Il rapporto sulla qualità degli ospedali nel Lazio: pubblico e privato a confronto

Una fotografia della qualità offerta dal nostro Sistema sanitario, che consente un confronto tra le strutture pubbliche e quelle private. Questo l'obiettivo del rapporto ‘Qualità degli Outcome clinici degli Ospedali italiani 2023', realizzato da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) e Aiop (Associazione italiana ospedalità privata). Lo studio propone una valutazione comparativa tra gli ospedali pubblici e quelli privati basata su sette aree cliniche di riferimento.
L'analisi su 511 strutture sanitarie pubbliche e 297 private
A livello nazionale sono state valutate 511 strutture pubbliche: 45, pari al 9 per cento, riportano aree cliniche di qualità alta o molto alta. Per quanto riguarda quelle pubbliche con qualità bassa o molto bassa, la percentuale è del 19 per cento (54 su 511). Delle 297 strutture private, quelle con standard elevati sono 80 (27 per cento) e sono 75 quelle con qualità bassa o molto bassa.
La qualità negli ospedali pubblici e privati del Lazio
Nell'area del sistema cardiocircolatorio, per esempio, le strutture pubbliche del Lazio con qualità alta o molto alta sono 19 su 31, pari al 65 per cento. Quelle che presentano una qualità bassa o molto bassa sono 3, pari al 10 per cento. Per il settore privato, 12 strutture su 29 presentano una qualità molto alta o alta, 41 per cento, e 7 hanno una qualità bassa o molto bassa, 24 per cento. In Lombardia, per esempio, la percentuale di strutture private di alta qualità è sopra il 74 per cento. Al Sud, invece, la percentuale di strutture pubbliche di alta qualità si abbassa: 39 per cento in Sicilia, 17 per cento in Basilicata.

Per quanto riguarda l'area della chirurgia oncologica, ancora, nel Lazio, 9 strutture pubbliche (47% del comparto) e 9 di diritto privato (64% delle accreditate) presentano una qualità alta/molto alta, mentre, rispettivamente, il 21% e 36% hanno livelli sub-standard.

Agenas: "Strutture pubbliche e private devono camminare insieme"
"Il nostro Servizio sanitario nazionale è composto da due gambe, una pubblica e una privata, che devono camminare insieme o almeno in modo alternato, raggiungendo l'obiettivo della salute dei cittadini. Se vogliamo dare un futuro al Servizio sanitario nazionale dobbiamo smontarlo e ricostruirlo: non funziona più la medicina primaria, se non se non ci sarà una riforma rapidamente della medicina di continuità e dell'assistenza specialistica ambulatoriale, il modello di medicina del territorio previsto non avrà effetti concreti", ha commentato il rapporto il presidente di Agenas Enrico Coscioni.