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Il Parlamento salva la Casa internazionale delle Donne, ma Raggi dice no: “Ci vuole sfrattare”

Una memoria di giunta dell’amministrazione capitolina prevede la messa a bando della Casa internazionale delle donne in via della Lungara, insieme ad altri immobili del patrimonio pubblico. Continua il braccio di ferro tra le attiviste e il Comune di Roma, deciso a revocare la concessione alle associazioni che da anni sono un punto di riferimento per le donne di Roma e non solo.
A cura di Natascia Grbic
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A ottobre 2020 il Parlamento ha stanziato 900mila euro per sanare la posizione finanziaria della Casa internazionale delle donne nei confronti del Comune di Roma. Una boccata d'aria fresca per le attiviste di via della Lungara, che hanno pensato di poter tornare a gestire i servizi per le donne – molte delle quali vittime di violenza – senza la scure dello sfratto imminente. Eppure, nonostante il Parlamento abbia riconosciuto il ruolo di primo piano svolto dalla Casa internazionale delle donne, da Virginia Raggi nessuna risposta. Le attiviste hanno dichiarato di aver provato varie volte a contattare il Campidoglio per versare l'assegno da 900mila euro ricevuto dal Parlamento. E invece hanno saputo di una memoria di giunta, a firma delle assessore Vivarelli, Mammì e Fruci, in cui si punta a mettere a bando sei immobili del patrimonio capitolino, tra cui la Casa delle Donne. Che quindi non sarebbe più in mano alle associazioni che la gestiscono da anni e l'hanno portata a diventare un modello conosciuto in tutta Europa. Ieri le attiviste hanno manifestato davanti al Campidoglio per chiedere il rinnovo della concessione fino alla fine del 2021 e il comodato d'uso gratuito, cosi come stabilito dall'emendamento alla finanziaria approvato dal Parlamento.

La protesta arriva in Campidoglio

"Siamo in credito, non in debito", dicono le attiviste. Che all'interno della Casa internazionale delle donne mandano avanti servizi e manutenzione a proprie spese. Ma via della Lungara non è un qualcosa che si può ridurre a mera erogazione di servizi: si tratta di un luogo storico del femminismo, che al suo interno contiene ad esempio l'archivio più ricco a livello europeo sulla storia delle donne. E in piazza proprio da quella biblioteca le attiviste hanno preso un libro, per portarlo in regalo alla sindaca Virginia Raggi: ‘La città della dea perenne’ di Maria Paola Fiorensoli. Oggi a manifestare davanti il Campidoglio, anche la presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi, la consigliera regionale Marta Bonafoni, e i dem Andrea Casu, Giulia Tempesta, Cecilia D’Elia e Monica Cirinnà.

Cosa prevede il Parlamento per la Casa delle Donne

Ma cosa prevede l'emendamento all'art.24 della finanziaria? Il Parlamento ha stabilito che "al fine di potenziare le politiche in materia di pari opportunità e di riconoscere il valore sociale e culturale del sostegno alle donne, anche alla luce dell’accresciuto ruolo svolto a favore delle donne durante l’epidemia da Covid-19, è finanziata, nella misura di 900.000 euro per l’anno 2020, l’associazione Consorzio Casa internazionale delle donne di Roma, per integrare gli importi destinati all’estinzione del debito pregresso del Consorzio nei confronti di Roma Capitale". Sempre nella stessa legge è stabilito che le amministrazioni devono concedere i beni immobili appartenenti al patrimonio pubblico "in comodato d’uso gratuito alle associazioni che gestiscono luoghi fisici di incontro, relazione e libera costruzione della cittadinanza, fruibili per tutte le donne e in cui si svolgano attività di promozione di attività socio-aggregative, autoimprenditoriali per l’autonomia in uscita dalla violenza e culturali dedicate alle questioni di genere e di erogazione di servizi gratuiti alla comunità di riferimento".

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