles, se necessario, finché le nostre richieste non saranno ascoltate".